Roberto Saviano si occupa anche di Rimini nella sua videoinchiesta “L’usura al tempo del Covid: così le mafie stanno soffocando l’economia” pubblicata oggi nell’edizione on line del Corriere della Sera.
“L’ingegneria usuraia che stanno utilizzando ora in più parti d’Italia ha avuto a Rimini la sua declinazione più nitida. Subito dopo il primo lockdown, camorristi del segmento militare, con fare intimidatorio, hanno offerto soldi a diversi grandi albergatori per poter comprare le strutture”, scrive.
E ancora: ”A Rimini arrivano immediatamente i camorristi. Arrivano direttamente agli albergatori, a quelli delle catene più importanti. E vogliono subito comprare, li prendono alla gola. Ma c’è una risposta buona, sia dall’amministrazione politica locale, regionale: riescono a reggere. A quel punto c’è un secondo passaggio: non arrivano più i segmenti criminali più esposti, arrivano le società. Non fanno l’offerta agli hotel, fanno l’offerta a tutti quei bed and breakfast, quei piccoli hotel già in crisi prima del covid. Comprano a poco, e stanno a drogare letteralmente con soldi loro questi alberghi, pronti ad offrire camere alla metà del prezzo dei grandi hotel con qualità simile per mettere in crisi la loro economia. Il messaggio è chiaro: o accetti di fare affari con noi, o noi con mezzi legali o illegali ti facciamo il deserto intorno e sarai costretto a vendere”.
“Più spesso accade – scrive ancora Saviano – che l’acquisto di hotel decotti, residence e pensioni ormai in affanno, strutture turistiche morte ancor prima del Covid avvenga per il tramite di società all’apparenza legali. Le imprese fallite vengono letteralmente dopate con danaro criminale, risuscitate e messe in condizione di poter accogliere alla metà del prezzo degli altri hotel. Ciò che viene dopo è di facile intuizione: strozzato dalla concorrenza, spesso anche chi non ha voluto vendere è costretto a farlo, o a entrare in partnership con le imprese «legali» della criminalità organizzata”.
Descritti anche i meccanismi utilizzati dai clan approfottando degli aiuti dello Dtato durenate il primo lockdown: “Un’altra dinamica che ha costituito un naturale varco di accesso per le organizzazioni criminali nel tessuto economico legale è il bonus da 25mila euro per le imprese previsto dal decreto Liquidità la scorsa primavera. Quell’aiuto era precluso ai contestati, cioè a imprenditori già in crisi, e quando la proceduta per ottenere ossigeno inizia ad allungarsi, se si complica nonostante ci siano bollette e dipendenti da pagare, per far fronte ai debiti non puoi che rivolgerti a figure ambigue disposte ad «aiutarti». Come? In qualità di imprenditori sani, si facevano garanti con le banche, e se le cose andavano bene, quando quei 25mila euro arrivavano, venivano divisi a metà tra l’azienda in sofferenza e il garante legato ai clan”.
“La mancanza di liquidità e il ricorso all’usura (e alla partnership mafiosa) hanno raggiunto proporzioni talmente drammatiche da essere diventate piaghe che non è più possibile risolvere nelle questure o nella solitudine di una sentenza, quando arriva. Il cappio che soffoca l’economia italiana finirà per soffocare anche la nostra democrazia”, è l’amara conclusione.