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La sicurezza è di sinistra e i veri numeri danno ragione alle paure dei cittadini

Anche recentemente il Ministro Minniti ha chiaramente affermato che il tema della sicurezza è un tema che fa parte di certo dei valori culturali della sinistra (anche se personalmente preferisco il termine centro-sinistra).

Oggi infatti distinguere ciò che è di sinistra oppure di destra in maniera categorica appare un esercizio spesso difficile, al limite del dogmatico, per cui solo a certi personaggi eè permesso poterlo esercitare, novelli vescovi laici di una sinistra vera, dura e pura.

Ma a dispetto di questo dogmatismo, che spesso snobba proprio i temi della sicurezza, che essa rappresenti un tema anche di sinistra appare indubitabile: senza sicurezza sono le classi sociali più deboli a soccombere, mentre quelle più forti sanno come difendersi, anche nelle società meno organizzate.

E che sia così lo dimostra il fatto che già nel 1994 la Regione Emilia-Romagna, Presidente allora Luigi Bersani, elaborò il Progetto Città Sicure.
Nel 1994, quindi vent’anni orsono, si sentiva questo bisogno di maggiore sicurezza e vivibilità delle città della nostra Regione. In seguito, con la Presidenza Errani , numerosissimi progetti sono stati elaborati per la prevenzione dei crimini, la formazione professionale dei Vigili Urbani, per i Comuni e i territori.
Posso dire con certezza che in questi 20 anni sono stati oltre 1000 progetti, con un esborso di risorse enorme, oltre 50 milioni di euro.
E se si pensa che a questo devono aggiungersi il lavoro e gli stipendi di tutti i Vigili urbani, delle forze di Polizia di Stato e Carabinieri, Finanzieri ecc., una quantità ingente di risorse sono impegnate dallo Stato per diminuire il livello dei crimini.

Ma se ci domandiamo se, dopo tutto questo, se le nostre città oggi siano sicure, rispondiamo sicuramente di sì, ma con molti limiti.

Innanzi tutto dobbiamo distinguere se parliamo di città grandi o medie o piccole, se parliamo del giorno o della notte, del Nord o del Sud, e così via.
Vi sono infatti elementi che mettono in discussione questa nostre certezze sulla sicurezza: i fatti eclatanti, ma ormai frequenti e non più occasionali (vedi quelli recenti di Rimini) , le infiltrazioni della malavita organizzata (mafia, camorra, ‘ndrangheta) che dal Sud si estendono al Nord, lo spaccio di stupefacenti con quel che ne consegue, i furti nelle abitazioni, negozi, aziende.
Risultato, la percezione della popolazione è spesso di insicurezza più che di sicurezza, in particolare durante la notte.

Eppure i dati delle Forze dell’Ordine, alle quali siamo solidali e vicini per la loro opera continua e efficace e lodevole, dicono che i crimini anche nel 2016 sono diminuiti del 7%.
E si afferma che la percezione di insicurezza dei cittadini appare essere non corripondente ai dati reali.
Ma e’ proprio cosi?

Mi sono preso allora la curiosità di andare a vedere i dati di Città Sicure, pubblicazione della Regione Emilia-Romagna, per verificare il trend nel tempo.
E con sorpresa ho rilevato negli ultimi 20 anni la tendenza appare essere in genere in aumento.

I VERI DATI SULLA SICUREZZA

Se esaminiamo questo trend in un periodo di 20 anni, dal 1990 al 2012, ci accorgiamo che nella nostra Regione le denunce sono passate da 150 mila nel 1990 a 280 mila del 2012, i furti da 100 mila a 150 mila, i furti nelle case da 18 mila a 26 mila, i borseggi da 12 mila a 20 mila, le rapine da 800 a 2 mila (quelle in banca da 100 a 400), le lesioni personali da 800 a 6 mila, i furti informatici da 5 mila  a 11 mila, i furti nei negozi da 7 mila a 12 mila).

Sono diminuiti invece i furti di veicoli da 12 mila a 4 mila, i furti degli oggetti nei veicoli sono stabili a 24 mila, gli scippi da 4 mila sono calati a mille.

Come si vede la cosiddetta “percezione dei cittadini” non erra poi di molto, considerato che la vita media di una persona oggi eè sugli 80 anni e che 20, se la matematica non mi confonde, è un quarto di 80. Vent’anni rappresentano un lasso di tempo in cui tutti hanno potuto osservare l’evolversi della situazione. Tutti ricordano gli anni ’90 e vedono con gli stessi occhi l’anno 2012 e hanno la sensazione che i reati rispetto a una volta siano in aumento e i numeri lo confermano.

Se a questo aggiungiamo a Rimini  l’aumento dei microcrimini legati al flusso turistico (siamo spesso in testa alle classifiche proprio per l’aumento della popolazione estiva), la prostituzione di strada, uno spaccio maggiore durante l’estate, le infiltrazioni malavitose per le nostre caratteristiche di città con attività che si prestano al riciclaggio, il cerchio si chiude.
Se poi a tutto questo vogliamo somare, e non lo possiamo dimenticare, la generale percezione di insicurezza che d nel mondo occidentale deriva dal terrorismo internazionale, il quadro diviene ancora più complesso.

Ma abbiamo fatto a sufficienza per garantire la sicurezza ?
A mio parere no e ne spiegherò il perché e cosa si potrebbe fare in più e di diverso.

ALCUNE PROPOSTE

Non abbiamo fatto a sufficienza perché affrontiamo questi problemi con una cultura ‘tampone’. Prima pensiamo ai grandi crimini, poi se ci sarà tempo ai crimini di minore portata (i microcrimini, in particolare furti, lesioni personali ecc.).

Non abbiamo fatto a sufficienza perché la nostra cultura di lotta al crimine è quella di intervenire a fatto compiuto, non quella della prevenzione.

Non abbiamo fatto a sufficienza perché i presidi sul territorio sono separati fra di loro e spesso confliggono o collaborano poco.

Non abbiamo fatto a sufficienza perché vi è una separazione fra Stato centrale e Comunità locali: lo Stato si interessa prevalentemente della criminalità maggiore, il resto eè compito dei Sindaci, spesso dimenticati dallo Stato centrale.

Non abbiamo fatto a sufficienza perché i propositi di riforme con la caduta del Governo Renzi si sono arenati e il dialogo fra Stato centrale e realtà locali torna a essere quello di una volta: inadeguato.

L’attuale organizzazione delle Forze dell’Ordine infatti va a mio parere rivista.
Già nel programma del Governo Renzi vi era la proposta di unire in un Corpo solo le Forze addette alla lotta alla criminalità.
L’unico accorpamento che c’è stato, quello del Corpo delle Guardie Forestali con l’Arma dei Carabinieri, è a mio parere insufficiente a determinare un quadro maggiormente unitario di azione.
Come insufficiente appare la collaborazione fra le forze della Polizia locale e quelledipendenti dallo Stato centrale.

I Sindaci, come ultimi rappresentanti delle istituzioni nei confronti dei cittadini, sono molto spesso ‘disarmati’ e impotenti a intervenire. Lo ha affermato anche il Sindaco di Rimini, Andrea Gnassi in un recente incontro pubblico, auspicando un maggiore potere e una maggiore influenza dell’Autorità Sindacale nelle gestione della sicurezza.

Penso ad esempio al fenomeno della prostituzione di strada, allo spaccio di sostanze stupefacenti, al gioco delle tre carte durante l’estate , alle infiltrazioni della malavita organizzata (ad esempio l’acquisto di immobili alberghieri e commerciali) e altro.

Anche sul ruolo delle Prefetture esprimo dubbi. Non voglio per il momento sollevare il problema della abolizione delle Prefetture, ma che i due poteri dello Stato Centrale (Prefettura e Questura) debbano essere per molte funzioni accorpati e resi piuù integrati appare soluzione non più rinviabile.

Cosiì come il ruolo dei Sindaci del capoluogo deve divenire più determinante nelle scelte per la sicurezza.
Non ricordo personalmente che mai un Ministro degli Interni mi abbia contattato in occasione dei numerosi cambiamenti (ogni tre anni) di Prefetto o Questore durante il mio periodo sindacale (sia che a Roma governasse il Centro-sinistra che il Centro-destra) per parlarmi di queste nomine, dei problemi delle città, dei risultati ottenuti e delle persone che avrebbero inviato. Ci riferiamo al più alto rappresentate della comunità locale, in un Comune capoluogo come Rimini che in estate si avvicina al milione di persone.

Roma è lontana dalle periferie e il fatto che nessuno, o pochi, dei nostri ministri abbiano fatto i Sindaci rappresenta una aggravante per questo abbandono.

Ecco allora alcuni suggerimenti da perseguire nella prossima legislatura:

A – sul piano normativo occorre una consultazione rapida dei Sindaci delle città al fine di recepire le modifiche normative da apportare per combattere alcuni fenomeni di micro-criminalità locali (io non ho la conoscenza di tutti i problemi, quelli ad esempio delle grandi città, bisognerebbe sentirli i loro Sindaci ).
Ha ragione l’Assessore Jamil Sadegholvaad: per le medie-grandi città come Rimini, sul tema della prostituzione di strada, dei “pallinari”, della vendita illegale di alcool, gioco d’azzardo, commercio ambulante abusivo, occorrono norme nuove che permettano ai Sindaci e alle Forze dell’Ordine (e ai Magistrati !) di combattere efficacemente questi fenomeni.

Esempi? Prostituzione  dopo il secondo foglio di via, allontanamento dalla città con ordine del Magistrato o accompagnamento al Paese di origine se non comunitario; multa ai clienti subito nella cartella delle tasse; per il  gioco delle tre carte, l’arresto; per la vendita illegale di alcol e gioco d’azzardo norme più restrittive; per il commercio ambulante, permessi rilasciati solo dall’autorità locale.
Norme da concordare con i Sindaci e sulle quale fare verifiche dei risultati dopo 1-2 anni di applicazione.

B – sempre sul piano normativo, accorpamento operativo stretto per la sicurezza di tutte le Forze presenti sul territorio, responsabile il Questore. Deve essere ogni anno presentato il piano operativo sul territorio nell’ambito la ‘conferenza per l’ordine e la sicurezza ‘, col parere vincolante del Sindaco del capoluogo.

C – sempre sul piano normativo, attribuire ai Corpi dei Vigili Urbani la possibilità di intervento nel settore della lotta alla microcriminalità, con la supervisione dei Questori.

D – sempre sul piano normativo una norma per la quale i Sindaci possano disporre di una posta di bilancio obbligatoria, non contrattabile in alcun modo e spendibile, per decisione della Giunta e del Dirigente della Segreteria del Sindaco, non abrogabile dal bilancio e da non contrattare con nessun corpo intermedio.

Ricordo ancora quando il Comune di Rimini non potè pagare gli straordinari alla “Squadra Ambientale” dei Vigili perche’ avrebbe superato il baget degli straordinari.

F – occorre poi sviluppare l’opera di intelligence con squadre di poche persone, appartenenti ai diversi apparati, che si occupino dei singoli settori delle insicurezze, con target precisi, caratteristici per ogni località.

G – il tema della notte poi deve essere affrontato e in particolare a Rimini.
Non capisco perchè nelle ore notturne le città appaiano ‘vuote’ da controlli, specie dalle ore una alle sei del mattino, quando dovrebbero essere maggiormente presidiate.
La notte deve prevedere la presenza articolata di più uomini, con azioni a spot per i diversi problemi da esercitarsi a sorpresa in momenti determinati, con il dispiego delle forze necessarie.

Si potrebbero aggiungere tante altre cose, ma questo argomento andrebbe integrato con la collaborazione degli esperti del settore.
Ma facendo il Sindaco ho imparato tante cose, tante cose ho visto e quindi ho solo voluto portare esempi per un contributo operativo.

Ma di una cosa sono certo.
Sulla sicurezza il PD deve intervenire, con delle idee e dei programmi operativi.
E una degli obiettivi più importanti da conseguire è accorciare la distanza fra Roma (lo Stato Centrale) e tutti gli enti periferici.
Lo slogan potrebbe essere: che i Sindaci possano dire della loro esperienza e contare nelle decisioni.

PS: sempre sulla nuova Questura. Ma il Ministero cosa aspetta a intervenire? E’ solo problema di Rimini o anche di Roma?
Parliamo di una Questura, presidio dello Stato, dove lavorano (oggi e non da oggi in sedi indegne) gli uomini dello Stato.

Nella nuova Questura se ristrutturata a mio parere potrebbero stare Polizia di Stato, Polizia stradale, Guardia di Finanza e forse anche la Prefettura.
E se le cifre non sono cambiate, i 2-3 milioni di affitto che lo Stato paga per le istituzioni di cui sopra, forse potrebbero ridursi e compensare anche i costi delle manutenzioni future, comprese maggiore tecnologia e maggiore strumentazione per le Forze dell’Ordine.
In linea davvero con la spending review, non come il ritorno dell’Agenzia delle Dogane al centro delle città.

Alberto Ravaioli

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