“Rabbia e preoccupazione per il mio quartiere”: è stata questa la dichiarazione allarmata di Elena Raffaelli alla vigilia del voto comunale del 2017.
Come da fonte, la preoccupazione era riferita all’imminente arrivo di un gruppo di migranti sul territorio di Riccione. Arrivo certo e non negoziabile, in quanto competenza diretta dello stato e sul quale i poteri del comune sono pressoché ininfluenti.
Infatti, differentemente da quanto affermato da Raffaelli che, diciamo così, ha forse preso un abbaglio, sta nel senso di responsabilità dell’amministrazione agire a tutela della comunità e deve farlo agendo all’interno del quadro legale imposto dallo stato.
Si tratta, dunque, di prendere atto della situazione e agire per il bene comune della città intera. Anche perché è prevista un’accoglienza di 3 migranti ogni 1.000 persone.
Con una mossa alla Baggio, la leghista ha dribblato la questione e ha fatto finta che il caso non esistesse: cioè, è passata la verità secondo la quale se avesse vinto il centro-destra questi migranti non sarebbero arrivati.
Risultato? Come da previsione (non difficile, poiché è la legge che lo impone) lo sbarco è avvenuto. Come? Beh, dopo i proclami elettorali, la nuova amministrazione non poteva pubblicizzare la cosa, dunque, i nuovi arrivi sono stati sistemati nelle strutture di viale Lombardia e Piemonte, nel cuore della notte. Un po’ come farebbero i ladri.
Una zingarata? No, una vera e proprio distorsione della realtà perpetrata ai danni di una fascia elettorale giustamente preoccupata e incolpevole. Forse, mi permetto di dire, sono proprio questi gli atti che creano disaffezione e barriere tra politica ed elettori.
E ora? Beh, ora ci troviamo con lo stesso numero di arrivi previsto, ma senza un progetto di integrazione. Le cose promesse in campagna dalla capolista leghista, sicurezza in primis, quindi, vengono negate alla città. Il vero problema nasce quando mancano le fondamenta dell’accoglienza. Ed ecco che le “buone maniere” di cui si preoccupava tanto Raffaelli possono davvero diventare un problema, ora che questi nuovi arrivati vengono lasciati in balia di loro stessi.
E, sempre a proposito di bugie, che pare essere la specialità di una casa non si capisce più se nordista o semplicemente fascista, che fine hanno fatto i progetti per i disabili, i centri di musica, l’attenzione ai bimbi e alle famiglie? Della riqualificazione della zona non si sa più nulla; ma chi se ne frega ora che avete vinto, giusto Elena?
Ora poi che ha la possibilità di andare in Parlamento, l’istituzione più alta dello Stato, la sente ancora la “preoccupazione”?
Sappia, che se ci andrà, lo avrà fatto sulla pelle dei cittadini, i suoi cittadini, che in lei confidavano.
Una preghiera, Signora Raffaelli: studi, impari qualcosa. Che le bugie hanno le gambe corte.
Jonathan Grassi