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Il passato di Rimini e il sindaco del futuro – parte seconda

Proseguo il mio percorso sulle strade delle delibere approvate dal Comune di Rimini negli anni passati. Come già detto, non vi è nulla di segreto da parte mia, di sottinteso, di sassolini da togliere dalle scarpe, di farsi notare per possibili incarichi futuri. Semplicemente ricordare cosa è stato fatto. Ho fatto parte di amministrazioni che avevano uffici stampa istituzionali non apparati della comunicazione potenti, dove un’opera viene raccontata 10 volte prima che inizino i lavori. Per questa ragione ricordo il passato.

Nadia Urbinati commentando il precedente articolo scrive: “Dare un futuro a una Rimini cresciuta e cambiata nel tempo.” Condivido. Proprio per questo occorre conoscere il passato per progettare il futuro.

La progettazione delle grandi opere continuò con Sindaco Alberto Ravaioli.

Palacongressi

Merita qualche riga in più. Non solo per l’importanza dell’opera ma per il suo percorso che ha portato all’approvazione prima e realizzazione poi.

  • Un costo di 101 milioni di euro per il più grande palacongressi d’Italia.

 

  • La decisione su dove collocare il nuovo palacongressi fu il primo problema. Personalmente sostenevo la soluzione dell’area di confine tra Rimini e Riccione. Un’occasione per riqualificare la zona, vicina all’aeroporto e sul tracciato del Trc-Metromare. Non se ne fece nulla per la volontà del comune di Riccione di proseguire comunque nella realizzazione del loro palacongressi vicino viale Ceccarini. Evidente che non aveva senso collocare un palacongressi nelle vicinanza di un’altra struttura simile. Tralascio la sconfitta della politica. Investire in due palacongressi a distanza di pochi chilometri è stata una rappresentazione plastica dell’assenza o comunque dell’impossibilità di una programmazione territoriale sovraordinata. In subordine mi convinceva di più una soluzione nell’area della stazione. In molte città i palacongressi sono nel cuore delle città e vicino alle stazioni per facilitare l’accesso. Anche in questo caso non se ne fece nulla. Lo spazio disponibile era troppo piccolo, perché nel frattempo la Fondazione Cassa di Risparmio aveva deciso di realizzare un auditorium in evidente competizione con il Comune. Per ragioni di funzionalità e sinergia era consigliato che le due strutture, Palacongressi e Auditorium, fossero adiacenti. Come è noto poi l’auditorium della Fondazione Carim non si fece.

 

  • Poi vi fu un’accesa discussione se era meglio fare un nuovo palacongressi oppure riqualificare quello esistente. Dopo studi, dibattiti, confronti in consiglio comunale, con i soci pubblici con la governance della Fiera si arriva alla decisione di realizzare il nuovo palacongressi al posto dei padiglioni della vecchia fiera.

 

  • Tutto risolto. Assolutamente No. La zona sud di Rimini, in particolare Miramare. voleva il palacongressi in quella realtà. Nasce un comitato con a capo Franco Albanesi, vulcanico albergatore della zona, Miramare 3000, che raccoglie le firme per un referendum cittadino. La consultazione avviene domenica 23 marzo 2003. Su 108mila elettori parteciparono al voto in 5600. In 4.800 a favore del palacongressi a Miramare. Un risultato, deludente per i promotori, che ha dato il via libera alla progettazione e realizzazione della nuova struttura congressuale in via della Fiera. La stazione appaltante è la Fiera. Il Presidente Lorenzo Cagnoni garantisce rispetto dei tempi e dei costi.

 

  • I lavori si concludono, dopo alcune peripezie tecniche, nel 2011. L’inaugurazione avviene il 26 ottobre 2011. Andrea Gnassi, eletto a sindaco poche settimane prima dell’inaugurazione, si “dimentica” di invitare Alberto Ravaioli sul palco. Era iniziata l’era della cancellazione del passato, giusto per fare una battuta.

 

  • In conclusione la realizzazione del palacongressi, approvato con un accordo di programma in variante al Prg il 14 luglio del 2005, cancella 36mila mq di residenziali (appartamenti) previsti dal Prg del 94-99 (non ero io l’assessore all’urbanistica e neanche assessore) nell’area della vecchia fiera. Doveva essere il motore immobiliare per la realizzazione della nuova fiera di Rimini. Alla fine il motore immobiliare per la realizzazione di Fiera e Palacongressi si limitò a 9mila mq di residenziale con l’aggiunta di 4.500mq di commerciale oltre alla realizzazione di Acquarena approvati dall’amministrazione Gnassi. A proposito di cementificazione e racconti.

Centro storico

Penso non sia una forzatura classificare come grande opera i progetti realizzati negli anni nel centro storico di Rimini. Ho già indicato le iniziative della giunta Chicchi. Ravaioli ha proseguito il lavoro. Un lavoro che ha visto una positiva sinergia tra Comune e Provincia.

  • Cittadella Universitaria. Un accordo di programma con l’università ha individuato gli interventi da realizzare. Navigare Necesse inaugurato nel 2005, studentato al Palace inaugurato nell’ottobre 2010, il complesso del Leon Battista Alberti, la sede di via Angherà, il Lettimi. Era prevista anche la biblioteca universitaria presso l’ex convento San Francesco in via IV Novembre. Opera sospesa dall’università. Investimenti che hanno fatto decollare il polo universitario di Rimini e rilanciato il centro storico che aveva subito la diminuzione degli abitanti e lo spostamento di uffici dello Stato in aree fuori dal centro storico.

 

  • Domus del Chirurgo. Nel 1989, a Rimini, durante i lavori di riqualificazione di piazza Ferrari, vennero alla luce i primi frammenti di quello che sarebbe stato un grande complesso archeologico. Il progetto di conservazione della Domus fu approvato nel 2001 e finanziato dal Comune e dalla Fondazione Cassa di Risparmio. L’inaugurazione il 7 dicembre 2007.

  • Il Museo della Città. La prima inaugurazione nel 1990, il secondo lotto nel 1994 poi gli ampliamenti dopo gli interventi di restauro nel 2003, nel 2007 e nel 2010.

 

  • Il teatro degli Atti inaugurato nel 2001.

 

  • Riqualificazione dell’area dell’Arco d’Augusto.

 

  • Porta Montanara ricollocata in via Garibaldi.

  • Parcheggio Scarpetti Italo Flori. La convenzione di concessione fra il Comune di Rimini e la società contraente Rimini Parking Gest Srl per la realizzazione in project financing di parcheggi multipiano nelle aree Scarpetti e in adiacenza di via Italo Flori è stata firmata dal sindaco Alberto Ravaioli nel 2011. Italo Flori è stato realizzato secondo la convenzione. Il parcheggio Scarpetti doveva partire nell’aprile 2019.

 

  • Cinema Fulgor. Anche in questo caso si tratta di un percorso amministrativo lungo. Il primo progetto è della giunta Chicchi come sede della Facoltà di Cinematografia del futuro polo universitario di Rimini. Durante il mandato di Ravaioli l’università abbandonò la facoltà di cinematografia e di conseguenza anche i finanziamenti per il recupero del Fulgor. Il progetto per altro fu bocciato dalla Soprintendenza non approvando la ristrutturazione di un piano dell’edificio. Fu del sindaco Alberto Ravaioli e dell’assessore Stefano Pivato l’idea di riconvertire Palazzo Valloni nella Casa del Cinema dedicata a Federico Fellini. Iniziò un nuovo percorso amministrativo per adeguare la progettazione fu guidata sempre da Matteini, con esito finale positivo. Poi il reperimento delle risorse per l’istituto Valloni, proprietario dell’immobile. Sempre Ravaioli e Pivato hanno l’idea di affidare allo scenografo Dante Ferretti, già collaboratore di Fellini e vincitore di premi Oscar, l’ideazione del concept per gli interni e degli arredi di Palazzo Valloni. Senza il lavoro delle precedenti amministrazioni non si sarebbe arrivati alla realizzazione ed inaugurazione.

  • Teatro Galli. Chiamamicitta.it si è occupata in più di una occasione della ricostruzione del nostro Teatro. Questo mi permette di limitare all’essenziale le mie considerazioni. Senza il lavoro tenace di Alberto Ravaioli, di Stefano Pivato e della struttura amministrativa e tecnica del comune di Laura Chiodarelli e Massimo Totti a Rimini ora non ci sarebbe un teatro realizzato e funzionante. Non è stato semplice passare da un progetto praticamente esecutivo dell’amministrazione Chicchi, il Teatro di Natalini, ad un nuovo progetto di Teatro all’italiana e quindi la ricostruzione del Teatro Polettiano. Non è stato semplice per le procedure e per rischi di incorrere in denunce penali o amministrative. Ma alla fine andò tutto bene. Anche per le finanze del Comune, perché il progetto Polettiano costava meno del progetto del Natalini. “Con protocollo d’intesa stipulato in data 24 febbraio 2004 furono definite le modalità di realizzazione del progetto di ricostruzione filologica e tipologica del teatro Amintore Galli, individuando il soprintendente arch. Elio Garzillo, quale responsabile della progettazione”. Scriveva Stefano Pivato: “ha vinto il partito dei ‘comeristidoveristi’ e della ricostruzione filologica (o quasi). E per fortuna. Perché, come da decenni sostiene Luigi Cervellati, uno dei padri del teatro Amintore Galli, mentre l’architettura moderna o postmoderna dovrebbe manifestarsi in periferia per caratterizzare la città contemporanea, nei centri urbani le ricostruzioni devono restituire l’autenticità di un’opera d’arte”. Al di là, e al di sopra, delle tante polemiche passate e presenti Pivato sostiene con forza che “Rimini ha evitato uno scempio modernista che avrebbe deturpato definitivamente il suo centro storico”. Nella ricostruzione del Teatro Galli sono stati investiti oltre 36 milioni di euro, 31,7 dei quali finanziati con risorse comunali. La Regione Emilia Romagna ha invece contribuito con 4,7 milioni provenienti da Fondi europei Por Fesr 2007-2013, oltre allo stanziamento di un contributo straordinario di 400 mila euro per la realizzazione della programmazione artistica. La prima amministrazione del sindaco Gnassi si è trovato un progetto esecutivo approvato, finanziato ed appaltato. Evidente che anche grazie al lavoro dell’amministrazione Gnassi si è potuta portare in porto l’opera. Fallimento di alcuni imprese che avevano vinto l’appalto, imprevisti in corso d’opera hanno impegnato i tecnici del Comune ad un lavoro importante. Tuttavia la storia è questa e non si cancella. In conclusione, limitandomi al centro storico, la riqualificazione che oggi tutti noi vediamo è il frutto del lavoro della passione del sindaco Ravaioli e del sindaco Gnassi negare il passato è un torto alla storia, quella vera, per lasciare posto ad un racconto sbagliato.

Il raddoppio del depuratore di Santa Giustina

L’opera viene finanziata interamente da Romagna Acque ma il progetto riguarda anche la dorsale nord – tra Bellaria e Santa Giustina finanziata al 50% da Romagna Acque e per l’altro 50% con Amir che ha permesso la chiusura del Depuratore di Bellaria e di quello Marecchiese ai Padulli trasformato in vasca per la raccolta di prima pioggia. Gli accordi furono firmati nel 2010 dal sindaco Alberto Ravaioli, Tonino Bernabè per Romagna acque, Rodolfo Pasini per Amir e Maurizio Chiarini ad di Hera. Il nuovo depuratore fu inaugurato nel 2015.

Complessivamente, oltre all’ investimento, per il raddoppio per il depuratore il Comune di Rimini ha investito direttamente o indirettamente per interventi alla rete idraulica prima del piano generale del sistema fognario oltre 80 milioni di euro. 

Anche in questo secondo intervento la domanda finale. E’ questo il passato a cui non si vuole ritornare? Quelle opere non andavano fatte? Immagino di No.

Il racconto proseguirà nelle prossime puntate

Maurizio Melucci

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