“Bisogna anche che una grande città come Bologna, sede di una famosa e valida Università, promuova una profonda operazione culturale per spiegare alle persone che bisogna completare rapidamente la transizione alle energie rinnovabili. Accade invece che, mentre l’Europa vuole fermare entro il 2035 la produzione di auto con il motore a combustione, il governatore della nostra regione (Stefano Bonaccini, ndr) chieda una deroga per le macchine prodotte nella Motor valley dell’Emilia Romagna: Ferrari, Maserati, Lamborghini e altre potenti auto di lusso, grandi emettitori di Co2 e di sostanze inquinanti, insostenibili dal punto di vista ecologico e sociale”. Lo afferma il chimico Vincenzo Balzani, docente emerito dell’Alma Mater e coordinatore di Energia per l’Italia.
“Ogni nazione, ogni regione, ogni città – sottolinea Balzani, in un’intervista al sito Napoli Monitor ripresa dall’Agenzia DIRE – deve favorire, non ostacolare la transizione energetica”. Ogni città “deve fare due cose: sviluppare il più possibile la produzione di energia rinnovabile e tagliare l’uso di combustibili fossili. In Italia, in Emilia-Romagna, a Bologna – continua lo scienziato – si fanno queste due cose? A me sembra di no. Per esempio, la Regione fa accordi con la Snam, l’Università fa accordi con l’Eni. Viene ostacolata dalle autorità locali la costruzione di parchi eolici offshore a Rimini perché rovinano il panorama. Ma quando sei sulla spiaggia di Rimini, se anziché guardare il mare guardi verso la città, vedi i disastri estetici che sono stati fatti con gli alberghi. Sono le pale eoliche a dieci chilometri dalla costa che rovinano il panorama?”. Sul nodo trasporti pubblici, infine, “anziché comprare autobus a metano – afferma Balzani – avremmo dovuto favorire già molti anni fa la conversione della Bredamenarini per la produzione di autobus elettrici”.
A puntare il dito contro gli ostacoli che vengono frapposti alle enercie rinnovabili, eolico in particolare, ogg è anche Legambiente, che racconta 20 storie esemplari in Italia partendo proprio dalla boccatura delle pale al largo di Rimini.
“Nell’Italia del sole e del vento – scrive l’associazione ambientalista – le rinnovabili faticano a decollare, anzi il più delle volte sono ostacolate da una burocrazia farraginosa, ma anche da blocchi da parte di amministrazioni locali e regionali, da comitati NIMBY (non nel mio giardino) e NIMTO (non nel mio mandato) senza dimenticare il ruolo del ministero della Cultura e delle Sovrintendenze”.
A metterle sotto scacco matto sono “normative obsolete, la lentezza nel rilascio delle autorizzazioni, la discrezionalità nelle procedure di Valutazione di impatto ambientale, blocchi da parte delle sovrintendenze, norme regionali disomogenee tra loro a cui si aggiungono contenziosi tra istituzioni”. E la poca chiarezza è anche causa delle opposizioni dei territori che devono districarsi tra regole confuse e contraddittorie. È quanto emerge dalla fotografia scattata dal nuovo report di Legambiente “Scacco Matto alle rinnovabili. Tutta la burocrazia che blocca lo sviluppo delle rinnovabili favorendo gas e finte soluzioni” in cui l’associazione ambientalista racconta e raccoglie venti storie simbolo di blocchi alle fonti pulite. Storie che riguardano tutta la Penisola, dal Nord al Sud Italia. Ad esempio in Veneto il consiglio regionale ha proposto una legge per limitare il fotovoltaico in aree agricole (contenendo la potenza installabile di impianti solari fotovoltaici su aree agricole fino ad un massimo di 200 kiloWatt di picco o 1 MegaWatt di picco, in base alla tipologia di area agricola interessata dall’impianto), mentre i casi di stop all’eolico offshore vanno da Rimini a Taranto, in Sicilia e Sardegna (Sulcis).
Il primo, “quello di Rimini, è contrastato da un’imponente azione NIMBY e NIMTO a livello regionale e locale, in particolare all’interno del Comune di Rimini, che, come effetto immediato ha portato ad un ridimensionamento dell’opera da 59 pale eoliche a 51, riducendo l’area interessata da 113 a 80 chilometri quadrati – segnala Legambiente – Anche dalla Giunta regionale sono arrivati strali inappropriati: l’assessore regionale Corsini infatti, pur in assenza di competenza in materia di VIA si è espresso fin da subito contro l’impianto. Lo stesso assessore tuttavia che è continuamente sulla stampa a richiedere al governo risorse per nuove strade e autostrade”.
Lungaggini burocratiche e ostacoli ricorrenti sono stati registrati “anche in Puglia per l’impianto eolico offshore di Taranto proposto nel 2008 a largo del porto della città, costituito da 10 turbine eoliche ciascuna da 3 MegaWatt, e che vede l’avvio dei lavori dopo ben 12 anni di opposizioni, prima da parte della Regione e della sovrintendenza in difesa del bellissimo ‘paesaggio dell’ex Ilva’ e poi dell’Amministrazione tarantina”. Problemi anche per la realizzazione dell’Impianto eolico galleggiante nel Canale di Sicilia, “un progetto ambizioso ed innovativo da realizzare in sette anni e che al momento trova forti opposizioni da parte di alcune amministrazioni, comitati NIMBY e rappresentanti del settore ittico”.