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La scomparsa dei Becconi: perché in Romagna non ci sono più

Ma dove sono finiti i Becconi? Si parla spesso e doverosamente di proteggere tartarughe e fratini, di cetacei e pregiati molluschi autoctoni. Ma nessuno pare avere nulla da dire sulla scomparsa dell’umile Aguglia.

Fatto sta che non se ne vedono più. Fino a qualche anno fa erano il divertimento dei bambini a pesca nei porti canale della Romagna, da Cervia a Cattolica. Così facili da catturare, per la loro voracità che li portava ad abboccare più facilmente di ogni altro pesce. “Becconi”, appunto, al punto di divenire in Romagna sinonimo di credulità, quanto il Cocàle (gabbiano) lo è di scarso acume.

Belone Belone per la scienza, il nostro Beccone è in Liguria il “becassin”, in Veneto “bisigola”, nelle Marche “agora”, in Abruzzo “guse”, in Puglia “ache”, in Calabria “agugghia”, in Sicilia “augghia”, in Sardegna: “becculongu”.

E il Beccone era in realtà snobbato dai pescatori più esperti. Troppo basso il valore sul mercato, per chi doveva venderlo. E accolto con fastidio, se non peggio, dai pescatori sportivi che si vedevano divorare dalla fin troppo comoda preda la pastura preparata per ben altre catture.

Un’immagine di altri tempi: Becconi venduti in pescheria

Pesce povero: non solo per la sua (perduta?) abbondanza, ma anche perché non tutti apprezzano il sapore delle sue carni amarognole e certe sue finissime spine difficili da eliminare.

Ma anche pesce nobile e bellissimo: il nostro “piccolo Marlin”, un pesce-spada in miniatura dalla splendida livrea rilucente.  Che ha o aveva anche tanti amatori fra i buongustai: dalle nostre parti se ne prescrive  la cottura rigorosamente sulla griglia, ma altrove è apprezzato anche fritto. Inconfondibile la sua lisca di un bel verde. Nella nostre acque può raggiungere anche i 90 centimetri di lunghezza e un peso di 1,3 kg.

E’ Attilio Rinaldi, presidente del Centro Ricerche Marine di Cesenatico-Cervia, a confermare che i Becconi stanno davvero scomparendo dall’Adriatico settentrionale: “Stiamo osservando la diminuzione di tutto il pesce azzurro, come Alici, Sardine, Sgombri. E anche dell’Aguglia, che si è fatta veramente molto rara. Allo stesso tempo osserviamo la comparsa di specie che un tempo non c’erano, tipiche del Mediterraneo più meridionale: Pesce Serra, Leccia, Tonnarello. Pesci voracissimi, in particolare la Leccia, che può anche raggiungere dimensioni considerevoli, fino a 20, 30 kg. Ma anche il Serra arriva a 8, 12 kg”.

Attilio Rinaldi

Pesci molto apprezzati sulla tavola, certo più del Beccone. La scomparsa degli uni è collegata all’arrivo degli altri? “Forse, ma non nel senso che i nuovi arrivati si mangiano gli abitanti originari. – spiega Rinaldi – L’ipotesi più accreditata è che questi cambiamenti siano dovuti all’aumento delle temperature delle acque. Per questo giungono delle specie dalle acque meridionali. Mentre il pesce azzurro e anche le Aguglie preferiscono acque più fresche. E siccome tutto è concatenato, si pensa che esse trovino difficoltà nel momento più delicato della loro riproduzione”.

Cioè? “Appena schiuse le uova e quando si trovano nello stadio larvale, le Aguglie hanno bisogni di nutrirsi entro 7, 8 ore. Ma loro, rigorosamente carnivore, si nutrono di piccolissimi pesci: soprattutto alici e sardine a loro volta appena nate, quelli che da noi chiamiamo ‘bagigi’. Diminuendo loro, i piccoli ‘becconi’ non trovano da mangiare”.

Dovremo dunque rassegnarci a un Adriatico senza Becconi? “Tutto cambia in natura. In compenso anche dagli ultimi dati – annuncia Rinaldi – l’Adriatico è in ottima salute. Dopo un difficile periodo a maggio per via della condizioni meteo, l’ossigenazione è buona, la trasparenza anche. Il mare è vivo e sta bene”.

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