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LE CORDATE PER IL RIMINI ERANO PROPRIO QUELLE. E ORA?

Dunque era proprio così, le nostre sensazioni di ieri erano quelle giuste. Grassi e “gli umbri” sono le uniche due cordate davvero in campo.  E fra loro si dovrà scegliere. come fra ragione o sentimento. Una situazione che questa mattina è stata confermata anche dal Sindaco  Gnassi, che però non ha chiuso insindacabilmente la porta: si cerca ancora linfa vitale per alimentare una ripartenza più robusta.
Intanto però al momento le opzioni sono quelle che immaginavamo.

La prima: andiamo in Eccellenza con un piano di risalita spalmato in almeno tre anni, se il progetto scelto sara’ quello di Grassi.
Oppure: Serie D con un progetto triennale garantito, se il sodalizio incaricato sarà quello alternativo da tutti denominato, per comodità , quello “degli umbri”.
Un progetto che in realtà totalmente umbro non è:  vi sono presenti anche imprenditori locali, ma per ora solo in via ufficiosa, quindi mi taccio. Chi siano però questi altri soggetti potrebbe dare maggiore o minor spessore al progetto.
I pro e i contro delle due scelte li abbiamo esaminati ieri. Oggi mi ha colpito però un altro aspetto.

Oggi i tifosi più accesi hanno realizzato che, in assenza di colpi di scena dell’ultima ora, la realtà delle cose conta due soli competitor. Il che cozza con i numeri molto più ottimistici circolati nei giorni scorsi.
Questo dato va a intaccare la speranza più o meno convinta che la città di Rimini avrebbe risposto in forze a questo appello. Molti si sentivano certi che la Serie D doveva essere a portata di mano, perché una città come Rimini – per numero di abitanti, forza economica, blasone e quant’altro – appariva più che in grado di sostenere l’avventura del calcio in quarta categoria senza nessun tipo di patema. Certezze crollate, come si è visto.

D’altra parte, crollano anche – per fortuna – le certezze dei più pessimisti. E cioè che  il Rimini fosse finito nell’angolo inviso a tutti e voluto da nessuno, perché carico di debiti e inficiato da una gestione inadeguata e da soggetti con cui non si poteva avere rapporti.

In un caso come nell’altro, passato il tempo delle interviste, i nomi importanti dell’economia riminese che si impegnino per davvero, stiamo ancora aspettando di conoscerli.

Per carità, sappiamo bene la situazione economica della città, i problemi che attanagliano la nostra economia fatta di un turismo sempre più complicato da governare e di un manifatturiero con la cassa integrazione all’ordine del giorno.  Ma se i numeri e gli indicatori economici hanno ancora un senso, il Rimini in serie D dovrebbe essere il minimo sindacale che ci si poteva aspettare.
Forse bisogna prendere atto sempre più del fatto che illudersi in merito a una partecipazione larga forte e condivisa intorno al calcio cittadino, sia sempre più un’utopia da cui sarebbe meglio risvegliarsi.

Ragione o sentimento, in attesa che inaspettatamente non si sentano le trombe della cavalleria , un “arrivano i nostri” che tutti auspichiamo per far ripartire il Rimini nella categoria più consona, senza dubbi e senza remore.

Entro il 5 agosto andrà comunicato alla Lega chi sarà a prendere le redini e da dove ripartirà il nuovo Rimini. Vorrei poter dire che c’e’ ancora tempo. M in realtà il tempo e’ quasi scaduto.
Al sindaco l’ardua sentenza.

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