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La fuga dalle urne premia il centro destra, Pd malconcio e crollo 5 Stelle

I dati delle elezioni amministrative nel nostro territorio confermano le tendenze nazionali. In primo luogo la bassa affluenza alle urne. Mai registrata, nella storia delle elezioni amministrative, una percentuale di affluenza così misera. Il dato è ancora più preoccupante se alziamo lo sguardo sul dato della regione Emilia Romagna. Rispetto alle precedenti amministrative l’affluenza crolla al 55% con una perdita secca del 10%. Una flessione della partecipazione al voto a livello regionale perfino più alta di quella del Riminese (-8%) e molto più consistente di quella nazionale (-6,8%). Da regione leader nella partecipazione alle urne alla coda della classifica. Quel che è peggio, si tratta di una conferma: il crollo dell’affluenza visto alle regionali del 2014 non è stato ancora superato politicamente. È chiaro che lo schiaffo arriva più sonoro al centrosinistra, forza egemone in Emilia Romagna. Ma il campanello d’allarme squilla per tutta la politica italiana. Compresi i 5 Stelle, ritenuti da moltissimi elettori non dissimili dalle altre forze politiche: nemmeno loro in grado di far uscire di casa chi ha rinunciato a esercitare il proprio diritto al voto. Il balletto di responsabilità sul fallimento della nuova legge elettorale ha messo solo l’ultimo mattone sul muro drammaticamente alto che si è creato fra chi fa politica e chi le ha voltato le spalle.

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Il secondo aspetto rilevante è il crollo del MoVimento 5 Stelle. A livello nazionale e a livello locale. Dalle nostre parti, soltanto un anno fa i grillini vincevano le elezioni a Cattolica, oggi arrivano terzi se non quarti in tutte le competizioni locali. Vi è da sottolineare che a Parma Pizzarotti (eletto a sindaco per i 5 Stelle, poi espulso) va al ballottaggio con il 35% dei voti. La lista ufficiale dei 5 Stelle non arriva al 4%. A Comacchio il risultato è ancora più eclatante. Marco Fabbri (anche lui sindaco prima eletto con il MoVimento poi espulso insieme a tutta la lista) vince al primo turno con oltre il 50% dei voti. Per i 5 Stelle questo voto consegna aspetti inediti che difficilmente possono essere liquidati con qualche Vaffa…

Il terzo dato è il centro destra: dato per morto, in realtà è più che mai presente. Soprattutto quando si presenta in modo unitario e con candidati credibili (agli occhi degli elettori). Un centro destra che qui vince a Morciano e Coriano. L’elettorato di quelle realtà ha fatto una scelta di continuità. Nel caso di Morciano, continuità con l’ex sindaco Giorgio Ciotti e a Coriano riconfermando il sindaco uscente. A Riccione, Renata Tosi, dopo lo sgambetto politico, arriva al ballottaggio con Sabrina Vescovi.

Il Pd non può dire di essere in forma. Molto dipenderà dai risultati dei ballottaggi per dare un giudizio compiuto. Resta evidente che se il centro sinistra si presenta unito ha più possibilità di vincere. Tuttavia non bastano più le primarie, non bastano più i gazebi. La scarsa affluenza alle urne, nei nostri territori è un segnale molto forte inviato principalmente alla forza politica più rappresentativa e più radicata sul territorio. Non a caso a Riccione il Pd ottiene un ottimo risultato dopo una stagione travagliata di divisioni ed uscite. Il positivo risultato deriva da una ritrovata unità interna e da programmi e candidati radicati nel territorio ad iniziare dalla candidata a sindaco Sabrina Vescovi.

Sarebbe un errore pensare che siamo ritornati al bipolarismo centro destra – centro sinistra. Non sarà così alle prossime elezioni politiche, perché la capacità nazionale del MoVimento 5 Stelle di attrarre voti sarà ancora forte, salvo ulteriori sconquassi delle amministrazioni locali pentastellate peraltro non improbabili. Tuttavia le distinzioni politiche che qualcuno voleva mandare in soffitta sono tutt’altro che superate.

Stefano Cicchetti

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