Con due distinti comunicati la Lega ha affrontato il problema del calo delle nascite e la carenza di medici di base.
Crollo delle nascite a Rimini. ”È stata discussa in mattinata, in commissione V, la mozione del consigliere della Lega Nord Matteo Zoccarato “volta a sensibilizzare l’Amministrazione sul crollo delle nascite”. Un trend che l’esponente del Carroccio definisce “in costante aumento dal punto di vista della forbice tra decessi e nuovi nati e che più volte abbiamo posto all’attenzione di questa Giunta nel tentativo di sollecitarla ad adottare provvedimenti contenitivi del fenomeno”.
“Perché se è sotto gli occhi di tutti la deriva della società moderna e il contestuale declassamento del concetto e del ruolo della famiglia italiana” – spiega Zoccarato – “è altrettanto vero che le giovani coppie che si affacciano al contesto della vita matrimoniale si trovano a dover affrontare situazioni difficili e ostacoli dal punto di vista della sostenibilità finanziaria”. Per questo motivo il consigliere della Lega si è fatto portavoce della necessità di “adottare strumenti accessori di natura economica per sostenere l’insediamento e la crescita delle giovani famiglie riminesi, come ad esempio contributi e/o garanzie fideiussorie su nuovi contratti d’affitto e maggiore elasticità per quanto concerne le modalità di erogazione dei servizi pre scolastici e socio educativi”. Peccato che l’appello della Lega, in commissione, sia caduto nel vuoto e che quindi lo stesso Zoccarato, alla luce “dei flebili balbettii della giunta Gnassi”, abbia dichiarato di “voler portare la questione all’attenzione del prossimo Consiglio comunale nella speranza che il tempo smorzi le posizioni refrattarie della maggioranza piddina”.
Interviene anche il capogruppo del Carroccio Marzio Pecci sul problema dei medici di base
“Le rassicurazioni del responsabile regionale della sanità territoriale, Antonio Brambilla, apparse oggi sulla stampa non sono tranquillizzanti per i cittadini che anche nella nostra regione rischiano di rimanere senza medici.
Era inevitabile che la mancanza di programmazione della sanità di base, quella vicina al cittadino, portasse ad una situazione di pre-emergenza come quella attuale.
Ascoltare oggi le parole del responsabile territoriale della sanità regionale che ci dice che ancora non si conosce il numero dei medici di famiglia di cui avrà bisogno l’Emilia Romagna, a fine anno, lascia basiti la politica, i medici ed i cittadini.
Questo modo dilettantistico di amministrare la “cosa pubblica”, tipico di una sinistra alla deriva, non può essere tollerato da chi pensa di poter rilanciare il paese verso nuove sfide che l’era tecnologica impone.
L’ “attacco” della sinistra di governo alle libere professioni deve cessare immediatamente perché le riforme di questi ultimi anni, dalle “lenzuolate” di Bersani al decreto sulla concorrenza dei governi Renzi-Gentiloni, hanno “affamato” avvocati, farmacisti e notai ed ora è il turno dei medici di base.
Il sistema sanitario, da cui dipende la salute dei cittadini, non può essere lasciato nelle mani dei “dilettanti allo sbaraglio”, ma deve chiamare a sé le migliori professionalità non per “chiudere” i servizi, ma per programmare l’assistenza di base non solo nelle grandi città, ma soprattutto nelle province e nell’entroterra dei piccoli borghi dove il cittadino ha maggior bisogno dei servizi sanitari.
L’attività del medico di base non può e non deve essere sottovalutata, come hanno fatto i vertici regionali fino ad oggi, perché dal medico di base dipende la salute dei cittadini ed il risparmio della spesa sanitaria perché è lui il primo a diagnosticare e decidere come curare la malattia.
Il compenso, attualmente riconosciuto, di 65/70 € all’anno lordi da cui detrarre spese di ambulatorio, impiegata, utenze, imposte e tasse non è sicuramente equo contrariamente a quanto assume il responsabile della sanità territoriale Brambilla. “Sparare” compensi a 95 € per denigrare la categoria non gli fa onore.”