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La Papa Giovanni XXIII accoglie 103 profughi dalla Libia, 12 a Rimini

Sono 103 i profughi arrivati oggi dalla Libia all’aeroporto militare di Pratica di Mare. Tra questi 51 saranno accolti nelle case della Papa Giovanni XXIII, la Comunità fondata da don Oreste Benzi, il sacerdote che per primo aprì una casa famiglia in Italia nel 1973. Il volo è partito da Tripoli ed è atterrato alle ore 14 allo scalo militare presso Roma. Il corridoio umanitario è stato gestito dal Governo Italiano con la mediazione e collaborazione della Comunità di don Benzi.

«Con questo corridoio umanitario abbiamo salvato interi nuclei familiari: donne, uomini e bambini provenienti da Sudan, Etiopia, Eritrea e Yemen strappate dalle prigioni libiche. Adesso saranno accolti nelle nostre case dove potranno ricevere il sostegno necessario per superare i traumi subiti ed iniziare una nuova vita». Questo il commento di Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII.

I rifugiati saranno ospitati in Romagna (12 a Rimini, 5 in provincia di Ravenna) ed in Toscana (34 in provincia di Massa-Carrara) presso alcune delle 201 case famiglia dell’associazione, che già accolgono 1.283 persone di tutte le età e provenienze.

«Lavoreremo per l’integrazione di queste famiglie, inserendo i bimbi a scuola e cercando un lavoro per loro. – continua Ramonda – Non è semplice, ma non si può parlare di vera accoglienza senza una reale integrazione».

La Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, opera da 50 anni al fianco degli ultimi. Oltre alle 201 case famiglia in Italia, gestisce altre 50 case famiglia all’estero.

Case famiglia APG23: le tre caratteristiche fondamentali:

La casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII si caratterizza per la presenza di un papà ed una mamma. Non operatori in strutture residenziali ma strutture affettive.
E’ una vera famiglia. Tutti ci vivono 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Non un’occupazione lavorativa ma una scelta di vita. Famiglie che aprono le porte di casa all’accoglienza di chi ha bisogno.
C’è posto per tutti: minori, disabili, anziani, italiani o stranieri e chiunque cerchi di ritrovare un posto nella società dopo aver sbagliato.

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