Il mare prende, il mare restituisce. Chi si beffa del al vecchio adagio deve ricredersi una volta per tutte: Michele Zambelli, lo skipper forlivese, socio del Club Nautico Rimini, che aveva perso la sua barca al largo di Terranova durante al durissima regata OSTAR, l’ha ritrovata sei mesi più tardi dall’altra parte dell’oceano, adagiata su di una spiaggia dell’Irlanda.
“Appena avrò aggiornamenti sugli sviluppi del recupero vi tengo aggiornati! Nel frattempo mi esalto guardando uno degli ultimi video girati da bordo durante una bella depressione! rock&roll”, scrive Zambelli su Facebook.
E intervistato dal Corriere di Romagna, Zambelli si esalta: “Quella barca è immortale!”
Lo skipper romagnolo, mentre si trovava fra l’altro in ottima posizione nella regata poi vinta dall’italiano Andrea Mura su “Vento di Sardegna”– era avvenuto il 10 giugno scorso, era stato costretto ad abbandonare il suo “Tenace”, un 9 metri e mezzo Illumia 12 sul quale navigava da solo, durante un terribile fortunale al largo del Canada con onde fino 15 metri e vento a 60 nodi (111 km/h); era stato tratto in salvo incolume da un elicottero militare canadese, mentre altri velisti nelle stesse condizioni oltre a fare naufragio avevano riportato anche serie ferite.
Abbandonata al suo destino, la “Tenace” non aveva però voluto smentire il suo nome. La settimana scorsa è riapparsa su di una lunga una spiaggia nella contea irlandese di Kerry, a Brandon Bay. “E poi risorge! Inizia ora una nuova storia…“, aveva esclamato Zambelli su Facebook postando la foto della sua barca.
E fra i commenti non è mancato chi ha fatto notare che l’Atlantico è stato generoso fino all’ultimo, scegliendo il posto più adatto per far arenare la barca senza danneggiarla troppo: “Sei stato fortunato, è approdato sulla spiaggia più lunga d’Irlanda, lontano dal mare più grosso. Per essere stata sei mesi in mare, sembra in buono stato”. L’esito sarebbe stato ben diverso, infatti, se il mare avesse sospinto la barca contro le numerosissime e irte scogliere che sorgono lungo la costa atlantica dell’Irlanda. Senza contare tutti gli ostacoli, naturali e non, che una mano invisibile ha condotto la barca “fantasma” ad evitare durante questi sei lunghi mesi.