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Ex dirigente comunale a processo, per riapertura delfinario senza permessi

Era settembre 2016 quando il dirigente comunale Remo Valdiserri e tre amministratori della società di gestione del delfinario erano finiti al centro di una inchiesta giudiziaria. Le accuse, a vario titolo, erano di abuso d’ufficio e violazione delle norme ambientali in materia di sversamento della acque reflue.

Ieri prima udienza presso il tribunale di Rimini.

A far partire le indagini fu il Corpo Forestale dello Stato, che nel settembre del 2013, quando intervenne per sequestrare per presunti maltrattamenti Alfa, Sole, Luna e Lapo, i quattro delfini che appartenevano al Delfinario di Rimini, evidenziò la mancanza delle necessarie autorizzazioni comunali per gli scarichi delle acque reflue nella rete fognaria e quelle inerenti alla normativa antisismica. Autorizzazioni che non sarebbero arrivate neppure negli anni successivi (2015-2016), quando il Delfinario è ripartito con le otarie.

Secondo il pubblico ministero, il dirigente comunale del Suap  a partire dal maggio 2014 avrebbe concesso ai tre legali rappresentanti che si sono succeduti alla guida della Delfinario di Rimini Srl il nullaosta temporaneo per l’apertura dello spettacolo viaggiante denominata acquario, pur sapendo che la struttura “non possedeva alcuna autorizzazione per lo sversamento delle acque reflue”.

Di conseguenza sono finiti nei guai anche i tre legali rappresentanti della società, Monica Fornari, Salvatore Guarino e Massimo Muccini (difesi dagli avvocati Luca Greco e Pierluigi Bissa, Piero Ippoliti e Piero Venturi, e Vainer Nanni), accusati di aver sversato “nella pubblica fognatura, previo apposito allaccio e senza autorizzazione, le acque reflue (con cloro, deiezioni di animali e con residui derivanti dal lavaggio dei filtri) del Delfinario”, con la compiacenza del dirigente del Suap, che avrebbe potuto ma non ha impedito l’evento. Insomma, secondo l’impianto accusatorio, il Comune avrebbe chiuso un occhio di fronte alla mancanza delle necessarie autorizzazioni in materia ambientale e chi gestiva il Delfinario, dal 2014 al 2016, ne avrebbe approfittato per sversare nelle fogne acque putride, cariche di batteri e con la presenza di resti organici.

Il dirigente Comunale, oggi in pensione, difeso dagli avvocati Vittorino Cagnoni e Maurizio Ghinelli, ha sempre sostenuto che non erano necessarie nuove certificazioni trattandosi di una mera licenza commerciale.

Il processo riprenderà a maggio 2019, per la formazione di un nuovo collegio giudicante a causa dell’incompatibilità di alcuni giudici.

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