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L’ex sindaco di Riccione Massimo Pironi: “Ecco perché scelgo Matteo Renzi”

Massimo Pironi, già sindaco di Riccione, spiega in questo intervento perché si schiera per la riconferma di Matteo Renzi a segretario del Partito Democratico:

In questi ultimi tre anni ho potuto, vivendo la politica più da fuori, rimettere a fuoco quanto stava accadendo e soprattutto ho potuto ripulirmi da incrostazioni che falsavano le stesse mie convinzioni. Ma soprattutto questo stacco mi ha permesso di vedere meglio e con uno sguardo meno influenzato da filtri o condizionamenti dettati dal ruolo e dalla mole di lavoro quanto stava accadendo nella mia città e a livello nazionale.

Oggi sono a fare una scelta consapevole e convinta. Al prossimo congresso del PD voterò per Matteo Renzi quale segretario del Partito Democratico. Sarà per me la prima volta.

Lo faccio dopo aver ascoltato l’intervento di Maurizio Martina certo di una ritrovata collegialità e di una attenzione al partito democratico alla sua gente e alla sua organizzazione. Lo farò con una nuova consapevolezza e con la certezza che il “Noi” prevarrà sull’”Io”. Con l’idea che non si tratta di un problema generazionale ma culturale come paradossalmente proprio dalla sconfitta al referendum è emerso. Sono convinto che vada rilanciato con forza il coraggio riformista al governo del Paese, quel coraggio che ha fatto compiere scelte importanti e inedite in questi tre anni che anche in questi giorni stanno maturando con alcuni provvedimenti parlamentari. Un impegno per affrontare la conservazione e combattere posizioni di privilegio e semplici abitudini con ritardi pesanti in alcuni ambiti della vita delle persone e della società. Quel coraggio che deve trovare una base ancora più forte per non allentare e anzi farne molte di più e strutturali.

Lo farò ora in un contesto non sicuramente favorevole e non dettato da opportunismi per conservare poltrone o mode ma con la libertà e onestà di poter criticare e affermare che quanto si è fatto non è sufficiente. Che il paese ha bisogno di essere unito dalle Alpi a Pantelleria se vogliamo costruire un Italia diversa in cui saper riconoscere le fatiche di chi è più esposto nella crisi e nel tentativo di uscita da essa. Nel comprendere che la crisi ha prodotto una diversa problematica sociale con nuove povertà, con i suoi imprevisti protagonisti fra cui troviamo una parte del ceto medio le famiglie numerose le giovani coppie. La sfida di equità e giustizia richiede uno sforzo di cambiamento e risposte diverse da quelle del novecento se non vogliamo essere travolti e vedere aumentare le diseguaglianze e le ingiustizie.

Siamo in una fase della vita in cui si brucia ogni cosa così velocemente e si preferisce spesso l’approssimazione del subito all’ascolto al confronto con l’altro come arricchimento e non necessariamente come freno del cambiamento. La velocità è un vantaggio solo se come diceva Calvino nelle “Lezioni Americane” si coniuga con la profondità, come sfida al ragionamento nello stabilire legami innovativi e nuovi paradigmi. Essere creativi cosa di cui la sinistra ha disperatamente bisogno.

Si possono coniugare la Ilva e un ambiente di lavoro sano? Si possono difendere i diritti dei nuovi occupati nella logistica (Amazon) senza perdere l’entusiasmo per l’e.commerce? Ritengo si debba avere il coraggio di aprirsi di dare risposte senza chiudersi capaci di identificarsi con una comunità politica, coraggiosa e ambiziosa e ansiosa di fare i conti con il presente e con il futuro, con le sue contraddizioni con la sua complessità piuttosto che perdersi in posizionamenti del passato. Che faccia i conti con la quotidianità dei tanti, iscritti e elettori, che vivono la realtà e che ci avvertono che non è più come prima. E il rischio di esclusione di impoverimento è altro.

Al Lingotto si respira la stessa emozione di 10 anni fa quando nacque il partito democratico. Quel momento trova oggi una nuova stagione di cui essere fieri, una pluralità di proposte di pensiero, che non può essere confusa con le tifoserie e i personalismi e che sia vissuta e utilizzata come una ricchezza che valorizza le leadership non che le limiti. Che utilizzi così come avvenuto a Rimini nella conferenza programmatica sugli enti locali l’esperienza degli amministratori locali che affrontano ogni giorno sui territori la sfida concreta del cambiamento e che possono portare molto di più di quanto non sia avvenuto fin qui il loro punto di vista originale sulle cose. Penso alla bella esperienza dei comuni virtuosi ad esempio. Io credo che Matteo Renzi abbia dimostrato con il Lingotto quel coraggio. Di fare tesoro degli errori aprendo la fase della definitiva affermazione non certo della sua persona ma del PD. Forse ancora più sfidante e quindi entusiasmante della precedente. Credo che abbia capacità e maturità per dimostrare di costruire un noi innovatore che non tenga nessuno in secondo piano.

L’unità del Pd si costruisce con la pluralità di pensiero ma soprattutto con la capacità di essere riconosciuti come classe dirigente capace di realizzare di fare e non solo enunciare quello che in questo paese serve a volte anche sbagliando. Una nuova idea di come si fa politica libera dai riti di una sinistra che si guarda solo l’ombelico. Oggi i partiti non sono i vettori unici di identità e appartenenza e le persone orientano e concentrano la loro voglia di partecipare in iniziative più piccole e di valore. Il PD deve saper interagire con questo patrimonio di nuove energie. Per farlo deve avere un gruppo dirigente coeso con un forte senso di identità e appartenenza, un collante emotivo e affettivo di comunità, in sostanza una nuova idea di come si fa politica.

Massimo Pironi

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