Italia Nostra Rimini chiede che Palazzo Lettimi sia restaurato seguendo gli stessi criteri adottati nel ricostruire il Teatro Gall. L’associazione “ritiene che l’intervento su palazzo Lettimi, debba proseguire sulla stessa strada aperta con il teatro polettiano, (tanto più che a differenza del Galli si è conservata la maggior parte degli apparati decorativi) restituendo così alla città almeno la facciata di uno dei suoi monumenti più caratteristici”.
“Il palazzo Lettimi di Rimini – ricorda Italia Nostra è uno dei maggiori esempi di palazzo urbano rinascimentale cinquecentesco rimasto all’interno del nucleo storico della città. I danni subiti durante la seconda guerra mondiale, successive cause e l’incuria in cui è stato abbandonato negli ultimi settant’anni hanno fatto sì che l’unica parte rimasta sia la facciata del piano terra ed i ruderi visibili all’interno del giardino.Un aspetto sicuramente positivo è dato dal fatto che gli apparati decorativi delle aperture della facciata siano stati accatastati e messi al riparo in un deposito comunale. Inoltre esiste un ben fornita documentazione sia fotografica, sia grafica e iconografica dell’aspetto del palazzo fino agli anni ’40 del secolo scorso”.
“Il perché di queste due premesse – prosegue in nota – è presto detto: Italia Nostra Rimini esprime la sua soddisfazione per le dichiarazioni d’intenti circa il recupero dello storico palazzo e auspica una ricostruzione autentica dell’aspetto originario,vista la cura con cui sono stati “conservati” gli apparati decorativi. Molti nel corso degli ultimi 150 anni sono i casi, sempre ben riusciti di restauro, e a ben vedere tali ricostruzioni hanno avuto sempre il significato simbolico di ‘riparazione’, una sorta di cerimoniale di rimozione dell’evento luttuoso. Hanno espresso comunque la volontà di restituire ad un’architettura di pregio sentita come patrimonio collettivo una realtà corporea senza la quale l’architettura è un puro fantasma. Ed è evidente a tutti come il crollo di tale memoria abbia messo in crisi l’ambiente dove l’edificio esiste. E’ di questi giorni, inevitabile citarlo il caso di Notre Dame:- la memoria del patrimonio collettivo minata da un evento imprevisto ha scosso la sensibilità dell’opinione pubblica, sconcertata per la perdita di un esempio unico, irripetibile e riconosciuto universalmente”.
“Il caso del palazzo Lettimi è un’occasione per restituire alla città e soprattutto all’ambiente prospiciente il palazzo la storia dei ed ai cittadini riminesi, della conoscenza dei materiali lavorati da artigiani che nella loro semplicità producevano Arte, della memoria del luogo, della consapevolezza e della sicurezza di essere parte di una popolazione capace di realizzare opere così belle da superare eventi catastrofici, di tramandare la cultura millenaria a favore dei propri abitanti e degli innumerevoli turisti”.
“Non un falso storico, come impropriamente viene appellato il restauro, ma l’affermazione della propria storia, una dimostrazione orgogliosa della ricchezza intellettuale della propria terra”.
“Quando si restaura un oggetto prezioso dopo la rottura di un pezzo non si cambia l’aspetto ed il materiale, ma si cerca di ricostruirlo con dedizione e attenzione affinchè il valore del bene venga preservato.
Il restauro di una Ferrari storica, per esempio, non è mai stato eseguito con i pezzi di una Cinquecento. Allo stesso modo il restauro di un palazzo storico di cui esistono la quasi totalità degli apparati decorativi per quale motivo dovrebbe essere realizzato con forme e materiali differenti?”.
“Si pensi anche a come la città e l’amministrazione hanno riconosciuto inevitabile che la ricostruzione del teatro Galli dovesse rispondere all’idea del com’era e dov’era, attraverso il profondo rifacimento in ogni minimo dettaglio degli apparati interni ed esterni”.
“Italia Nostra Rimini, dunque, ritiene che l’intervento su palazzo Lettimi, debba proseguire sulla stessa strada aperta con il teatro polettiano, (tanto più che a differenza del Galli si è conservata la maggior parte degli apparati decorativi) restituendo così alla città almeno la facciata di uno dei suoi monumenti più caratteristici”.