E’ iniziato l’altro ieri il processo per l’infermiera riminese dell’Ausl, accusata di circonvenzione di incapace. La signora avrebbe infatti prosciugato l’intero conto della pazienta invalida, una donna con cui nel corso degli anni di lavoro aveva costruito un rapporto di fiducia e di amicizia. Per lei, dunque, oltre alla sospensione dal servizio, sono scattate subito le manette insieme al figlio complice, accusato per averla aiutata a rubare i soldi della sua pazienta.
Il tutto ha inizio nel 2011. Al corrente che la disabile avesse sul suo conto 60mila euro, fruttati dalla vendita di un appartamento, l’infermiera le chiede un piccolo prestito. Quest’ultima, data la confidenza tra loro, le dà il permesso, non consapevole che da quel”ok’ la sua vita si sarebbe trasformata in un vero e proprio incubo. Da lì a poco, infatti, l’operatrice sanitaria riesce ad asciugarle tutto il conto in banca, ‘impossessandosi’ di un tesoretto da 60mila euro.
Così, un giorno, la vittima, preoccupata per la disonestà dell’infermiera, racconta tutto quello che è successo a un’assistente sociale dell’Ausl che, sconcertata, si dirige subito dai carabinieri per sporgere denuncia.
Nel corso delle indagini l’ipotesi del ‘furto’ prende forza e la paziente ha la meglio. L’infermiera, oltre a essere sospesa dal servizio, viene messa alla sbarra insieme al figlio, il quale avrebbe dirottato il denaro nel suo conto corrente per evitare che qualcuno potesse accorgersi dell’azione della madre.
Ora, entrambi, dovranno spiegare al giudice il motivo dei loro atti.