Si sono finalmente conclusi, a undici chilometri circa al largo di Rimini, i lavori di ricostruzione dell’ sola delle Rose proclamatasi Stato Sovrano nel maggio del 1968 e distrutta nel febbraio del 1969 ad opera della Marina Militare Italiana*.
Come è noto la piattaforma artificiale progettata e finanziata dall’ Ingegnere bolognese Giorgio Rosa, era sorta a sei miglia marine dalla costa (pari 11,612 Km) cinquecento metri al di fuori delle acque territoriali eppertanto sottratta alla giurisdizione dell’Italia. A distanza di cinquantatrè anni, la sentenza del Consiglio di Stato che, sulla base di un paragrafo della Convenzione di Ginevra (“l’alto mare è aperto alla navigazione di tutti gli stati e nessuno può permettere di sottometterne una parte qualsiasi alla sua sovranità”) aveva sancito la legittimità dell’ eliminazione dell’Isola “manu militari”, è stata definitivamente superata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo in virtù di una nuova interpretazione dei complessi istituti di diritto internazionale.
La Corte di Strasburgo ha infatti tenuto conto dei precedenti giuridici che hanno legittimato la posizione internazionale del Principato di Seeland, nel Mare del Nord, di fronte alle coste inglesi, una micro-nazione tuttora esistente sorta su una ‘isola’ altrettanto artificiale.
Tutto nacque nel 1967 allorchè Paddy Roy Bates, ex maggiore dell’Esercito britannico, occupò (per piazzarvi una propria radio pirata) una struttura antiaerea inglese abbandonata dopo la seconda guerra mondiale (Rough Towers: due torri che sorreggono una piattaforma al largo delle coste del Suffolk) di cui successivamente si proclamò regnante, giungendo a far fuoco con un fucile mitragliatore verso un vascello della marina militare inglese che aveva sparato per prima qualche cannonata a scopo intimidatorio verso la piattaforma rinunciando poi a rioccuparla. Chiamata nel 1968 a decidere in merito a questa scontro, la magistratura inglese archiviò il caso dal momento che l’isola si trovava in acque internazionali eppertanto al di fuori della propria giurisdizione. Successivamente la statualità di Seealand venne ribadita dai pareri legali di due autorevoli docenti Universitari: Bela Vitany nel1978 e Jacobo Rios Rodriguez nel 2017. (storico: n.d.r).
La Corte di Strasburgo, ha pertanto sancito il diritto degli eredi dell’ Ing. Giorgio Rosa, nel frattempo deceduto all’età di anni 92, a ricostruire l’ Isola, “dov’era e com’era” condannando lo Stato Italiano al risarcimento dei danni materiali, morali ed esistenziali causati dall’illegittima demolizione ordinata dal Governo Italiano.
Si realizza dunque, nuovamente, l’utopia di una Repubblica indipendente sorta in mezzo al mare, libera da qualsivoglia pastoia burocratica e fiscale, facilmente raggiungibile dalla costa riminese, eppertanto di straordinario “appeal” turistico. L’Isola delle Rose avrà, come in passato, una propria costituzione, una propria lingua (l’esperanto) e un suo governo formato da una Presidenza del Consiglio e dai Ministri dei vari Dipartimenti (Finanze, Affari Interni, Industria e commercio, Relazioni e Affari Esteri). Ritorna lo Stemma di allora: tre rose rosse, con gambo verde fogliato, raccolte sul campo bianco di uno scudo Sannitico, riportato al centro di una Bandiera arancione, e, come inno della repubblica, il “Chor der Norwegischen Matrosen” di Richard Wagner. Si sta anche provvedendo all’emissione di una serie di francobolli che certamente andrà a ruba tra gli appassionati.
Il nuovo Stato avrà una propria emittente radio-televisiva, ovviamente non soggette ad alcuna autorizzazione. A differenza che per il passato, l’Isola delle Rose, forte ora del riconoscimento internazionale, si è dotata, di un cannone a lunga gittata e di un missile Scud al solo scopo di autodifesa.
Giuliano Bonizzato
*l’autore non garantisce la veridicità di tutti fatti, ma assicura la plausibilità dell’interpretazione giuridica. Nell’immagine in apertura, la distruzione dell’Isla delle Rose nel 1969