Novaè lancia un allarme per il silenzio assordante che si è venuto a creare dopo il crollo del pozzo Alessandro di Miniera avvenuto ormai un anno fa.
“Il 19 luglio 2020 cede il terreno in prossimità del pozzo Alessandro di Miniera e si porta via una parte di via Donegani, mettendo a rischio alcune costruzioni vicine, ora inagibili, e costringendo due famiglie all’evacuazione. Ad oggi, dopo gli interventi legati alla somma urgenza, i cittadini non sanno nulla in merito alle opere di ripristino e di definitiva messa in sicurezza dell’area e continuano a vivere il disagio e la paura di ulteriori crolli perché in corrispondenza del pozzo Alessandro vi sono gallerie fino a una profondità di 200 metri”, dichiara il gruppo.
“Ci chiediamo se è normale che ad un anno dal disastro non vi siano indagini approfondite in merito alle conseguenze del cedimento e alla possibile espansione alla zona circostante. La terra di superficie è stata risucchiata in pochi minuti, senza che vi fossero stati segnali di preavviso e questo rende ancor più allarmati gli abitanti. Insomma la situazione sta diventando insostenibile e non ci si può voltare dall’altra parte di fronte a condizioni preoccupanti per l’incolumità delle persone solo perché il disagio coinvolge una piccola frazione. Così facendo Miniera sarà comunque destinata a morire”.
“Fra l’altro l’area in pericolo rientra fra quelle censite e tutelate dal decreto istitutivo del Parco Nazionale Minerario dello Zolfo e appartiene al centro storico di Miniera, già oggetto di un piano particolareggiato proprio per salvaguardarne i caratteri morfologici e architettonici e per incentivarne l’utilizzo nel rispetto del valore testimoniale”.
“Al Sindaco, che ha la responsabilità della salute e della sicurezza dei suoi cittadini, e al Parco dello Zolfo, istituito per tutelare e valorizzare le peculiarità storico paesaggistiche del nostro passato minerario, chiediamo di farsi promotori di un’assemblea straordinaria del Parco con il coinvolgimento di tutti gli enti rappresentati per arrivare subito alla definizione di una strategia d’intervento da condividere con i residenti. L’alternativa è, se andrà bene, attendere ulteriori danni? Se andrà male invece…”, conclude Novaè.