La Corte dei Conti, sede regionale di Bologna, con sentenza del 14 febbraio 2018 e pubblicata il 26 marzo 2018, ha condannato presidente e consiglieri del precedente Cda di Acer (Azienda Casa Emilia Romagna) sede di Rimini al pagamento di 30.000 euro. La vicenda ha visto coinvolti l’ex direttore dell’Acer, Franco Carboni e il consiglio di amministrazione dell’Azienda.
Tutto nasce nel 2014, quando il CdA di Acer presieduto da Cesare Mangianti licenziava il direttore Franco Carboni “per giusta causa”.
A fronte di questo provvedimento, Carboni faceva ricorso al giudice del lavoro. Questi nel 2015 accertava la violazione, da parte del Cda di ACER, dell’obbligo di previa contestazione degli addebiti con condanna, stabilendo che ACER doveva risarcire il danno nella misura di 8 mensilità dell’ultima retribuzione.
L’ex direttore Carboni, ancora insoddisfatto, aveva fatto ricorso in secondo grado nei confronti della sentenza del giudice del lavoro. Il Giudice Unico del lavoro della fase di opposizione condannava quindi Acer a un risarcimento del danno più corposo: pari alle retribuzioni che sarebbero maturate fino alla scadenza naturale del contratto di lavoro a tempo determinato (dedotte le otto mensilità già riconosciute con l’ordinanza opposta e già corrisposte) per complessivi euro 136.664,70.
L’Acer si era opposta alle due sentenze del Giudice del Lavoro. Ma la Corte d’Appello di Bologna, con la sentenza n. 2/2016, passata giudicata, le aveva confermate.
A fronte di queste provvedimenti giudiziari, l’Acer ha corrisposto a Franco Carboni 201.246,55 euro.
L’ex direttore, proprio a dimostrazione di rapporto deteriorati con il presidente dell’Acer ed suoi consiglieri, faceva anche un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale a carico degli amministratori dell’ente.
Sulla base dell’esposto, la Procura della Corte dei Conti ha aperto un procedimento che ha portato a processo il CdA dell’Acer di Rimini.
In questo processo, la Procura della Corte dei Conti aveva chiesto una condanna per danno erariale pari a 201.000 euro.
Nella sentenza, invece, viene accolta la richiesta formulata, in via subordinata dai convenuti, dell’esercizio da parte del Collegio del potere di riduzione dell’addebito.
“In effetti, il Giudice del lavoro, con le sentenze sopra citate, – scrive il collegio giudicante- accogliendo solo parzialmente il ricorso del Carboni, ha escluso il carattere discriminatorio/ritorsivo del licenziamento in questione, così rigettando la domanda di reintegrazione nel posto di lavoro avanzata in via principale dal ricorrente; per contro, “senza entrare nel merito della effettiva responsabilità del dirigente”, ha accertato la violazione delle garanzie procedimentali previste dall’art. 7, St. Lav., per essere stato il licenziamento irrogato senza previa contestazione dell’addebito. Da quanto precede risulta dunque evidente che i convenuti hanno agito con l’intento, dal loro punto di vista, di garantire efficienza e buon andamento dell’azione amministrativa dell’ACER, che rischiava di essere irrimediabilmente sacrificata a fronte delle condotte contestate al dott. Carboni; sicché, il Collegio ritiene sussistente il presupposto per l’esercizio del potere riduttivo a fronte di un comportamento comunque «maldestro, imperito e negligente, sì da compromettere anche il conseguimento delle finalità perseguite», e «nondimeno, effettivamente ispirato dall’intento, che costituisce motivo di particolare valore morale e sociale, di perseguire l’effettivo o presunto interesse» dell’Azienda «attraverso l’allontanamento dal servizio di un dipendente cui, a torto o a ragione», si «riteneva di addebitare, in tutto o in parte», una condotta contraria all’interesse dell’Azienda medesima”.
Con queste motivazioni il Collegio della Corte dei Conti ha ridotto il danno da 201 mila euro a 30 mila euro complessivi.
I 30 mila euro andranno suddivisi in parti uguali tra il Presidente Cesare Mangianti ed i consiglieri Carlo Alberto Celli e Stefano Stargiotti.