Si erge a strapiombo sulla “penna” più alta del Monte Tiano, a 755,24 mteri d’altezza. E’ stata chiamata Torre della Fratta, o la Cesta, e secondo Nevio Matteini esiste almeno dalla fine del ‘200. Ora alla Seconda Torre di San Marino sono in corso lavori a cura dell’Azienda Autonoma di Stato per i Lavori Pubblici per realizzare una nuova biglietteria e di nuovi impianti tecnologici. Un’occasione anche per approfinditi studi archeologici: si è sempre ipotizzato che lì sorgesse una trre di avvistamento già in epoca romana.
Sempre Matteini: “Alla Fratta si fecero lavori nel 1396, nel 1335 e nel 1549. Nel Cinquecento e nel Seicento aveva un edificio abitabile e le prigioni. Era fornita di cisterna come la Rcca (della Guaita ndr). Vi risedeva un castellano. Caduta in abbandono, è stata restaurata nel 1924-25. La torre, quattrocentesca, è petntagonale. Il sopralzo è del ‘500. La porta, dorna dello stemma della Repubblica, che nette nell’interno, è del 1596. Le stanze del corpo di guardia e del castellano sono occupate dal Museo sanmarinese delle Armi Antiche”. Il nome “fratta” dovrebbe derivare dall’ampio, fino a 50 metri, che doveva essere mantenuto libero da edifici e vegetazione per impredire a nemici di nascondersi e poi “afratata”, cioè circondata da una siepe.
Le tre Torri e le cinte murarie di San Marino Città sono un segno tangibile dell’impegno dei Sammarinesi a protezione della comunità e costituiscono un imponente apparato difensivo già ricordato nell’anno 1371 che è ancora oggi simbolo della Repubblica.
Nel 2016 gli Istituti Culturali hanno siglato un protocollo di intesa con l’Istituto di Scienze per il Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Roma ed hanno intrapreso rilevamenti e studi sistematici delle fortificazioni del Monte Titano.
La Seconda Torre è un prezioso palinsesto architettonico in cui sono compresenti interventi di restauro e ricostruzione stilistica condotti dall‘ing. Gino Zani tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta del Novecento (finalizzati anche alla realizzazione degli ambienti del Museo delle Armi) in aggiunta alle fasi più antiche della fortificazione, in parte non del tutto indagate.
Nei mesi di febbraio e marzo 2022, in accordo con l’Azienda Autonoma di Stato per i Lavori Pubblici e la Direzione dei Lavori, sono stati completati alla Seconda Torre gli opportuni controlli e rilevamenti archeologici, programmati ed eseguiti con il coordinamento della Sezione Archeologica degli Istituti Culturali. Finalità degli interventi era individuare e documentare in modo scientifico le diverse fasi costruttive della Torre.
Dal 7 al 10 febbraio di quest’anno l’Istituto di Scienze per il Patrimonio Culturale del CNR ha svolto un rilievo tridimensionale degli ambienti interni e prospetti esterni della Seconda Torre (in particolare del mastio, la torre centrale), utilizzando tecniche topografiche e fotogrammetriche anche mediante l’uso di droni per le parti a strapiombo o a particolare altezza. I dati raccolti hanno permesso di ottenere un modello digitale tridimensionale dello stato di fatto che permette la fruizione complessiva e l’analisi archeologica comparata delle singole parti grazie a viste sinottiche, e alla possibilità di realizzare sezioni e spaccati.
Dal 14 febbraio al 14 marzo sono stati completati i sondaggi e scavi archeologici manuali (impresa di archeologia esecutiva: Tecne s.r.l. di Riccione). Tra i ritrovamenti di maggiore interesse per la ricostruzione della storia e delle fasi edilizie più antiche della Seconda Torre, nel cortile, al di sotto della pavimentazione contemporanea, sono stati individuati i resti di una poderosa struttura muraria (larghezza 1,60-1,80 metri; lunghezza documentata 5 metri; orientamento Nord-Sud) riferibile alle antiche mura della fortificazione. Un altro tratto di muro perimetrale è stato messo in luce nel torrione circolare attiguo all’ingresso della Torre. Residui e lacerti murari sono stati rinvenuti anche nel mastio, al di sotto del pianerottolo antistante l’ingresso al Museo delle Armi, nel vano dello sperone e nel cortile.
Testimonianze materiali che gettano nuova luce di conoscenza sulla fortificazione trecentesca – una delle “tre rocche fortissime” difese dai Sammarinesi ricordate dal Cardinale Anglic de Grimoard nella descrizione del castrum Sancti Marini -, anche per impostarne una corretta valorizzazione e fruizione.