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“Il futuro del mercato coperto di Rimini passa dall’innovazione”

Alessandro Marchese Imprenditore agricolo, Presidente di Fedagro Rimini interviene sul progetto del nuovo mercato coperto di Rimini e sulle prospettive del settore dell’orto frutta.

 

Mentre si discute, con particolare fervore, intorno alla riqualificazione e alla realizzazione del nuovo Mercato Coperto di Rimini, soprattutto sugli aspetti immobiliari del progetto e sulle norme contrattuali ed economiche che interesseranno la rete dei venditori ambulanti di frutta e verdura, in pochi soffermano la loro attenzione sul radicale cambiamento che ha vissuto e sta vivendo l’abitudine al consumo dei riminesi. A fare da detonatore di questa profonda mutazione, è stata, facile a dirsi, la pandemia che ha ridefinito la mappa del consumo di ortofrutta anche nella nostra città Sebbene nel 2020 gli acquisti al dettaglio siano rimasti sostanzialmente stabili, i riminesi hanno cambiato i loro comportamenti di acquisto e consumo, con effetti che si risentiranno anche nel post-Covid 19. La pandemia ha rimescolato le carte sul fronte dei canali di acquisto.

I supermercati, il dettaglio specializzato, i superettes e i discount proprio nel periodo di lockdown hanno aumentato la loro quota di mercato, mentre gli ipermercati, i mercati rionali e gli ambulanti hanno vissuto una importante contrazione. La pandemia ha inoltre modificato le abitudini di acquisto dei riminesi per canale, promuovendo gli acquisti presso i negozi di vicinato e le vendite on line, per effetto delle limitazioni legate agli spostamenti, spingendo i discount, sostenuti da una maggiore attenzione ai prezzi, e limitando il ruolo dei mercati rionali e dell’ambulantato, per le restrizioni anti-assembramento.

Usciti dalla pandemia e guardando al futuro, alcune di queste tendenze perderanno sicuramente forza, e nel giro di poco tempo si potrà tornare all’acquisto nei canali oggi più penalizzati. Ma, come è facile immaginare, non si potrà e non si tornerà “sic et simpliciter” al come eravamo. Alcune abitudini, nate nel periodo di pandemia, si sono consolidate e bisogna tenerne conto.

Ed occorre che anche il nuovo Mercato coperto di Rimini debba prendere in seria considerazione questa riflessione. Partendo da un principio di fondo; quello cioè di evitare di creare un contesto decisamente sfavorevole per gli ambulanti che attualmente vi operano. Per farlo è necessario reagire, favorendo per loro un ruolo proattivo, finalizzato alla conquista del cliente attraverso l’uso di idee innovative, la specializzazione del servizio, la qualità e competenza, il trattamento personalizzato, ovvero fornendo concrete risposte alla richiesta di quella clientela che non accetta la spersonalizzazione del servizio che, tipicamente, sperimenta presso i punti vendita della grande distribuzione organizzata.

Non è banale parlare, anche a Rimini, di innovazione, ad un mondo, quello del commercio al dettaglio, da sempre, poco propenso a vedersi inserito in un contesto complessivo e che ha sempre vissuto senza grandi bisogni di innovazione. Il commercio è sempre stata un’attività considerata estranea ai significativi processi di rinnovamento e di modernizzazione in quanto ha sempre potuto godere, in passato, di una rendita certa.

In sostanza, occorre promuovere una nuova cultura orientata verso il futuro, di captare le nuove tecnologie e le nuove idee e applicarle al mondo della vendita diretta e di prossimità, al fine di consentire il potenziamento dei loro punti di forza: il servizio pubblico, caratterizzato dai controlli igienico-sanitari e di qualità e la formazione del prezzo in condizione di reale libera concorrenza, la valorizzazione delle produzioni tipiche, soprattutto fresche, del territorio e la gastronomia di qualità.

Alessandro Marchese

Tornando, quindi, al nuovo Mercato coperto di Rimini; che forma debba prendere non è una cosa semplice da immaginare e il tema dovrebbe essere oggetto di ampia discussione in cui coinvolgere la varietà di attori più o meno direttamente legati al mondo dei mercati, come gli operatori stessi, le associazioni di quartiere, le reti di consumo critico o ambientalista, alcune imprese di distribuzione a chilometro zero degli agricoltori, i gruppi di acquisto solidale e l’amministrazione pubblica. Una riflessione in cui, nell’immaginario collettivo, si è fatta sempre più spazio l’immagine di un mercato come la Boqueria di Barcellona, o come il celeberrimo Santa Caterina dove il mercato diventa un mix di vendita di prodotti freschi e locali ma anche servizi al quartiere e artigianato.

Un’ opzione che porterebbe certamente al rilancio del mercato, ma che trova nel suo percorso un grande problema che l’Amministrazione comunale dovrà assolutamente provare a risolvere con chiarezza e tempestività: l’aumento dei prezzi di affitto degli stalli con conseguente esclusione di molti degli operatori coinvolti prima del trasloco ed il rischio che tali canoni comportino aumenti nei prezzi di vendita tradendo quella funzione di calmieratori di prezzi che il mercato ha storicamente ricoperto. Il futuro del Mercato coperto di Rimini è ancora tutto da costruire ma solo la collaborazione delle varie realtà esistenti e attive a Rimini potrà costruire una visione collettiva per questo bene pubblico, che sia economicamente auto-sufficiente, socialmente inclusiva e ambientalmente sostenibile.

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