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Life coach, il filo di Arianna per guarire la propria vita

“Questa vita mi distrugge!”: quante volte avete pronunciato queste parole? Quante volte non vi siete sentiti all’altezza della situazione? Niente paura, capita a tutti. E tutti sappiamo che bisognerebbe avere un atteggiamento positivo sempre e comunque. Lo dicono anche i Life Coach, che il bicchiere deve essere sempre mezzo pieno.

Ma cos’è un Life Coach? Filosofo? Guru? Psicoterapista? La riminese Arianna Monaldi da qualche anno ricopre il ruolo di ‘Insegnante di Vita’ e può illuminarci su questa figura.

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Arianna Monaldi

Arianna, quando ha cominciato a percorrere questa strada?

«Circa sei anni fa. Uscivo da un’esperienza piena di insoddisfazioni, profonda tristezza unite ad un forte senso di rabbia e impotenza. Erano anni che mi passavano tra le mani de libri di crescita personale letti da mia madre e ai quali davo poca importanza. Ma un giorno ho deciso di leggere un libro che ha cambiato la mia vita ‘Puoi guarire la tua vita’ di Louise Hay, madre del pensiero positivo. Da quel momento è nato in me il desiderio di poter cambiare la mia vita e quella di tanti ragazzi e adulti che magari provavano la mia stessa insoddisfazione e volevano per questo cambiare le proprie vite. Successivamente ho iniziato a frequentare vari corsi di formazione fino a diventare uno degli unici 33 coach italiani del metodo ‘Heal Your Life’ creato proprio da Louise Hay. Mi sono diplomata all’Istituto di PNL e Neurosemantica sotto la guida di Lucia Giovannini e Nicola Riva».

Chi è il Life Coach? Che cosa fa esattamente?

«E’ colui che aiuta le persone con le quali lavora a raggiungere i propri obiettivi, a rapportarsi con se stessi e con gli altri, a vivere meglio il cambiamento facendo leva sulle proprie risorse, che vengono scoperte in sede di sessione. Come Coach lavoro principalmente attraverso le domande con le quali aiuto il coachee (ovvero il cliente), a far luce sui propri obiettivi e potenzialità. Ascolto attivamente e mobilito le risorse del coachee in modo che possa rispondere al meglio agli eventi della propria vita. Quello che faccio utilizzando gli strumenti di Programmazione Neuro Linguista è rendere la persona consapevole e pronta a iniziare il cambiamento».

Perché, secondo lei, questa figura ha avuto così tanto successo negli ultimi anni?

«Come Coach si fornisce al cliente una sorta di cassetta degli attrezzi e delle abilità sulle quali la persona potrà sempre contare, indipendentemente dalla mia presenza. La persona che esce da un percorso consapevole con un coach, scopre di avere in sé tutte le risorse di cui ha bisogno e questo diventa fondamentale per renderla autonoma e metterla finalmente al volante della propria vita».

Sono più donne o uomini che decidono di iniziare questo tipo di lavoro?

«Non sono molte le persone che lo scelgono come lavoro. O meglio, in tanti scelgono di intraprendere un percorso di crescita personale e magari aspirano a diventarlo, ma da lì a decidere di farlo diventare un lavoro la strada è parecchia. E’ sicuramente un ambito in via di espansione e quindi le persone sono in costante aumento».

Che tipo di persone si rivolgono a un Life Coach?

«Non c’è una categoria precisa. Ogni persona affronta sfide quotidiane e sente il desiderio di vivere la vita che vuole e per questo non credo sia possibile categorizzare. Nel mio caso, essendo specializzata nel lavoro con i giovani, la categoria da cui vengo più contattata è quella dei ragazzi di un’età compresa tra i 16 e i 35 anni, ma questo dipende unicamente dalla mia scelta di dedicarmi principalmente a questa fascia di età».

Come si fa, secondo lei, a distinguere tra un imbonitore, un ciarlatano e un vero e proprio Life Coach?

«A mio avviso è molto semplice, quasi come distinguere tra un venditore di pentole da un gelataio, perché non c’entrano nulla l’uno con l’altro. Ammetto, però, che nel mondo della crescita personale ci siano personaggi discutibili e molto controversi. Quindi, a chi affidarsi? Io consiglio di informarsi a fondo, di non scegliere persone a caso o soltanto perché il Coach ha un nome piuttosto che un altro, ma una persona che possieda valori simili ai nostri e che possa essere di stimolo al miglioramento e alla crescita. Ma soprattutto persone che regalino autonomia e non dipendenza. Il cambiamento non dipende dal Coach, non è merito del Coach. Bisogna diffidare da chi promette cambiamenti facili e senza sforzo, perché il cambiamento è un lavoro continuo e bellissimo. A volte si fa un passo avanti e uno indietro, fa parte della vita, la crescita non è un percorso dritto e senza ostacoli, quindi diffidate sempre da chi crede nelle cose facili».

Anche un Life Coach può avere periodi bui?

«Certo, mi è capitato di avere periodi della mia vita non semplici e capita spesso anche a un Life Coach: siamo persone no? Però, quando sono in sessione, la mia vita privata non esiste, prima di iniziare mi aiuto con la respirazione e la visualizzazione. La mia vita resta fuori dalla porta, perché sono lì unicamente per la persona che ho di fronte. Finito l’orario di lavoro torno alla mia quotidianità e se vivo un momento difficile quello che mi dico è che ho tutte le risorse per vivere al meglio quella situazione».

Arianna, come dovrebbe muoversi una persona per intraprendere questa carriera?

«Dovrebbe lavorare su se stesso ed essere consapevole che non smetterà mai di farlo. Successivamente dovrebbe scegliere una scuola di coaching che gli sembri affidabile e prepararsi a molto studio e tanta pratica».

Un consiglio da Life Coach buono per tutti?

«Non è mai troppo tardi per vivere la vita che si vuole. Oggi può essere il primo giorno della tua nuova vita, sta a te decidere di volerlo!».

Nicola Luccarelli

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