Alzi la mano chi perde il sonno perché le calotte polari si stanno sciogliendo a causa del riscaldamento globale. Saranno ancora meno di quelli che si rivoltano la notte nel letto pensando al progressivo ridimensionamento del ghiacciaio del Monte Bianco.
Occhio non vede, cuore non duole. Mica siamo pinguini o trichechi, lo spessore del pack non è affar nostro, e quanto al ghiacciaio, ma l’avete visto? Non sembra nemmeno fatto di ghiaccio. Il ghiaccio dovrebbe essere bianco con riflessi grigioazzurri, come quello dei cubetti nei cocktail o come il regno di Elsa in Frozen. I ghiacciai alpini invece sono quasi beige, hanno l’aria un po’ zozzetta, vuoi mettere con il candore del Perito Moreno in Patagonia? E comunque tanto sul Monte Bianco non ci andiamo mai, noi preferiamo le valli del Trentino, dove anche quando non ci sono neve e ghiaccio ci sono i cannoni per l’innevamento artificiale, e tanti saluti a Greta.
Poi succede che si scioglie l’umile pista da pattinaggio che ogni anno viene allestita in centro (quest’anno a fianco del teatro Galli), che non sarà la calotta artica e nemmeno il ghiacciaio di Planpincieux, ma che ci permette (o permetteva) di assaporare il lato più ludico del grande freddo. Allora cominciamo a toccare con mano ciò di parlano scienziati, naturalisti e attivisti, e se ci sale un brivido non è per le basse temperature – che non ci sono proprio.
Ieri si sudava senza cappotto e faceva una strana impressione scambiarsi gli auguri di Natale sotto un sole tiepido che manco a Pasqua. I fiocchi di neve e i cristalli di ghiaccio si vedono solo negli addobbi e nelle decalcomanie natalizie, e sui banchi del mercato guanti e sciarpe restano invenduti.
Il 1816 passò alla storia come l’anno senza estate, a causa delle ceneri emanate dall’esplosione di un vulcano asiatico che oscurarono il sole, infliggendo all’emisfero settentrionale un’estate gelida in cui non crebbe niente se non il numero di morti per fame. Duecento anni dopo, e per altri motivi, la tendenza è opposta: forse dovremo abituarci ad anni senza veri inverni. E se i nostri figli dovranno rinunciare a pattinare in piazza Cavour, in compenso i nostri nipoti potranno nuotarci, perché grazie all’innalzamento del livello del mare Marina Centro diventerà Marina Centro Storico…
Vabbè che potrebbero farci un tuffo già adesso, visto che la pista di pattinaggio è diventata una specie di piscina e rischia di restarlo finché le temperature non si abbasseranno sensibilmente, prospettiva improbabile almeno fino a Capodanno.
Quando, come ipotizzano i meteorologi, grandi manovre barometriche nella lontana Russia potrebbero inviarci per la Befana un’ondata di freddo come si deve. Ma nemmeno gli esperti ci mettono la mano sul fuoco, o sul ghiaccio: non ci si può più fidare del mitico Generale Inverno, che pare essersi rammollito anche nelle steppe.
Nel frattempo, prepariamoci a festeggiare questo Natale calduccio, in cui il Bambinello, se non altro, non se ne starà «al freddo e al gelo», facendo risparmiare il fiato al bue e all’asinello. L’unico vero fastidio è che, oltre alle candele rosse, bisogna accendere anche quelle alla citronella. Perché le zanzare non se ne sono ancora andate.
Lia Celi