La transessuale peruviana vittima di stupro e rapina a Miramare (nell’immagine durante un’intervista di Rainews 24) , che con la sua testimonianza ha fornito elementi decisivi per la cattura del “branco” che imperversava sulla riviera, ha scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere la cittadinanza italiana.
Lo riporta il QN (Il Giorno – Il Resto del Carlino), citando anche frasi della lettera che il suo avvocato Enrico Graziosi ha consegnato al questore di Rimini Maurizio Improta, il quale si è dichiarato pienamente favorevole alla richiesta, proprio per il contributo dato alle indagini.
“Fatemi diventare italiana” scrive la trans, raccontando anche la sua difficile esistenza in Italia da 15 anni a questa parte: “Rimasta sola e senza possibilità economiche, si era arrabattata in piccoli lavori, senza riuscire a trovare un’occupazione stabile”.
Si era allora rassegnata alla prostituzione. Ma una delle notti sulla strada, quella del 25 agosto scorso, si è trasformata nel peggiore degli incubi: minacciata con cocci di bottiglia, rapinata, pestata e infine brutalmente stuprata da quattro ragazzi, solo uno dei quali maggiorenne: Guerlin Butungu, ventenne congolese poi condannato a 16 anni di reclusione anche grazie alla sua testimonianza.
“Prima di lei avevano già massacrato un’altra ragazza. Ma era stata proprio la peruviana a incarnare la nemesi di quelle quattro belve. E’ in questo contesto – scrive l’avvocato Graziosi – che dà prova di forza e spessore morale non indifferente, concentrando le sue energie nel ricostruire l’identikit degli aggressori. Ha trascorso ogni momento successivo alla loro cattura negli uffici della questura, sforzandosi di ricordare ogni particolare di quella terribile notte”.
“Mai una parola di odio, scomposta o desiderosa di vendetta – conclude il legale – ma solo una sacrosanta richiesta di giustizia a tutela non personale, ma della collettività, di cui sente di fare parte e con cui condivide valori e principi, forse spesso dati per scontati da chi italiano lo è già”.
Il questore Improta, come riferisce sempre il QN, approva in pieno ed ha solo parole di elogio per lei: “Ritengo che se lo meriti. Senza mettere da parte il ruolo di vittima e quello che ha sofferto, le sue continue, costanti e precise testimonianze, essersi aperta con le forze di polizia a raccontare particolari, essersi resa disponibile non solo in quegli otto giorni intercorsi tra la violenza e gli arresti, ma anche durante tutto il periodo successivo, la sua lucidità e, è il caso di dirlo, il suo alto senso civico, hanno consentito a polizia e magistrati già nell’immediatezza, di disegnare una cornice investigativa ricca di particolari. La sua volontà manifestata fin dai primi tempi di riscatto e di rivalsa, mai di vendetta, hanno fatto emergere una figura umana che appartenendo alla schiera degli invisibili, con un riconoscimento come quello della cittadinanza, potrà invece entrare a far parte a pieno titolo di chi può avere una chance per ricominciare una vita alla luce del sole”.