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I leghisti mangiano i bambini

Nel 2001 Corrado Guzzanti all’interno della trasmissione L’Ottavo nano rappresenta l’allora leader della Lega Umberto Bossi in versione Hannibal Lechter, il «cannibale» protagonista de Il silenzio degli innocenti il film di Janathan Demme che, ossessionato dalla antropofagia, avrebbe mangiato parti del corpo di almeno nove vittime.

L’allora presidente della Rai, Claudio Petruccioli, rivolse al senatùr  le scuse per una satira considerata di cattivo gusto.

Oggi quella imitazione si sta rivelando profetica giacché l’inizio dell’era di Hannibal-Bossi ha cambiato la rappresentazione di una metafora che nel secondo dopoguerra ha fatto la fortuna della propaganda anticomunista almeno fino a un paio di elezioni fa,  quella dei «comunisti che mangiano i bambini».

Con una differenza però: mentre allora i comunisti i bambini non li mangiavano proprio, oggi i leghisti li divorano per davvero. 

Pochi sanno in realtà che quella sinistra leggenda arriva in Italia nell’estate del 1943 in seguito allo sbarco degli alleati sule coste siciliane. Mano a mano che le truppe americane risalgono la penisola la propaganda fascista, coadiuvata da quella tedesca, diffonde sui giornali, per radio o attraverso volantini lanciati dagli aerei la notizia che, con la complicità degli americani, i sovietici sono sbarcati nel porto di Catania e stanno prelevando centinaia di bambini italiani dai 3 ai 14 anni per inviarli nella patria del comunismo.

Genitori che si disperano, suicidi di massa e prelevamenti forzati effettuati dai «soldatacci negri» dell’esercito a stelle e strisce (bisogna pure alimentare un po’ di razzismo!)fanno da contorno a quelle false notizie che terrorizzano l’Italia ancora occupata dai tedeschi e dai fascisti.

A quale scopo quelle macabre notizie? Perché i bambini sarebbero deportati in Unione sovietica? Per farne dei futuri militanti della rivoluzione proletaria dopo averli indottrinati negli educandati comunisti; oppure per farli adottare da famiglie sovietiche di provata fede comunista. O ancora, per trasformarle in cavie umane nei laboratori medici del socialismo staliniano. In realtà le cavie umane erano i bambini ebrei prelevati nella varie cittadine europee. E per creare ancora maggiore angoscia presso l’opinione pubblica italiana viene anche diffusa la notizia che una nave sovietica carica di bambini affonda al largo delle coste turche.

Insomma le false notizie che circolano a partire dall’estate del 1943 fanno entrare in Italia, in una psicologia  scossa da mesi di guerra, la macabra leggenda (anche questa costruita ad arte) dei comunisti che mangiano i bambini, nata bel corso delle carestie in Unione sovietica fra gli anni Venti e Trenta.

Nessuna nave con le insegne della falce e martello avrebbe mai attraccato in qualche porto siciliano e nessun bambino italiano sarebbe mai stato spedito in Unione sovietica. Quelle notizie, in una Italia terrorizzata vennero ripetute fino all’estate del 1944 alimentando negli italiani l’idea dei comunisti massacratori dell’infanzia.

Quelle «false» vicende tornano oggi alla mente di fronte a quello che va considerato un massacro («vero») dell’infanzia operato con il concorso del Ministro leghista dell’interno. Bambini che affogano nel tentativo di fuggire dalla fame; fanciulli che muoino di stenti perché impediti a raggiungere porti e altri che scampano fortunosamente dai bombardamenti delle guerre; o altri ancora che non resistono al clima carcerario imposto dai trafficanti libici. Insomma un campionario da far impallidire le false notizie che nell’estate del 1943-44 venivano diffuse agli italiani inorriditi. Solo che allora il massacro dell’infanzia nel Canale di Sicilia e dintorni era del tutto falso.

Oggi quando riportato dai giornali e dai mass media riguardo alla carneficina dell’infanzia nel Mediterraneo è tutto vero. Il che obbliga ad aggiornare uno slogan che ha fatto la fortuna della propaganda politica nel dopoguerra: «I leghisti mangiano (e per davvero) i bambini».

Stefano Pivato. Storico, già autore de I comunisti mangiano i bambini. Storia di una leggenda, Bologna, Il Mulino, 2013.

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