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“La spiaggia di Riccione patrimonio dell’Unesco”: e non è uno scherzo

Come scrive oggi Emer Sani sul Corriere di Romagna«la cooperativa bagnini di Riccione ha intenzione di sostenere la candidatura all’Unesco per il riconoscimento della peculiarità identitaria di spiaggia che investe aspetti storico-culturali specifici, i quali caratterizzano la professionalità delle nostre aziende, così come sono state concepite, tramandate negli anni».

Essendo in periodo di Carnevale, viene subito da pensare a un bellissimo scherzo, addirittura perfetto per il giovedì grasso che cade oggi. Invece tenetevi forte, perché è tutto vero.

Non solo. L’idea, ricevuto l’avvallo del Prof. Guido Candela, già preside della facoltà di Economia turistica al polo universitario riminese, è stata subito fatta propria dalla sindaca Renata Tosi e dall’assessore al Demanio Andrea Dionigi Palazzi, i quali hanno assicurato ai bagnini che  «l’Amministrazione farà la sua parte dal momento che ritiene questo progetto un’importante occasione per valorizzare la nostra tipicità e dare lustro all’intera comunità». Detto e fatto, l’assessore-bagnino Dionigi Palazzi «in tempi celeri, ha portato l’argomento all’attenzione della Giunta e del Sindaco dove il progetto è stato accolto favorevolmente». Pertanto la cooperativa dei bagnini affiderà l’incarico per lo «studio approfondito per redigere il dossier necessario alla candidatura in modo da portare a compimento l’ambizioso progetto».

Insomma, la nostra Riccione non “dorme nella paglia”. Il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, dopo aver inaugurato il nuovo cinema Fulgor, chiede anche all’Unesco di riconoscere il Tempio Malatestiano e il suo centro storico come patrimonio dell’Umanità?

Non è più tollerabile, avranno pensato alla cooperativa bagnini, tutto questo protagonismo culturale del comune di Rimini. Non saremo mica i figli di nessuno. 

Dopo questa constatazione il passo è scontato. Ovvio che la spiaggia di Riccione, intesa come bene ambientale, in sede Unesco avrebbe qualche problema a farsi equiparare alla costiera Amalfitana o alle Dolomiti, solo per restare in Italia. Ma la cooperativa bagnini punta su altro. E cioè, praticamente su se stessa. L’organismo dell’Onu dovrebbe infatti individuare nella spiaggia della Perla un “bene immateriale”, come ha appena fatto con “L’Arte dei pizzaiuoli napoletani”. E chi provvede a mantenere questo bene, se non chi la gestisce? Chi ha preservato le tradizionali e peculiari tende al posto dei volgari ombrelloni?

Senza contare che le tende di Riccione sono uniche: nel tempo si sono adeguate. Mentre originariamente le tende da ombreggio erano dette “alla zingarella” (due pali con un telo a vela fermato sulla sabbia, che veniva spostato per coprire il sole) quelle attuali sono fisse. L’ombra è garantita dalla tenda a fianco e quella dietro ed avanti. Una soluzione “storico-culturale” che sicuramente la competente commissione dell’Unesco non potrà sottovalutare.

E non è tutto. C’è la cabina (“gabina” nell’idioma d.o.c.g), che è rimasta in legno e verniciata a strisce e dunque rappresenta ormai una specie in via di estinzione e (forse) una unicità a livello nazionale.

E da ultimo, ma non certo per importanza, grazie alla concessione dello stato praticamente perenne, la gestione della spiaggia viene tramandata di padre in figlio. E se il riconoscimento di “bene immateriale dell’Umanità” è andato alla secolare arte del “Saper fare liutario di Cremona”, non ne è altrettanto degno il saper fare il bagnino a Riccione?

Ma la Bolkenstein? Non potrebbe rovinare tutto? Peccato che il tema non sia di competenza Unesco, ma di quei diavoli della Commissione europea. Forse qui più che un riconoscimento servirebbe una benedizione: magari quella di Don Giorgio.

L’Arciunès

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