Cerca
Home > Cultura e Spettacoli > La rosa malatestiana, nessun “mistero americano”

La rosa malatestiana, nessun “mistero americano”

A margine degli articoli di Oreste Delucca e di Riccardo Magnani, ci giunge un’articolo di Agostino de Santi Abati, studioso di storia e scrittore, che critica, pone domande e questioni, non essendo d’accordo con l’interpretazione degli autori succitati:

Iniziamo col precisare che La ROSA è un termine utilizzato in araldica per indicare un fiore araldico convenzionale di cinque o più petali, attornianti un bottone, finemente ripiegati nel lembo superiore e framezzati dalle punte di foglioline. La rosa normale ha cinque petali.

fiore malatesta

Nel caso della ROSA MALATESTIANA parliamo di un fiore a 4 PETALI, come quelle nelle Mattonelle maiolicate con la rosa quadripetala malatestiana, presenti a Castel Sismondo, Rimini.

mattonella rosa

Perciò senza esitazione alcuna possiamo affermare che il  colore della rosa Malatestiana sia il BLU e non il giallo come paventato da qualche altro ricercatore poco incline alle conoscenze esoteriche. Quindi a ben vedere siamo in presenza di un fiore a quattro petali di colore blu che a ben guardare se proprio vogliamo dare un fiore a quella rosa POTREBBE ESSERE la VERONICA il cui nome veniva fatto derivare dal detto latino ”vera et unica”, della famiglia  delle Plantaginaceae, la sua distribuzione è cosmopolita (habitat variabili) quindi è diffusa in varie parti del mondo compresa l’Europa. forma latina del nome greco antico Φερενικη (Pherenike), Bερενίκη (Berenìke) che, composto da φερω (phero, “portare”) e νικη (nike, “vittoria”) vuol dire “portatrice di vittoria” ed questo uno dei motivi per cui fu scelta come simbolo dai Malatesta, inoltre nella tradizione popolare il fiore veronica è anche denominato “Occhi santi”o “occhi della Madonna”. La forma di questo fiore è infatti simile a quella di un occhio, mentre il colore ricorda sicuramente il cielo. Pertanto, il significato più ricorrente legato a questa specie floreale è quello di “addio”. In passato era diffusissima l’usanza di regalare un fiore veronica agli amici o agli amati in partenza, riponendo in questa splendida varietà la speranza che gli occhi divini vegliassero sempre sui loro passi.

MALATESTA E L’ISOLA FORTUNATA

 Abbiamo più volte parlato ormai del famoso affresco nel tempio Malatestiano per cui è inutile parlarne chi mi segue lo sa ma vorrei focalizzare l’attenzione sull’ennesima fantasiosa immensa immane cavolata.

Parliamo questa volta del libro di Basinio da Parma, poeta della corte malatestiana e del suo libro l’Hesperis, poema epico che narra le gesta del Malatesta in cui racconta il suo naufragio e FORTUNA volle che Sigismondo, aggrappatosi a una tavola di legno, si salva approdando sull’Isola Fortunata.

Basinio descrive il naufragio di Sigismondo nell’Isola Fortunata. L’isola è piena di Araucaria, una pianta tipica delle Americhe”.

ALLORA INIZIAMO COL DIRE CHE L’IPOTESI DELL’ISOLA FORTUNATA POSSA ESSERE UN’ISOLA DEL CONTINENTE AMERICANO NON è DEL RICERCATORE DI CUI SOPRA MA BENSI’ La tesi dell’identificazione delle Isole Fortunate con isole caraibiche (precisamente le Piccole Antille) è stata ripresa, con nuovi argomenti di tipo anche quantitativo, da Lucio Russo.

 PURTROPPO INVECE L’ISOLA FORTUNATA o le isole fortunate altro non erano che le CANARIE.

canarie

Le Isole Fortunate, o Isole dei beati (in greco μακάρων νῆσοι, makàron nèsoi, in latino insulae fortunatae), sono isole dell’Oceano Atlantico presenti nella letteratura classica sia in contesti mitici sia in opere storiche e geografiche. Da Claudio Tolomeo in poi si è sempre sostenuto che coincidessero con le vicine Canarie. Nel mito, presente nella letteratura greca almeno da Esiodo, ma probabilmente derivato da racconti dei Fenici, le Isole dei beati, a volte identificate con i Campi Elisi, sono isole dal clima dolce nelle quali la vegetazione lussureggiante fornisce cibo senza che gli uomini abbiano bisogno di lavorare la terra. Gli dei destinano alcuni eroi a vivervi un’eterna vita felice.

testo

SE QUESTA SPIEGAZIONE NON BASTA rivolgiamo la nostra attenzione alla simbologia presente nel poema.

Al Personaggio, cioè Sigismondo Malatesta, essendo un uomo troppo temuto e invidiato, venne dato il soprannome di ‘Lupo di Rimini’.

Naufragando non morì e la fortuna volle che si aggrappò ad un’asse della nave per approdare sull’isola fortunata. Il termine FORTUNATA deriva dal latino Fortunatus, “fortunato”, “favorito dalla sorte”, “benedetto”, “felice” E FU FELICE DI APPRODARE SU QUELL’ISOLA PERCHE’ ERANO LE CANARIE cioè L’ISOLA DEL CANE.

 Il nome Islas Canarias è probabilmente derivato dal nome latino Canariae Insulae, che significa “isole dei cani”, un nome applicato in origine solo a Gran Canaria. Secondo lo storico Plinio l’anziano , il re Mauretano Juba II chiamò l’isola Canaria, perché conteneva “molta moltitudine di cani di grande dimensione”. 

ARAUCARIA

QUANTO ALLE PIANTE L’ARAUCARIA FA PARTE della famiglia delle Araucariacee (Araucariaceae) è una famiglia di conifere che si originò nel Triassico ed ebbe grande splendore nel Giurassico e nel Cretaceo.

Insieme all’estinzione dei dinosauri, si estinsero anche le Araucariacee, eccetto per limitate presenze nella flora antartica. I loro discendenti, circa 40 specie divise in 3 generi, popolano oggi il Sudamerica, l’Oceania e l’Asia sud-orientale. QUINDI CONOSCIUTA ANCHE IN EUROPA.

Quanto agli alberi raffigurati chiamati AURUCARIA il significato è da ricercare nella probabile etimologia data dall’autore del disegno in quanto composto da Arãu m (femminile arauã , maschile plural arãi , femminile plurale arali/arale) 

 1. cattivo 

 2. Malvagio , malvagio 

 CARIA DAL GRECO Καρδιά • ( kardiá ) f ( plural καρδιές ) 

1. ( Anatomia ) cuore 

 che identifica il personaggio come un UN UOMO DAL CUORE MALVAGIO.

Invece, a  proposito di Fantaguzzi, una chicca per iniziare la nuova stagione:

UN’ALTRA PROVA DELLA SCOPERTA DELL’AMERICA PRIMA DEL 1492?  PARREBBE DI SI… VEDIAMO…

 Negli archivi di Rimini (Cesena) sono conservate dei carteggi scritti da un certo notaio Giuliano Fantaguzzi, vissuto a cavallo fra il Quattro e il Cinquecento. Costui è l’autore di una cronaca minuta e colorita, che riporta tutti i fatti e fatterelli dei quali veniva a conoscenza, ed anche le novità che i viaggiatori diffondevano sulla loro strada. Oltre a cosucce di Cesena, vi si trovano spesso anche informazioni su Rimini e dintorni, a testimoniare la vicinanza non solo geografica tra le due città. Ebbene, fra le varie notizie raccolte sotto l’anno 1493,  ve n’è una che recita testualmente: 

“El re de Portogallo à trovate molte isole novamente mai più da homini vedute, con tesoro, zucharo”.

Come avevo ampiamente dimostrato in una passata frase «quantunque non funse legittimo figliuolo di Ser Piero da Vinci, era per madre nato di buon sangue», dove quel FUNSE non sta per la volgarizzazione fiorentina dell’italiano FOSSE ma è il PASSATO REMOTO DI FUNGERE, QUINDI la frase assume il seguente significato quantunque [non funse] fare le veci, rappresentare, ricoprire il ruolo, rimpiazzare, sostituire. legittimo figliuolo di Ser Piero da Vinci, era per madre nato di buon sangue»: cioè  NON RICOPRIVA PER QUELL’EPOCA IL RUOLO DI FIGLIO LEGGITTIMO VISTO CHE ERA NATO DALLA RELAZIONE TRA SER PIERO E LA SERVA CATERINA.

Così, stessa identica cosa, per la sopra riportata il termine NOVAMENTE che noi facilmente tradurremmo con  NUOVAMENTE cioè DI NUOVO [qualcosa che si ripete]. E’ invece  una forma di ANCORA (avverbio) dal latino (ad) hanc horam cioè fino «a quest’ora»,  PER CUI AVREMO CHE LA FRASE IN QUESTIONE RISULTERA’ LA SEGUENTE: “El re de Portogallo à trovate molte isole FINO A QUEST’ORA [fino a questo momento] mai più da homini vedute, con tesoro, zucchero”. Da ciò si comprende come il senso della frase cambi totalmente“.

Agostino de Santi Abati

Ultimi Articoli

Scroll Up