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Impugnava forbici contro stupratori di Rimini, sindaco arrestato per rapporti con la ‘ndrangheta

Era apparso in video brandendo un paio di forbici ed esclamando: “Questo è lo strumento che molti vorrebbero utilizzare per punire gli animali che hanno compiuto questo efferato delitto. Non è rappresentativo del mio stato d’animo ma se fossi il genitore di quella ragazza altro che forbice utilizzerei…”. Il sindaco di Seregno, Edoardo Mazza, aveva voluto commentare così, il 31 agosto scorso, gli stupri commessi a Rimini, durante il suo videomessaggio settimanale su Facebook rivolto ai concittadini.

Ora però il primo cittadino della cittadina brianzola dovrà occuparsi di altro: il sindaco Mazza (Forza Italia) è arrestato per corruzione: avrebbe concesso favori a un imprenditore legato alla ‘ndrangheta.

Il sindaco è finito ai domiciliari dopo un maxi blitz dei carabinieri di Milano contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia. Gli si contestano i suoi rapporti con un imprenditore di origine calabrese, Antonio Lugarà, molto conosciuto nella zona e ritenuto vicino alle cosche. Le stesse organizzazioni mafiose sarebbero state decisive per far vincere Edoardo Mazza alle elezioni, quando nel giugno del 2015 prevalse con il 53,65 % (7.792 voti) guidando una coalizione di centrodestra sostenuta da Forza Italia, Lega Nord e le due liste civiche Amare Seregno e La Nuova Seregno e battendo al ballottaggio il candidato del Pd William Viganò. Secondo gli inquirenti, il sindaco, che nella giunta precedente era assessore all’urbanistica, avrebbe agevolato la costruzione di un supermercato in cambio di voti.

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Avvocato civilista di 38 anni, attivissimo sui social, il sindaco di Seregno aveva già fatto discutere per altri interventi “forti”: contro i Rom – “una piaga” – come contro i medicanti  – “Invito la popolazione a non aiutare gli accattoni”.

Ma il suo arresto non ha sorpreso tutti; oltre a diverse dimissioni di assessori, in passato in molti avevano fra l’altro stigmatizzato il silenzio del primo cittadino su di uno striscione con la scritta “Noi vi vogliamo bene” appeso per diverso  tempo sulla saracinesca di un bar-panetteria chiuso per ‘ndrangheta. In quell’esercizio anche Mazza aveva fatto tappa durante la sua campagna elettorale in compagnia di Mario Mantovani, ex vicepresidente ed ex assessore della Regione Lombardia, arrestato durante indagini sulle mazzette nella sanità.

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