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La pacchia è finita, almeno per i piccioni di Rimini

Si è espresso, a voce o via social, su tasse, crociere, caporalato e Saviano, ma non ha ancora speso una parola sui piccioni. L’emergenza volatili nelle città dev’essere l’unico dramma del Paese al quale il ministro dell’Interno Salvini non è riuscito a trovare una risposta pronta e riassumibile in un tweet.

L’ha battuto in rapidità ed efficacia il riminese residente in via Simbeni, sedicente «ex ufficiale dell’esercito», che da un paio di mesi ha trasformato il suo appartamento in una postazione da cecchino da cui impallina i piccioni che scagazzano impunemente sul suo balcone.

Forse voleva solo spaventarli, ma si sa come succede in certe situazioni estreme: la sorpresa, la paura e la volontà di proteggere i familiari da un intruso pericoloso e senza scrupoli provvisto di armi batteriologiche hanno il sopravvento sul self control, e ci scappa il morto, nella fattispecie un piccione che si è beccato due pallottole ed è caduto praticamente in testa a un’ignara passante.

E’ evidente che Salvini non è stato ancora informato dell’accaduto, altrimenti si sarebbe già schierato pubblicamente dalla parte dello sniper in nome della legittima difesa, anche armata, dalle raffiche di guano, sicuro di raccogliere anche in questo caso il plauso della maggioranza degli italiani.

Quanti di noi vorrebbero scatenare una contraerea più o meno cruenta contro i raid dei piccioni zozzoni, vere fortezze volanti caricate a cacca (12 chili all’anno per ogni esemplare) che mollano le munizioni sulle nostre proprietà mobili e immobili, quando non addirittura sulle nostre capocce, dandoci la prematura e sgradevole sensazione di essere diventati dei monumenti?

I furbi e cinici uccellacci addirittura vengono a farci il nido sul terrazzo, ben sapendo che pochi di noi avranno il coraggio di sfrattare una mamma che cova il suo ovetto. Le lasceremo tutto il tempo di crescere il pulcino implume, finché entrambi riprenderanno il volo, dopo averci lasciato un album di puzzolenti ricordini da asportare con acqua bollente e candeggina.

Attendiamo da un momento all’altro di sentire  dal titolare del Viminaleche «la pacchia è finita» in materia di piccioni, e il via libera ufficiale alla guerra all’Isis dello scagazzamento, con o senza il placet dell’Europa, che in questa emergenza come in altre ci ha lasciato soli.

A mettergli eventuali bastoni fra le ruote, nel caso, non saranno gli animalisti o i vegani, ma il suo neo-sottosegretario, il pentastellato Carlo Sibilia. Noto soprattutto per non credere allo sbarco dell’uomo sulla Luna, Sibilia in passato si è segnalato per l’apertura ai matrimoni inter-speciali, cioè fra specie animali diverse. Ora, uno che è favorevole alle nozze fra esseri umani e cani, gatti o pappagalli, come può opporsi alla convivenza fra uomo e piccione?

Tutt’al più chiederà che venga regolarizzata davanti a un ufficiale di stato civile, atto che obbligherà il piccione a rispettare il comune domicilio non cagando sul terrazzo ma nel bagno. E di tirare lo sciacquone al termine delle operazioni.

Lia Celi www.liaceli.it

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