Sabato 22 aprile, alle ore 21 presso la Cineteca di Rimini, è stata proiettata la prima visione di Le cose che verranno – L’avenir (Francia 2016), scritto e diretto da Mia Hansen-Løve, che proprio grazie a questo film ha ottenuto l’Orso d’argento come miglior regista al Festival internazionale del cinema di Berlino.
Nathalie (Isabelle Huppert) è un’insegnante di filosofia in un liceo parigino. La sua piccola grande ambizione è quella di “insegnare ai giovani a pensare con le proprie teste”. Mentre la Francia attraversa un periodo di forti tensioni politiche, tra scioperi e manifestazioni, la docente cerca allora di far conquistare ai propri alunni un pensiero critico sul mondo, disilludendoli da facili idealismi nei quali anche lei, da giovane, è già inciampata.
Il disincanto non riguarda però le sole ideologie, ma anche la vita privata: ecco che una serie di tragici eventi scombussola le certezze e l’equilibrio quotidiano di Nathalie: sua madre Yvette (Edith Scob), un’ex modella che necessita di continue attenzioni, con l’acuirsi della demenza senile, viene portata in un centro per anziani specializzato; suo marito Heinz (André Marcon) le confessa di avere una relazione extra coniugale, e come se non bastasse decide di andare a convivere con la sua amante, spinto dai due figli che, essendone a conoscenza, lo hanno costretto a prendere una decisione e ad assumersi le proprie responsabilità; la casa editrice con la quale Nathalie collabora, inoltre, decide di non rinnovarle il contratto a causa delle nuove tendenze editoriali che puntano su manuali più accattivanti e meno impegnativi; la morte della madre, infine, sferra un ultimo colpo di grazia alla precaria situazione emotiva di Nathalie.
Di fronte al rovinoso crollo di tutti i suoi punti di riferimento, Nathalie cerca riparo in Fabien (Roman Kolinka), un ex alunno diventato negli anni il suo vero e proprio pupillo. Anche lui, però, non è più quello di una volta: infervorato dagli ideali in cui crede ciecamente partecipa ora a movimenti radicali e anarchici, conducendo insieme ad alti attivisti una vita comunitaria ai margini della società, in campagna, lontano dal modello capitalistico.
La libertà ritrovata, senza più doversi occupare di suo marito dei suoi figli e di sua madre, si rivela vuota e soltanto apparente. L’unica figura che le rimane davvero vicino è Pandora, la nera gatta obesa che le ha lasciato sua madre Yvette. L’animale, che l’accompagna persino nei due soggiorni da Fabien (che poi ne diventerà il nuovo proprietario), diviene correlativo oggettivo del suo momento di crisi interiore. Una volta lasciata la gatta al suo ex alunno, infatti, la disastrata vita privata di Nathalie, che sembrerebbe ormai segnata per sempre, viene nuovamente destabilizzata.
La figlia Chloe – la stessa che aveva messo il padre con le spalle al muro riguardo la sua relazione extra coniugale – ha avuto un bambino. Nathalie, diventata nonna, riacquista nuovo slancio di fronte al misterioso ciclo della vita, che da una parte toglie (con la morte della madre Yvette) e dall’altra dà (con la nascita del nipote). A Pandora subentra allora un nuovo correlativo oggettivo, che materializza questa nuova fase della sua vita tra un pianto, un sorriso, e una ninnananna.
Non bisogna però commettere l’errore di interpretare il finale come un lieto fine, o come una palingenesi: c’è soltanto – si fa per dire, non è certo poco – un nuovo punto di vista nei confronti di una vita che resta comunque inafferrabile e indecifrabile, persino a una professoressa di filosofia.
L’Avenir è un film che avrebbe tutte le carte in regola per un’ottima riuscita. Le belle riprese e qualche buona intuizione, però, non riescono a sopperire alla debole trama e alla banale sceneggiatura, alle quali, nella versione italiana, si aggiunge un doppiaggio rivedibile. Resta un mistero come, nonostante alcuni ottimi attori, a trionfare a Berlino sia stata proprio la regista Mia Hansen-Løve.
Il prezzo del biglietto, comunque, lo vale senza dubbio la bellissima Isabelle Huppert, che con alle spalle più di 40 anni di onorata carriera, cerca con grande maestria di colmare le lacune di un film che altrimenti non si reggerebbe in piedi, chiudendo il 2016 come uno degli anni più felici della sua carriera: un anno che, oltre alla convincente prova in L’avenir, l’ha vista trionfare al Golden Globe grazie alla sua interpretazione in Elle, oltre a essere candidata come migliore attrice protagonista agli Oscar.
Edoardo Bassetti