Sono passati 11 giorni dagli accoltellamenti di Rimini, dal quel sabato 11 settembre in cui quasi per miracolo nessuno è stato ferito a morte dalla furia – ancora inspiegabile – di Somane Duula, il ventiseienne somalo arrestato per tentato omicidio e rapina dopo aver accoltellato quattro donne e il piccolo Tamim, cinque anni, con la vita appesa a un filo nella notte tra l’11 e il 12 settembre. Per lui è arrivato il lieto fine, nel tardo pomeriggio di ieri i medici dell’Ospedale Infermi lo hanno dimesso, sta bene e ci si augura che presto possa iniziare la scuola e sedersi ai banchi della classe di prima elementare a cui è iscritto.
All’indomani è il padre Sunny Abu Bakar a parlare. Condanna il gesto di Duula “terribile e violento che merita l’ergastolo, il massimo della pena”. Rivive i drammatici istanti del pomeriggio dell’11 settembre in Viale Regina Elena. “Io non c’ero nell’istante in cui Somane Duula è piombato di colpo ferendo mio figlio. So che Tamim era con sua mamma a passeggio e con il fratello maggiore. Si erano fermati a chiacchierare nel negozio di un’amica di mia moglie. O meglio i nostri due figli aspettavano nel vicino marciapiede. Poi all’improvviso mio figlio è stato colpito. Sono arrivato poco dopo l’ambulanza. Perdeva molto sangue, sveniva poi si riprendeva e poi sveniva ancora”.
Il fendente ha colpito il bimbo alla carotide. Se la lama fosse penetrata ancora più a fondo di pochi millimetri ci sarebbe stato poco da fare. “Anche i medici nel curarlo – spiega – hanno fatto un gran miracolo. Abbiamo avuto veramente tanta paura quando di notte ci avevano detto che Tamim era in pericolo e anche il giorno dopo quando la Tac aveva evidenziato che le criticità tardavano a risolversi. Ma poi tutto è andato per il meglio“.
Ora Tamim gioca, sorride, scherza con i genitori ma ancora non può tornare a scuola. “E’ andato tutto bene ma Duula ci ha rovinato la vita. Il giudice dovrà essere severissimo“.
Intanto si attende l’esito della perizia psichiatrica sull’aggressore, ora in carcere, per comprendere se fosse in grado di intendere e di volere e quella medico legale sui feriti per appurare che l’intento di Duula fosse quello di uccidere le sue vittime.
Sunny Abu Bakar lavora alla Focchi come assemblatore. Arrivato in Italia nel 2007 (la moglie e invece in Italia dal 2009) era già stato assunto dal Gruppo di Poggio Torriana nel 1999 nella sede di Singapore.