“Mentre il tempo passa e l’Ausl ancora discute se aprire o meno un ambulatorio a gestione infermieristica (proposta avanzata dall’Ordine e dai sindacati a inizio estate), lavoriamo in condizioni sempre più drammatiche – denuncia a Nurse Times Nicola Colamaria, presidente di Opi Rimini -. Qualche giorno fa un paziente è dovuto rimanere a lungo sull’ambulanza perché non si trovava una sola barella disponibile. Sono situazioni che non avremmo mai immaginato di vivere nel Riminese”. E’ solo l’ultimo allarme su quel che accade nei Pronto soccorso di Rimini e Riccione.
Mancano medici e infermieri, i pazienti sono cresciuti del 30% rispetto all’anno scorso, le file si allungano e non di rado si verificano aggressioni al personale, verbali ma anche fisiche.
“I pazienti con patologie non urgenti devono attendere 12 ore o anche più per essere visitati in Triage – spiega ancora Colamaria -. Molti se ne vanno prima della visita, stufi delle ore d’attesa. Qualche giorno fa una collega del Pronto soccorso di Riccione mi ha detto: ‘Come posso finire il turno e andare a dormire tranquilla, avendo lasciato al Triage 42 persone in attesa della visita medica?’. In queste condizioni è inevitabile che aumentino le aggressioni fisiche e verbali nei confronti dei sanitari. Siamo stremati e non si vede la luce in fondo al tunnel”.
E ancora: “Ci preoccupa molto il fatto che sempre più pazienti lascino il Pronto soccorso prima di essere visitati, stufi delle lunghe attese. Il tasso di abbandono è cresciuto in modo esponenziale, con tutti i rischi del caso: potrebbe accadere una tragedia perché non siamo stati in grado di prenderci cura in tempo di un paziente. Dopo Ferragosto l’Ausl terrà un vertice sulla situazione del Pronto soccorso, e no ci faremo sentire. Anche per tutelare di più gli infermieri”.
“Oggi il servizio d’urgenza si regge soprattutto grazie al triage, dove abbiamo fino a 40-50 pazienti in attesa contemporaneamente. Eppure agli infermieri del Pronto soccorso viene riconosciuto un incentivo che è pari al 13% di quello erogato ai medici”, lamenta il presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche.