A Rimini è nato “Stigma Hospitality”. Semplicemente un nuovo modo di approcciarsi al marketing integrato, il cui obiettivo quello di affiancare gli imprenditori nella conversione o potenziamento della propria struttura in family hotel. A creare questo nuovo sistema pensato per gli imprenditori del turismo è stato Emilio Zorini, 30 anni, originario della Campania, ma che da diversi anni vive e lavora qui in Romagna. Ed è proprio lui a spiegare la genesi di questa sua attività.
Zorini, che cosa pensa del turismo della Riviera?
«La Riviera è da sempre la meta di riferimento del turismo Family per l’Italia ed estero e ancora oggi richiama tantissime famiglie. Il punto però sul quale soffermarsi è che negli anni molti albergatori si sono adagiati su questo status, smettendo di innovare e rinnovare le proporre strutture, la propria comunicazione, la propria offerta di servizi. Oggi infatti ci troviamo con tantissime strutture che come unica leva di vendita utilizzano solo ed esclusivamente “il prezzo a ribasso”. La Riviera, appunto, viene considerata meta del turismo “low cost” e questo rappresenta la più grande minaccia per tutto il mercato. La nostra Riviera, secondo la mia opinione, ha ancora un potenziale attrattivo enorme, ma sempre più albergatori si approcciano sfiduciati al mercato e questo non permette di sviluppare la destinazione».
Questa estate è stato segnato un più o meno per quanto riguarda il turismo romagnolo?
«Il turismo romagnolo ha sempre avuto indici altalenanti, mai coerenti da una struttura all’altra. In generale si è visto un leggero aumento sui tassi occupazionali, ma se si guarda l’altro lato della medaglia e dai dati si è innalzato il numero di strutture che a settembre ha chiuso definitivamente. La domanda è: per anzianità dei gestori o per mancati incassi? Per quanto riguarda le strutture che collaborano con noi, la stagione è stata soddisfacente per entrambi i fattori: occupazionali e di ricavi. Questo non solo grazie a noi, ma alla lungimiranza degli albergatori che hanno capito l’importanza della pianificazione sia marketing che commerciale, ma soprattutto hanno capito la forza che può avere la creazione di un brand nel lungo periodo».
Quali problemi si ritrovano le nostre strutture?
«Obsolescenza strutturale, carenza di servizi e non adeguati al target di riferimento. Ma uno dei principali problemi è l’incoerenza della comunicazione. Molte strutture ricettive appunto creano attraverso i loro siti web delle aspettative così alte nei futuri ospiti che puntualmente vengono disattese al momento dell’arrivo in struttura andando a ledere nel cliente la fiducia sull’intera destinazione».
Che tipo di innovazione servirebbe?
«Semplicemente che gli albergatori capissero l’importanza di fare marketing e di creare progetti a lungo termine, non solo pensare stagione per stagione. Questo permetterebbe non solo la ristrutturazione delle strutture ma anche la creazione di piccoli brand che si differenziano ognuno per i propri valori, non lasciando che la leva prezzo sia l’unica discriminante sulla prenotazione».
Cosa vogliono le famiglie oggi in vacanza?
«Le famiglie raggiungono la riviera per la tranquillità, per l’ospitalità romagnola ma soprattutto per vivere quell’esperienza di benessere che da sempre circonda la nostra destinazione. Le famiglie vogliono anche ritrovare servizi in grado di soddisfare bisogni e aspettative che siano al passo con i tempi e non fermi agli anni ’70. Sempre più importate ed elemento che pesa sulla scelta è la qualità della ristorazione romagnola».
Quando ci è voluto per creare Stigma Hospitality?
«Quello di Stigma non è stato un parto. Ma la naturale evoluzione di un percorso che da dieci anni mi vede coinvolto come consulente marketing per hotel e villaggi turistici. Negli ultimi anni il mio lavoro si è focalizzato su un target specifico, quello delle famiglie. Gli obiettivi in fondo sono sempre gli stessi: ricevere prenotazioni senza svendersi alla fiera del prezzo, posizionarsi nella propria nicchia di mercato costruendo un’immagine “wow”, che permetta loro di differenziarsi dai competitor».
Perché proprio questo nome?
«Il nome? Viene da stigmatizzare, ovvero apporre un timbro, un marchio. Come si faceva con gli animali per identificarli meglio. E il fine ultimo è proprio quello: creare un brand forte per distinguersi dalla massa ed essere così riconoscibili dal cliente».
A voi si rivolgono solamente imprenditori del comparto turistico, giusto?
«Sì, esatto. Proprietari e gestori di strutture ricettive o gruppi alberghieri. Alcuni hanno già un prodotto family hotel, e hanno l’esigenza di rafforzare il loro posizionamento, altri partono da zero perché capiscono che quello delle famiglie è un target molto remunerativo».
Dove operate principalmente? Solo in Romagna o anche fuori?
«Dal mare alla montagna, da Mondello a Bolzano. Abbiamo clienti in tutta Italia, anche se la fortuna di partire da una meta ambita come quella della riviera romagnola ci ha aiutato. Il turismo l’abbiamo inventata noi: Rimini è la seconda provincia in Italia per Pil turismo pro capite. Ma non dobbiamo adagiarci troppo sugli allori: in questi anni alcuni territori, penso ad esempio al Trentino, sono cresciuti molto nell’innovazione del prodotto e nel modo di comunicarlo».
Quante persone fanno parte di questo progetto?
«Attualmente la nostra agenzia conta sei professionisti, ognuno col proprio ruolo e il proprio ambito di competenza. Dalla strategia alla creazione di contenuti. Ma possiamo contare anche su diversi collaboratori esterni riconosciuti anche a livello nazionale che ci affiancano sulla base del singolo progetto e, soprattutto, sulle nostre “family advisor”, mamme esperte nel settore family che ci affiancano per la costruzione di strategie, sviluppo delle infrastrutture e attività di promozione ad hoc».
Quanto tempo ci avete messo a realizzare questo progetto? E il budget investito?
«Non è stato facile: Stigma è un sogno che ha richiesto molti sforzi, di studio, d tempo, di progettazione e naturalmente anche economico. Un progetto di nicchia, forse unico in Italia, a cui lavoro da almeno due anni».
Siete soddisfatti di quello che siete riusciti a creare fino ad ora? Quali altri obiettivi avete in mente?
«Più che soddisfatti siamo orgogliosi di offrire un servizio che, in Italia, pochi possono offrire. Il mercato ha reagito bene, anche se spesso il più grande ostacolo è quello della consapevolezza. Infatti, alcuni imprenditori non sono ancora pronti, faticano a capire l’evoluzione del mercato. Sono consapevoli delle difficoltà, ma non hanno il coraggio di uscire dalla cosiddetta “comfort zone”. L’obiettivo principale, nel nostro piccolo, è quello di migliorare la parola ospitalità in Italia, aumentare le performance e far sì che le famiglie possano contare sempre sui servizi migliori nei loro meritati e attesi giorni di vacanza.
Ambiziosi, non trova?».
Nicola Luccarelli