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L’Europa può dare molto ai piccoli Comuni, sta a noi attrezzarci

Il viaggio pur breve a Bruxelles, fatto nei giorni scorsi insieme ad alcuni colleghi Sindaci della Regione Emilia-Romagna, è stato molto utile per vedere da dentro, conoscere, capire come si muovono le istituzioni europee e soprattutto cosa si muove lì dentro per l’interesse delle nostre comunità. Le istituzioni europee non godono certo un momento di buona salute, ma come ci ha detto il nostro parlamentare Damiano Zoffoli, che ha organizzato la visita e ci ha accompagnati in questa tre giorni: “se le foglie ingialliscono poi cadono e viene l’inverno, non la buona stagione”.

Non dobbiamo dimenticare che l’Unione europea, nata dopo la seconda guerra mondiale, “è un’affascinante idea di pace, libertà, stabilità e prosperità” come ricorda il Presidente Martin Schulz. La crisi di fiducia in atto si ripercuote tuttavia sulle istituzioni europee, che peraltro, non avendo un volto, non sono immediatamente e facilmente percettibili. Ma senza l’Europa, senza l’Unione degli Stati europei, i nostri paesi, le nostre comunità, i nostri territori, sarebbero molto più deboli ed indifesi.

E’ vero che col tempo il complesso sistema europeo, a causa del prevalere delle tecnocrazie, si è trasformato in complicato, ed è per questo che oggi va sburocratizzato, e la politica ed i cittadini devono riappropriarsi a pieno titolo del tema di come stare in Europa e di come sviluppare e sfruttare l’appartenenza a questa comunità, riportandola ad essere il luogo delle diversità e non delle diseguaglianze.

Negli incontri che abbiamo svolto con i diversi rappresentanti è di questo che abbiamo parlato.

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La politica europea appassiona, ma e la nostra attenzione si è principalmente concentrata sul tema delle risorse e dei finanziamenti europei, argomento principale dei nostri incontri.

E’ emersa una certa sofferenza dell’Italia su questi temi. Rischiamo di perdere risorse importanti solo per il fatto che spesso si parte in ritardo e sviluppando unicamente la propria progettualità in ragione dei bandi pubblicati e non sulla base di una progettualità propedeutica organica e ben finalizzata. Il Belgio, per fare un esempio, a fine 2015 aveva già selezionato i 100 progetti su cui puntare nel settennio 2014/2020.

Come Sindaci non abbiamo perso l’occasione per segnalare problemi e per chiedere di affrontare e risolvere le criticità oggettive che incontriamo. Come, ad esempio, le regole complicate che richiedono apparati con elevate professionalità per la gestione, le tempistiche molto brevi dei bandi, la necessità di presentarsi alle selezioni con progetti cantierabili, con le carenze di apparati e i costi economici che questo comporta, i vincoli del patto di stabilità.

Ci è stato risposto che queste problematiche sono comuni e conosciute, e che ci stanno lavorando per risolverle, ed esempio togliendo le spese per investimenti dal Patto di Stabilità, tema su cui i governi stanno lavorando. E’ sembrata particolarmente interessante e da mutuare l’esperienza della Regione Toscana che ha creato un “fondo per la progettazione europea” al quale possono attingere specialmente i comuni minori che non hanno risorse dedicate da anticipare.

L’impossibilità dei comuni minori di dotarsi di apparati adeguatamente specializzati nella gestione delle pratiche per l’acquisizione dei fondi europei, non limita solamente, ma impedisce di fatto la partecipazione ai bandi. Questa è una carenza alla quale deve saper rispondere il sistema locale attraverso i processi aggregativi.

Con la costituzione del Gal (Gruppi di azione locale previsti dalla legge regionale) noi abbiamo fatto un primo passo molto impostante che ci ha già portato ad acquisire come sistema pubblico/privato della provincia di Rimini un budget di oltre 9 milioni di euro per i territori della Valconca e della Valmarecchia, che saranno assegnati con i bandi che usciranno già dai prossimi mesi.

Ora dobbiamo organizzarci in maniera adeguata, per poter cogliere le opportunità offerte dalla restante parte delle risorse indirette, distribuite nelle diverse forme dalla comunità europea attraverso la Regione. Già dai prossimi giorni la Giunta dell’Unione della Valconca sarà chiamata ad esprimersi sulla proposta di convenzione con una società specializzata con un notevole abbattimento dei costi singoli, selezionata attraverso bando, che avrà il compito di svolgere il monitoraggio dei bandi europei e divulgare l’informazione ai comuni associati, che a quel punto avranno le condizioni per decidere come e quali progetti presentare. I comuni interessati, attraverso la collaborazione con la stessa società, e a proprie spese da rendicontare eventualmente successivamente, potrà decidere di procedere nell’iter partecipativo.

Si tratta ora, anche a seguito delle informazioni ricevute a Bruxelles, di approfondire i caratteri di una novità che ci è stata presentata riguardo la strategia per le Aree Interne che subiscono gli effetti del calo o dell’invecchiamento della popolazione, dove la debolezza delle prospettive di sviluppo determina una sempre maggiore difficoltà delle condizioni di vita dei cittadini che vi risiedono. In Emilia Romagna sono state definite quattro aree delle quali fa parte l’alta Valmarecchia. Nelle Marche, 36 comuni delle are interne hanno sviluppato insieme un progetto di sviluppo urbano con una importante ricaduta sul territorio e sul sistema delle imprese.

Altra sfida per le nostre comunità sarà quindi quella di lavorare ad una progettualità strategica complessiva, definendo le dieci priorità condivise e sviluppando su di essere una progettazione coordinata. Ciò che ci è stato riferito è che il sistema europeo ha già messo alle spalle il settennio 2014/2020, che ora è in fase di esecuzione, e sta impostando il settennio 20021/2028 lavorando sulle semplificazioni e sulle nuove priorità. Da ciò si evince la necessità d mettere in campo un pensiero lungo, non certo limitato allo spazio temporale di una legislatura. In conclusione: con l’Europa si può, in Europa risiede il futuro dei nostri territori.

Riziero Santi

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