La Lega di Riccione ha fatto un comunicarto sul polo commerciale di Misano. Questo il testo:
“Leggiamo che il Comune di Misano intende proseguire con il la realizzazione del nuovo Centro Commerciale, nonostante le proteste delle associazioni di categoria e l’evidente stato di sofferenza del commercio tradizionale, quello delle botteghe sotto casa.
La Lega, che già a Riccione ha spinto e sostenuto la posizione contraria all’insediamento di ulteriori centri commerciali nel proprio territorio, appoggia le iniziative mirate a sviluppare le piccole attività commerciali, la “bottega sotto casa”, quella dove oltre ai prodotti si trova il calore del rapporto umano, il viso conosciuto da salutare, il consiglio per scegliere meglio ciò che realmente serve. Dove si può telefonare per farsi tenere da parte quel pezzo di pane che ci piace tanto, o la spesa da ritirare al volo quando si torna dal lavoro.
La bottega sotto casa, quella che può generare la piccola impresa individuale, dove si può imparare un mestiere, dove un figlio può continuare l’attività di famiglia. Dove può mettere in gioco le sue capacità per sviluppare con intelligenza e creatività il proprio lavoro, costruendo valore sociale, economico e appartenenza alla propria città, al proprio quartiere.
La Lega si oppone al proliferare di grossi centri commerciali dove dietro lo specchietto per le allodole delle assunzioni di massa, in realtà si nasconde la speculazione sulle merci, sui servizi e sulle persone. Dove non si crea professionalità anzi si promuove la squalificazione del lavoro. Dove l’iniziativa personale, vero motore dello sviluppo economico e sociale di una comunità, viene mortificata da rigidi schemi imposti da chi accumula utili sul lavoro fatto da altri.
“E’ noto a tutti che ai comuni fa comodo avere centri commerciali sul proprio territorio, soldi facili con l’IMU e la tassa rifiuti, barattati per poche e piccole strade.”, afferma il segretario provinciale della Lega Bruno Galli. “E’ altrettanto noto, a chi vuol vedere, che il fenomeno dei centri commerciali GDO è in esaurimento. Basta guardare i dati ufficiali: nel 2006 l’utile della grande distribuzione era +1,4%, nel 2010 era già sceso a +0,8% per arrivare poi nel 2014 a -0,5%”.
Già ad oggi i grandi marchi della GDO (come Auchan, Carrefour, MediaWorld, CoopEstense, ecc.) denunciano migliaia di esuberi e stanno ricorrendo a revisioni dei contratti con la sospensione della parte variabile della retribuzione e “una nuova organizzazione del lavoro”, cioè orari di lavoro e turni variabili a discrezione della direzione aziendale.
Allora la domanda è: come è possibile far ripartire l’economia di un Paese se non si incentivano le opportunità di lavoro?
La fase discendente dei grandi centri commerciali fa capire come la possibilità di ripartenza di un paese è nelle mani delle singole persone. E’ nell’opportunità di tornare a quello che è stato il nostro tessuto sociale: la piccola impresa familiare che crea e produce, sostenuta nella sua lotto contro la contrazione dei consumi, agevolata nell’apertura e riapertura delle botteghe sotto casa, dei mercatini a km zero, alla concorrenza sleale dei prodotti sotto costo e all’evasione fiscale.
Nel nostro territorio ci sono già centri commerciali a sufficienza. Non ne occorrono altri.”