Le strade e le piazze desolate nelle nostre città non ce le scorderemo troppo in fretta. Forse le immagini delle saracinesche chiuse dei neon e delle luci che illuminano marciapiedi deserti di notte, e il sole che riflette sull’asfalto quasi in maniera inverosimile – scatti, fotografie, video – entreranno nei libri di storia, nei futuri filmati d’epoca. Ma intanto, in questi giorni di isolamento, abbiamo tempo per comprendere le ragioni di questo presente lungo dalla finestra o dal balcone di casa e per osservare una realtà che comunque ci circonda e non avevamo messo in conto. Fuori ci sono città e paesi che vivono e se aguzziamo la vista possiamo capirlo, specie di sera, quando sono tante le luci accese che filtrano dalle finestre delle case degli altri. Ebbene c’è chi sta provando, in punta di piedi e con permesso, a scavalcare i confini di questi luoghi dove gran parte della nostra vita sembra essere – oggi – confinata. Loro sono otto fotografi professionisti e vivono in Emilia Romagna, Veneto, Piemonte e Marche. Sono Marianna Molinari, Sergio Bruno, Barbara Malacart, Dante Marrese, Patrizia Galliano, Fabio Panigutto, Monica Palloni (foto di copertina) e Anna Vittoria.
I VIAGGI NELLE CASE DEGLI ALTRI
Lavorano tutti nelle loro case, chi a Rimini, chi a Mestre, Portogruaro, o in Provincia di Ancona. Si sono conosciuti per lavoro, in occasione di matrimoni o corsi professionali. Volevano che la fotografia continuasse a vivere anche in spazi chiusi e in tempi incerti, che non si fermasse. E così si sono ritrovati a distanza e hanno deciso di immortalare i volti degli italiani in quarantena e in isolamento. Ritratti di famiglia ai tempi del coronavirus, si potrebbe commentare, ma la loro narrazione viaggia oltre gli stereotipi. “Anche perché gli scatti sono eseguiti con le fotocamere degli smartphone, ma anche con macchine fotografiche – spiegano – che puntano lo schermo di un computer o di un tablet durante una videochiamata”. Ma soprattutto perché dall’altra parte della fotocamera non ci sono solo famiglie, ma anche persone sole. Come la signora bolognese – malata di cancro – che sorride con una moka in mano e la tazzina in un’altra (foto in copertina di Monica Palloni) quasi a voler simbolicamente offrire la bevanda che nel Belpaese è simbolo di convivialità. Alle persone che ritraggono, chiuse nelle loro stanze, chiedono di mostrare le loro case. Un viaggio virtuale – o meglio una visita – necessario a scegliere la giusta angolatura per il miglior ritratto domestico. “Ma soprattutto spesso ci intratteniamo con le persone che andiamo a fotografare, parliamo con loro, a volte anche più di mezz’ora”, raccontano.
LE CHIACCHIERATE A DISTANZA
“Ricordo la chiacchierata di 40 minuti che ho fatto prima di scattare la foto a una dottoressa di San Giovanni in Marignano – ricorda la fotografa riminese Marianna Molinari – mi ha detto che il progetto l’aveva molto colpita e che quel dialogo tra le mura di casa sua erano state per lei come un’ora d’aria”. Il progetto si chiama “Ritratti isolati”. Lo stesso è anche il nome del canale ufficiale utilizzato su Facebook dai fotografi per mettersi in contatto con chi vuole partecipare al progetto facendosi scattare un ritratto. “Diciamo che all’inizio siamo partiti con le nostre conoscenze, poi con Facebook abbiamo raggiunto tante altre persone. Ad oggi in pochi giorni abbiamo già più di 100 scatti”.
IL PROGETTO
E vale la pena di pensare al futuro, quando la vita riabbraccerà le strade, le piazze, i posti di lavoro. Cosa ne sarà di queste splendide immagini? “L’idea è quella di raccontare un paese. Anche una mostra potrebbe essere utile alla causa, ma ad essere sinceri ancora non lo sappiamo”. Tanto che per ogni scatto è stata già chiesta (e accettata) l’autorizzazione per la pubblicazione. E ad immaginare che qualcuno, tra qualche anno osserverà queste fotografie in un salone o tra le pagine di un libro, viene quasi da dire che il futuro, in qualche modo, è già qui.