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“La nuova San Marino che Repubblica futura sogna”

Chiamamicitta.it prosegue con le sue interviste ai protagonisti della competizione elettorale del prossimo 8 dicembre a San Marino. Questa volta tocca al coordinatore di Repubblica Futura Matteo Fiorini, eletto consigliere in Consiglio Grande e Generale nel 2008 e nel 2012 con Alleanza Popolare, e nuovamente nel 2016 con Repubblica Futura, Segretario di Stato al Territorio, Capitano Reggente dall’ottobre 2017 al marzo 2018. Dimissionario dal Consiglio nel giugno di quest’anno dopo un duro scontro con i consiglieri di R.E.T.E. A questa tornata elettorale non si candida. Nato il 10 febbraio 1978, è ingegnere, e lavora come responsabile delle risorse umane per una azienda di San Marino.

Matteo Fiorini

Vi presentate da soli alle elezioni dell’8 dicembre, dopo aver posto fine all’esperienza di Adesso.sm. Siete accusati dalle altre forze politiche di essere i responsabili di molti dei problemi della Repubblica. Cosa pensate di poter raggiungere alle elezioni e come rispondete alle altre liste?  

«Innanzi tutto, specifichiamo che non siamo stati noi a porre fine all’esperienza di Adesso.sm. Anzi, noi crediamo tuttora che quel progetto fosse valido, ambizioso e in forte discontinuità con il passato e con i protagonisti della creazione della maggior parte dei problemi che oggi attanagliano il Paese, primo fra tutti la gestione dissennata del comparto bancario e finanziario e le conseguenti ricadute negative sul piano reputazionale e internazionale. Mentre Repubblica Futura lavorava alacremente per il rilancio economico e per una nuova collocazione internazionale, anche attraverso il lavoro di integrazione europea, qualcun altro, fra in nostri ex alleati, tramava e lavorava a nuove formule politiche.
Noi ci presentiamo dunque alla competizione elettorale senza necessità di rinnegare alcunché, non siamo noi i responsabili dei problemi irrisolti e anzi, come sempre, ci apriremo al dialogo con chi vorrà responsabilmente agire sul piano dello sviluppo, delle riforme per mettere in sicurezza il bilancio dello Stato e della credibilità del nostro paese interna ed esterna. Crediamo che siano molti i sammarinesi che possano identificarsi nella qualità dei nostri candidati e nella credibilità della nostra proposta».

Avete rotto con Adesso.sm ma nelle indicazioni di possibili alleanze future avete indicato solo Libera, l’erede di Adesso.sm.  Come mai?

«Proprio per quanto dicevo poco fa. Libera al suo interno ha molti dei protagonisti con cui abbiamo sognato una “nuova San Marino”, che potesse in modo convinto percorrere la strada di un nuovo sviluppo, sostenibile e in linea con un orizzonte europeo. Stavamo lavorando, anche con qualche errore o difetto di inesperienza, a ciò, ma purtroppo altri hanno determinato una crisi che rischia di ridare il Paese in mano a forze politiche che hanno in comune un progetto di retroguardia e restaurazione, temiamo in primis sul fronte del rapporto con la giustizia. Crediamo ancora che quell’area politica, identificata non completamente in Libera, possa comunque per noi essere ancora un riferimento, un interlocutore futuro, al di là delle scelte (per noi errori) compiute da qualcuno».

Le opposizioni in questi tre anni hanno battuto infinite volte sulla inadeguatezza del Governo in tema di banche, giustizia, ambiente, politica estera. Su quale di questi temi c’è stata la rottura interna ad Adesso.sm, in particolare con il Movimento Civico 10, che ha portato alla caduta del Governo? Fra l’altro avete messo in lista l’attuale Segretario di Stato all’Industria Andrea Zafferani, eletto nel 2016 con il Movimento Civico 10.

«La presenza di Zafferani rafforza la credibilità del nostro progetto nel voler concentrare le energie sulla prosecuzione e sul miglioramento della strada intrapresa sul piano dello sviluppo e delle riforme in ambito economico, i cui primi effetti positivi sono certificati dai numeri positivi in ambito occupazionali e di ripresa del PIL. Andrea, come noi, riteneva che di fronte alle difficoltà incontrate nell’affrontare gli enormi problemi nel settore bancario (creati da chi oggi si ricandida con una nuova presunta verginità a risolverli) e alle difficoltà di consenso, occorresse una nuova riassunzione di responsabilità, e non buttare a mare un progetto intero come hanno fatto alcuni suoi ex colleghi di Civico 10».

Il problema delle difficili relazioni con l’Italia è stato uno dei temi su cui le opposizioni vi hanno più incalzato. Come mai questa difficoltà di relazionarsi con l’Italia? Quale è la vostra posizione in merito?

«Nulla di più falso. Mai come in questi anni i rapporti con l’Italia sono stati proficui. A parlare sono i fatti: la visita a San Marino del Ministro degli Esteri Moavero Milanesi, a 10 anni di distanza dall’ultima visita di un Ministro degli Esteri Italiano a San Marino. Poi il tavolo aperto per la rinegoziazione della Convenzione italo-sammarinese del 1939, che può portare importanti e reciproci vantaggi. Poi la collaborazione e il pieno sostegno italiano nell’approccio all’Unione Europea rispetto alla negoziazione in corso per un Accordo di Associazione che integri maggiormente la Repubblica di San Marino nel contesto Europeo. Poi l’accordo raggiunto sul riconoscimento dei documenti di soggiorno sammarinesi nel territorio italiano in procinto di essere firmato. A dimostrazione di ciò ricordo che l’Italia stessa, tramite il suo Presidente della Repubblica, ha voluto attribuire al Segretario per gli Affari Esteri Nicola Renzi un formale riconoscimento, con la recente onorificenza conferita. I rapporti, in sintesi, sono eccellenti. Con solo qualche mese in più a disposizione avremmo raccolto certamente ulteriori frutti, ma purtroppo qualcuno, per le ragioni già dette, ha reso ciò impossibile».

Paolo Zaghini

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