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La Costituzione difesa da Massimo Boldi, Gianfranco Vissani e Sandra Milo

Girovagando l’altro giorno col telecomando, all’improvviso mi è apparsa l’immagine inquietante di un’attempata biondastra dalla voce stridula. “Ma guarda come s’è invecchiata la Meloni!”, mi son detto lì per lì.

Ci ho messo un po’ a capire che non si trattava della “fratella d’Italia” ma di Sandra Milo, altra esponente del “pensiero gallinaceo”, che stava blaterando nel tentativo di battere il record mondiale di fesseria: «Vorrei chiedere al presidente del Consiglio e ai membri del Governo di indire un referendum per chiedere alla gente se vogliono (sic!) apertura totale o riapertura parziale. Ci devono responsabilizzare. Se non riapriamo scoppia la guerra civile».

Si è così venuti a scoprire da chi abbia tratto ispirazione Salvini per l’ultima delle sue innumerevoli giravolte su come affrontare la terribile epidemia: prima chiudere tutto e subito; poi fare come la Lombardia, un po’ e un po’; dopodiché, vista la figura da peracottaro di Fontana, travestirsi come se niente fosse da buon cattolico, divagando sulle chiese da riaprire per compiacere «il buon Dio» e «il cuore immacolato di Maria»; finendo con la richiesta attuale di “aprire subito, di tutto e di più”, sostituendo «la cultura del sospetto», come i fresconi chiamano le indispensabili misure di cautela, con «con le parole chiave trasparenza e libertà», sull’esempio del suo amico ungherese, il fascistone Orban.

Nel discorso inaugurale del suo canagliesco ventennio, tenuto alla Camera nel 1922, Mussolini s’era limitato alla sola minaccia di poter «fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli». Ci ha pensato ierlaltro Salvini a darle seguito, mandando i suoi sgherri a gozzovigliare nottetempo nei due rami del Parlamento; salvo poi, a una cert’ora della notte, abbandonare lui il pigiama party per andarsene a dormire a casa.

Nel solco tracciato dal caporione si muove un certo numero di pedine legaiole, dagli altolocati Zaia e Fontana alla loro collega calabrese “di seconda mano” Santelli, che forse perché contrariata dal così basso numero di contagi nella sua regione, ha pensato bene di rimpinguarlo riaprendo anzitempo bar e ristoranti, fingendosi poi stupita di tanta contrarietà riscontrata: «Tutto questo pasticcio per quattro tavoli mi sembra eccessivo».

Questo cinico “giocare sulla pelle dei cittadini” riceve pure il supporto di un tot di “legaioli di risulta”, primo fra tutti un certo Lasaponara, l’indecente consigliere comunale di Forli che è sperabile venga presto cacciato a metaforici calci in culo dall’Esercito della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza, di cui è incredibilmente ufficiale. In occasione del 25 aprile, costui s’è pubblicamente augurato che ad ammalarsi di coronavirus fossero «anziani partigiani (più anziani sono e meglio è) e altri esponenti Anpi», poiché «ne va del bene della nostra gente», essendo costoro «come cani che abbaiano vittoriosi sui cadaveri dei Leoni… ma i cani restano cani e i Leoni restano leoni» (è sua la maiuscola a leoni, alias fascisti).

C’è poi il vecchio arnese Calderoli, che però ogni tanto si fa un autogol, come l’aver insultato il Governo perché a Bergamo alcuni familiari di vittime del coronavirus «si vedono recapitare le fatture per la cremazione fuori Regione. Ma ci rendiamo conto a quale vergogna siamo arrivati? Si vergognino Conte e i ministri».
Peccato non si fosse accorto che quelle fatture erano state emesse dal Comune di Ferrara, di cui è sindaco il suo compare legaiolo Alan Fabbri. Quello stesso che, volendo fare la figura del perfetto sovranista agli occhi di Salvini, s’è inventato che a Ferrara i buoni spesa alimentare erogati dal Governo vengano assegnati prima agli Italiani, e solo quelli eventualmente rimasti siano distribuiti agli extracomunitari regolarmente residenti nel nostro Paese.

Su questa vergognosa falsariga si è posto l’altrettanto leghista sindaco di Sassuolo Menani, che proprio nei giorni in cui viene invocato il sostegno verso quanti se la passano peggio, ha deciso che chi fa l’elemosina a qualche disgraziato subisca un’ammenda di 4683,28 rubli, che convertiti nell’odiata moneta europea fanno 56 euro.
Evidentemente il piissimo Salvini non ha fatto in tempo ad informarlo che per la dottrina cristiana la carità è una delle tre virtù teologali.

Ai tanti che hanno protestato per l’abominevole gradassata, Menani – freudianamente mi verrebbe di chiamarlo “menami” – ha replicato di stare attenti, perché «perdere la testa è controproducente». Non sempre: perdere una testa come la sua sarebbe solo un vantaggio.

Anticipatrice del “tana libera tutti” invocato dalla Lega è stata la sua sindaca di Lodi, Sara Casanova. In uno dei Comune in cui il coronavirus l’ha fatta da padrone più che in altri, «La sindaca leghista di Lodi fa festa con gli amici dove si analizzano i tamponi», titolava il Corriere della Sera del 26 aprile, che così proseguiva: «L’allegra comitiva, che ovviamente non ha saputo rinunciare ai selfie di rito, s’è riunita nell’ufficio della prima cittadina al PTP, il Centro di ricerca dove vengono esaminati i tamponi per scoprire chi è infetto da Covid-19… Alle sue spalle, adulti sorridenti, senza mascherina e alcuni bambini. Alla festicciola anche il compagno della sindaca Claudio Bariselli, sindaco di Marudo, nonché segretario provinciale della Lega Nord, e la loro figlioletta Alice, di due anni».

Ma forse il caso più inquietante di corbelleria leghista è quello del Vicesindaco di Aviano, Michele Ghiglianovic.
Nel momento in cui tutto il mondo aspetta con ansia che finalmente arrivi il vaccino anti-coronavirus, lui che fa? Ci scongiura fin d’ora a «non fare quel vaccino perché ci metteranno dentro di tutto per farci diventare degli zombie». Ricordandoci inoltre che «la vaccinazione globale vi ucciderà».

Oltre che “portatore insano” di imbecillità “no vax”, costui potrebbe pure essere seguace di un cialtrone che si fa chiamare arcivescovo della chiesa Genesis II, il quale va da anni predicando che poche gocce di candeggina, bevute o iniettate, sarebbero sufficienti a curare la malaria, l’aids, l’autismo e perfino il cancro. Oltre naturalmente al coronavirus, come ha di recente fatto dire al suo degno seguace, l’idiota che siede alla Casa Bianca.

Ma i riferimenti politici del leghista Ghiglianovic vanno ancora più in là di Trump: «Nel mio profilo posto anche Hitler e Mussolini, se mi va». Questo perché «è necessario dare voce anche a chi dissente, come previsto dall’articolo 21 della Costituzione».

Certo che questa benedetta Costituzione non è mai stata così tanto “citata a cacchio” come in questi giorni. Pur non facendo del tutto proprio il miserevole cinismo di leghisti e neofascisti, si evidenzia da più parti l’attitudine ad un esercizio intellettual-fighettoso teso a sancire che il mio diritto a non ammalarmi, o perfino morire, sia perdente rispetto all’altrui diritto a comportamenti che possano rischiare di farmi ammalare, o perfino morire.
È su La Repubblica di oggi l’altisonante tromboneggiare di un chilometrico appello a Mattarella, di denuncia «per le libertà sospese in Italia» con la scusa del coronavirus.

Il fatto che il primo firmatario del documento sia Sgarbi, indurrebbe a farne un uso che viene spontaneo pensare, ma che non sarebbe educato scrivere. Per fortuna, tuttavia, ad elevarne l’attendibilità sono le firme di eminenti costituzionalisti del rango di Massimo Boldi, Sergio Castellitto, Ornella Muti, Red Ronnie, con Clint Eastwood pronto a estrarre dalla fondina la sua inseparabile Colt 45. Oltre naturalmente a Gianfranco Vissani, che già qualche giorno prima aveva difeso la Costituzione cucinando una protesta con foto di contorno, il cui ingrediente-base era la consegna delle chiavi del suo ristorante nelle mani del sindaco di so-un-cavolo-dove, prestatosi a quella ridicola sceneggiata.

Anche qui da noi non manca un’appassionante difesa del diritto costituzionale… ad andare al mare con qualche giorno d’anticipo. E se sia il Primario di Anestesia e Rianimazione, che il Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia ci raccomandano di “non fare gli stronzi” perché non ne siamo ancora fuori, ecco allora la rancorosa sindaca mezzo-leghista di Riccione travestirsi da “costituzionalista del bagnasciuga”, e la saputella leghista paracadutata alla Uil uscirsene con «Ci vogliono terrorizzare. Chi non morirà di covid 19 potrebbe morire di paura».

Certo, in condizioni “normali” lo Stato italiano, democratico e costituzionale, mai si sognerebbe di imporre a chicchessia un ritardo momentaneo ad aprire il ristorante, ad andare dal parrucchiere, o a prendere il primo sole in spiaggia.

Il mio amico Biagini inorridirà del riferimento… così poco costituzionale, ma nella condizione data, attardarsi a voler dimostrare se debba venire prima il diritto collettivo alla salute o la libertà individuale di dirsi “io speriamo che me la cavo”, mi sembrerebbe un po’ come riproporre l’eterno dilemma dell’uovo o della gallina.

Nando Piccari

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