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Il sindaco di Pennabilli: “Sono nato con la camicia nera e morirò con la camicia nera”

“Una domanda sincera: sei fascista?”

“Sono nato con la camicia nera e morirò con la camicia nera”

Lo afferma Mauro Giannini, sindaco leghista di Pennabilli, rispondendo a un commento su Facebook.

Il dibattito si era aperto con un incidente con la stessa piattaforma social. Giannini si era visto cancellare da Facebook il suo “addio alle armi”: “Mi hanno appena bloccato il mio post con il quale ho reso noto della mia collocazione in pensione. Questo è il ringraziamento per tutta la mia vita dedicata al servizio della DIVINA PATRIA“, informava il sindaco.

Ma qualcuno aveva fatto in tempo salvare il post:

 

Quindi Giannini ritenta: “Ripropongo il post, ovviamente modificato, che mi hanno bloccato. Esprimo la mia amarezza per l’accaduto, avevo semplicemente riassunto la mia vita in poche righe parlando di me, non di altri, senza inneggiare a nulla. Avevo esternato i miei sentimenti. Era solo una lettera d’Amore alla nostra radiosa Patria, un ringraziamento alle Istituzioni Statali, un saluto ai miei colleghi e una richiesta di perdono al mio Vecchio Babbo. Non c’è una parola di odio verso nessuno. IO SONO FATTO COSI’!”

Ed ecco la nuova versione, quest volta accolta dall’algoritno di Facebook, dove fra l’altro i “camerati” sono divenuti “commilitoni”:
È GIUNTA L’ORA DI RICONSEGNARE LA DIVISA.
Mi sembra ieri quando, ancor senza un filo di barba, partii volontario per arruolarmi nei reparti d’assalto dei paracadutisti. Era un gelido mattino di marzo, dal finestrino del treno osservavo una città ancora assopita quando, ad un tratto, un brivido mi assalì; capii che era finita una fase della mia vita, finiva il tempo di correre con gli amici dietro a un pallone, finiva il tempo di correre con gli amici dietro alle ragazze. La voce tonante della Sacra Patria era assordante, non poteva essere altrimenti per un ragazzo cresciuto con il mito del guerriero e del superuomo. Ho sempre avuto un grande amore per l’Italia, l’Italia del Piave, l’Italia di Vittorio Veneto. Purtroppo Dio non mi ha chiamato in quell’angolo di cielo riservato a coloro che cadono per la Patria, ma mi ha concesso la gioia di crearmi una famiglia, mi ha dotato di un coraggio ma soprattutto di una onestà che mi ha sempre permesso di dire tranquillamente ciò che penso, mi ha impresso quell’altruismo che mi permette di aiutare chiunque abbia bisogno, perché io, sembrerà strano, so anche amare; ecco perché ho tantissime persone che mi vogliono bene. Ora mille pensieri mi affollano la mente, quanti ricordi! Quante emozioni si intrecciano, quanti sentimenti! Oggi ho pianto, da solo, nel mio silenzio. Ma non è un pianto di felicità; togliermi la divisa è come togliere le stelle dal cielo. Ringrazio l’Esercito Italiano, in particolar modo il IX Reparto d’Assalto “Col Moschin”, che mi ha dato la possibilità di realizzare i miei sogni e soprattutto che è riuscito frenare la mia irrompente esuberanza. Spero che mio babbo sia fiero di me e spero possa averlo ripagato di tutte le preoccupazioni che quel sanguigno giovane ribelle gli ha dato. Il mio pensiero va a tutti i miei commilitoni, caduti e presenti, con i quali ho diviso pane e dolore; vi porterò sempre nel cuore. Riconsegno la divisa, ma sarò sempre pronto a rispondere “Presente” se la Divina Patria mi richiamerà. W L’ITALIA.

A corredo, immagini delle missioni italiane in Iraq e in Somalia.

Sul tema c’erano state frizioni anche durante al Consiglio dell’Unione di Comuni della Valmarecchia del 27 luglio scorso. Arrivati all’ultimo argomento – una mozione portata dal gruppo consiliare Uniti per la Valmarecchia che proponeva l’iscrizione dell’Unione all’anagrafe antifascista nazionale istituita dal Comune di Sant’Anna di Stazzema, tre consiglieri – Ilaria Sebastiani di Pennabilli, Loretta Contucci di Poggio Torriana e Roberto Baschetti di Verucchio – avevano abbandonato l’aula. La prima aveva motivato l’uscita dal consiglio sostenendo che “non fosse opportuno”, la seconda che non sapeva nemmeno dove si trovasse Sant’Anna di Stazzema e che “in Unione si deve parlare solo di servizi e del nostro territorio”.

Mauro Giannini non è un sindaco che ami passare inosservato. Il 10 settembre scorso si era fatto immortalare mentre brandiva un’ascia a cavallo di un somaro. Dopo le polemiche, così aveva rivendicato il gesto: “ORGOGLIOSO DEL MIO PAESE, ORGOGLIOSO DELLA MIA GENTE, ORGOGLIOSO DELLE MIE RADICI MONTANARE.
“SOMARO PAZZO” sarà sempre pronto a combattere e morire per il suo Popolo”.

 

 

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