Cerca
Home > Cultura e Spettacoli > La sfida di Enrico Santini: chi fa davvero la tagliatella migliore?

La sfida di Enrico Santini: chi fa davvero la tagliatella migliore?

Enrico è un provocatore. Ama giocare con le iperboli. Si proclama contadino, lui che non ha mai preso una vanga in mano. Si proclama estimatore dei vini romagnoli (e questo è vero), ma quello fatto dagli altri, magari da suo nipote Sandro. A cui ha imposto al suo prodotto migliore, un sangiovese superiore, di dargli il suo nome: il Beato Enrico (giocando sul fatto del pellegrino ungherese morto a Passano nel 15. Secolo). Si proclama di Coriano, ma vive a Rimini da più di cinquant’anni (forse in uno dei posti più belli della Città: guarda dalle finestre di casa sua il bimillenario ponte di Tiberio). Si proclama moderno, ma non sa usare il computer (anche se ha imparato a caricare su facebook le sue fotografie). Avrebbe voluto fare il politico, ma si è dovuto accontentare di essere Pro-Sindaco (una carica che non esiste e soprattutto che non conta un c…o) di una Mimma Spinelli a Coriano. Del suo essere stato professore di lettere ha conservato la causticità della scrittura, l’ironia sottile del prendere (e prendersi) in giro. I suoi corsivi, scritti per le testate più varie, sono simpatici, invitano al sorriso. Ama in maniera viscerale le tagliatelle: non è un caso che faccia spesso da organizzatore delle “sedute di lavoro” della Confraternita della Tagliatella nei migliori ristoranti romagnoli della Provincia.

Si è messo in testa di aprire un “duro” confronto su Chiamamicitta.it su chi meglio cucina le tagliatelle nei nostri ristoranti. Ma vuole anche che a questa terribile disfida partecipino i “sapientoni”: da Piero Meldini al Gran Maestro dott. Maurizio Della Marchina della Confraternita della Tagliatella, dal poeta Ivano Aurelio Muratori a tutti coloro che pensano di saperne di più.

Giusto per stimolare l’ingegno mi sembra giusto riproporre l’ode di Muratori alla tagliatella.

ELÒG DLA TAJADÈLA
Grazie méla tajadèla,
per com i t à fat bèla,
’na ròba che la inchènta,
t ci da véra bèla tènta.
Na sna bèla, ènca bòna,
t ci ‘na grèzia dla Madòna,
pjó d’isé un si putrja,
sèinza ad té cum ch’us farja?
Grazie pr’ e’ tu sapór,
per e’ góst ch’e’ va me cór,
per e’ sug che t’é sóra,
tajadèla grazie ancóra.
T ci una prèlibatèza,
magnèt l’è ‘na bèlèza,
e per e’ tènt che t pièš,
t ciap dièš, òltre un bèš.

ELOGIO DELLA TAGLIATELLA
Grazie mille tagliatella,
per come ti hanno fatto bella,
una roba che incanta,
sei davvero bella tanto.
Non solo bella, anche buona,
sei una grazia della Madonna,
più di così non si potrebbe,
senza di te come si farebbe?
Grazie per il tuo sapore,
per il gusto che va al cuore,
per il profumo di roba buona
sei meglio di una bella donna.
Grazie per il tuo sapore,
per il gusto che va al cuore,
per il sugo che hai sopra,
tagliatella grazie ancora.
Sei una vera prelibatezza,
mangiarti è una bellezza,
per il tanto che piaci,
prendi dieci, oltre un bacio.


Parati sumus ad pugnandum

Finiamola con sta storia che la tagliatella migliore è quella della moglie o addirittura della mamma.
Sono luoghi comuni, frasi banali e ripetute, come il vino buono del contadino, le stagioni di una volta, o che la Juve è ladrona.
Non è vero niente, o forse sì. In una società liquida, tutto è vero, tutto è plausibile. Stiamo sul pezzo. Anzi sul piatto: la tagliatella. Mi piacerebbe un confronto serio su di un tema così importante.

Come diceva Mao la Poesia si fa se lo stomaco è pieno. Un dibattito a più voci, suffragato da dati di fatto, anzi fatti … come dice Cevoli.

Il giudizio è sempre soggettivo, ma non basta. Ci vuole di più, molto di più. Uscire dallo schema, dalla guida, dalla marchetta. Vogliamo diventare la Bibbia della Tagliatella.
Parati sumus ad pugnandum (ovvero Siamo pronti a combattere).
Rurali sempre.

Enrico Santini

Ultimi Articoli

Scroll Up