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Il mare d’ inverno, le concessioni demaniali scadute e le verande

E’ indubbio che l’ innovazione turistica, anche e soprattutto se oggetto di tale giusta aspirazione sia l’arenile, deve costituire l’obiettivo strategico fondamentale da perseguire da parte degli  imprenditori del settore se si vuole rimanere competitivi e far sì che il “prodotto rivierasco” possa reggere alla concorrenza di altri lidi e di altri competitor.

 

Il “pubblico”, a sua volta, ha il dovere istituzionale e complementare di offrire gli strumenti di disciplina del urbanistica-edilizia  affinché la realtà demaniale marittima si armonizzi con il resto del territorio ed i vari livelli di legislazione e coordinamento,  dalla  G.I.Z.C ( Gestione integrata delle zone costiere), alla stratificazione gerarchica normativa tra Regione, Provincia e Comune.

Quindi ben vengano anche le proposte da parte dell’ amministrazione comunale di “rivedere” il Piano Spiaggia anche in considerazione dell’ aspetto morfologico dell’ arenile consistentemente mutato rispetto alla situazione che si trovò di fronte all’ epoca l’ arch. Volta nel suo compito di “disegnarlo, normarlo” e proporlo all’ attenzione del consiglio comunale del 2005.

 

Gli enti pubblici che sono chiamati ad intervenire nel procedimento amministrativo di rivisitazione della strumento,  ed in particolare il Comune, la Regione e l’ Agenzia del Demanio, hanno però anche il compito di verificare previamente che gli interlocutori, oltre ad avere la legittimazione politica a parlare di demanio marittimo, che è in capo a tutti i cittadini come dirò a breve, abbiano anche la legittimazione giuridica e l’ attuale disponibilità dell’ “oggetto concessorio” e su questo come sappiamo si possono nutrire moltissimi dubbi in quanto la situazione italiana delle concessioni demaniali marittime a scopo turistico ricreativo, quindi non solo quella riminese è ovvio, è totalmente precaria, incerta e non conforme al diritto euro-unitario tant’ è vero che ogniqualvolta un organismo giudiziario interviene con una pronuncia disapplica la normativa italiana non conforme alla principi giuridici dell’ U.E..

 

Il terreno è minato sotto molteplici profili a cominciare da quello delle varie responsabilità su questo non c’è dubbio, lo ha ribadito anche ieri il Presidente del TAR PUGLIA-LECCE, Antonio Pasca,  ad un convegno interessante a Lecce sul tema delle “Concessioni Balneari” e lo Stato non può continuare “solo ed esclusivamente a legiferare con le proroghe (illegittime)”.

 

Per questo motivo al tavolo di confronto sulla modifica del piano dell’arenile devono essere chiamati a partecipare tutti i soggetti esponenziali portatori di interessi diffusi e collettivi e non solo i concessionari balneari  in quanto il tema riguarda un bene pubblico ( la spiaggia, la costa, gli usi del mare) per noi il più strategico,  non un’ azienda e/o una proprietà privata ad uso e privilegio di pochi . Si dovrà necessariamente parlare di un aumento considerevole delle “spiagge libere”, largamente insufficienti nel comune di Rimini e non solo di verande, ampliamenti di spazi ecc. Sarà necessario anche ascoltare il parere di coloro ai quali il canone e di locazione dell’ attività incide in maniera importante sulla redditività d’impresa e che subiscono una concorrenza sleale di fatto da chi per lo stesso genere di attività ed in posizione privilegiata paga 400 € di canone l’anno.

 

In conclusione ritengo positivo il dibattito che si aprirà tra istituzioni,  categorie economiche e cittadini per affrontare il tema della “spiaggia”; l’ importante è che venga fissato “il paletto fondamentale” che l’ unico padrone dell’ arenile è il cittadino (siamo noi)  insieme all’organo istituzionale che lo deve rappresentare.

 

Roberto Biagini

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