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La denuncia di un medico della mutua dopo un anno di covid: “Vorrei vaccinarvi tutti ma…”

Corrado Paolizzi, medico di base, impegnato da sempre non solo nella sua professione ma anche nella vita culturale e sociale di Rimini, ha inviato una lettera ai suoi pazienti dove spiega impegno, amarezze ed auspici.

“Ho una gran tristezza perché tra ambulatorio in presenza ed attività da casa (no disponibilità, ma attività) tutti i santi giorni  lavoro, da un anno, circa 12,15 ore al giorno, Pasqua e Natale compresi (e ringrazio Dio), sacrificando famiglia e amici, vorrei vaccinarvi tutti perché è l’unico modo, insieme ai comportamenti corretti, per sperare di vincere questa bestia, ma i vaccini non ci sono, e perché?

Per colpa delle case farmaceutiche?

No, quelle non sono ONLUS, sono aziende a fini di lucro, per cui seppur sia schifato, le comprendo.

Non comprendo invece, e non giustifico assolutamente, come chi guidi e gestisca la res publica, nazionale ed europea, possa aver firmato certi contratti;

il mio commercialista ed il mio avvocato, se io facessi un contratto per avere una fornitura di qualcosa, senza penali gravi per il fornitore in caso di mancato rispetto del contratto, certamente avrebbero “qualche cosa da dirmi” (eufemismo).

La politica, anzi la partitica, è la stessa che trent’anni fa spacciò come grande intuizione la riduzione dei posti per accedere a medicina e nelle scuole di specialità, la stessa che dietro nomi affascinanti come “razionalizzazione” e “spending review”, altro non fece che tagliare, tagliare, tagliare, tagliare ed oggi?

Oggi in tante parti d’Italia si è dovuto correre ai ripari ricreando posti letto negli ospedali, ed accortisi che mancano i medici, non hanno riaperto i posti per entrare all’università, facendo la selezione durante gli anni di studio, come è sempre stato, ma si sono inventati la “laurea abilitante” od altri stratagemmi che personalmente hanno però evidenziato come sia formante il nostro percorso di studi universitario, ho infatti conosciuto colleghi anagraficamente più giovani, ma veramente preparati.

Hanno investito soldi sulle primule invece che metterli nella ricerca.

E ed allora vi chiedo scusa perché vorrei essere ancora più performante ed efficace, ma purtroppo non dipende chiaramente solo da me.

E mentre sono straimpegnato nel lavoro, quando mi capita di sentire un telegiornale, devo ascoltare primari ospedalieri che si lamentano della inefficacia della medicina di base, primari quasi sempre di strutture di una certa parte del Nord, ma mai un giornalista che replichi: “ma se non sono pazienti che devono stare in ospedale, perché non li dimettete? Ovviamente senza far firmare loro la dimissione volontaria”.

Oppure mi capita di leggere su un quotidiano nazionale un articolo di un giornalista di Roma tutto impegnato a versar merda sulla nostra professione, spacciando la propria esperienza come regola valevole per tutti, dimenticandosi di dire che quella è la sua particolare esperienza, dimenticandosi di dire che in realtà in Italia abbiamo 20 sistemi sanitari più che un sistema sanitario nazionale, dando enfasi al proprio discorso riportando cifre al lordo, come se si scrivesse che un operaio è ricco perché prende 1800/2500 € al mese lorde, dimenticandosi che in quanto liberi professionisti non abbiamo tutela in caso di malattia o infortunio, non abbiamo 13ª, non abbiamo le ferie pagate.

E mentre scriveva un siffatto articolo purtroppo si è dimenticato di dichiarare la propria superiorità/disinteresse sull’argomento, ad esempio se per caso fosse socio fondatore della piattaforma xxxxxxxx.it che vende e sponsorizza polizze sanitarie integrative.

Se questo è giornalismo…allora io sono magro ed interista.

Ma fortunatamente io sono juventino ed i giornalisti che conosco sono persone serie.

E mentre siamo soffocati di burocrazia, tirati per la giacchetta da tante persone, siccome non di solo covid19 si ammala e a volte muore l’uomo, devo, dobbiamo pensare alle persone gravemente ammalate.”

Foto. Corrado Paolizzi il primo a sinistra tra i primi ad essere vaccinati

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