L’epopea del caso Montescudo non sembra destinata a finire. Da una parte c’è il ristoratore della Locanda i Malatesta, Riccardo Lazafame, che continua ad accusare la comunità cittadina del piccolo paese dell’entroterra romagnolo di razzismo nei confronti del cuoco africano dipendente del suo locale – il 20 enne gambiano Masamaba – dopo la denuncia fatta in pubblica piazza la settimana scorsa (leggi articolo) dall’altra gli abitanti del paesino che continuano a rispedire al mittente le accuse di razzismo. Dopo aver incassato la solidarietà di numerosi clienti in arrivo da tutta la romagna durante lo scorso weekend, Lanzafame aveva deciso di chiudere il ristorante mantenendo solo la gestione dell’albergo.
Questa mattina altro “colpo di scena”. Lanzafame non ha solo comunicato la decisione di riaprire la Locanda, ma anche di assumere un altro cuoco. “Si prenderà cura di un altro ragazzo della comunità in cui è ospitato Masamba, e questo ragazzo lavorerà con noi“.
Intanto le cronache nazionali hanno diffuso alcune pubblicazioni affiorate sul profilo Facebook di Lanzafame e riferite a un passato piuttosto recente in cui il gestore della locanda lasciava bene intendere di essere un sostenitore del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Mentre in paese si continua a sottolineare che lo scarso successo del locale non fosse frutto di un boicottaggio di matrice razziale ma di uno scarso successo pregresso. Difficile non considerare, a margine, il caso di Montescudo assai controverso. Da una parte l’offesa telematica subita effettivamente da Masamba da un cittadino locale, dall’altra l’esuberanza del gestore della Locanda. Allo stato delle cronache non si può escludere con certezza che le sue gesta non siano un modo per cavalcare l’onda e farsi pubblicità. Uno scenario, quindi, che al di là della cronaca non può che non avere impatto sul dibattito socio-culturale dei nostri giorni.