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Il Festival della guitteria

Se non lo avete avevate ancora fatto, eccovi l’occasione di ammirare il logo MiM, il nuovo gioiellino grafico partorito dal governo, per mano del suo ministero ridicolmente chiamato “dell’Istruzione e del Merito”.

Io che non sono particolarmente sveglio, ci ho messo un po’ a capire che quel coso nel mezzo fosse una I sovrapposta al sottomultiplo della fiamma tricolore di Fratelli d’Italia e non un gelato di etnia lollobrigida o, peggio ancora, un azzardato “cefalo fallico” di puro stampo sovranista.

Non ho invece avuto dubbi – poiché la cosa è lapalissiana – a riconoscere che i rigonfiamenti da cui è intrappolata quella I, più che due M stilizzate, costituiscono in realtà il rimaneggio grafico del fascio littorio.
Non è difficile capire che il nostalgico ricordo di quel simbolo alberghi ancor oggi, inconsciamente o meno, in tanti adepti del clan meloniano, alimentando una cultura “neofascista di fatto” a cui si accodano volentieri anche molti seguaci del caporione leghista, che in questi giorni ci sta dando l’ennesima conferma della sua pachidermica pacchianeria istituzionale e della sua rozzezza culturale.

Come poter altrimenti giudicare l’incredibile insensibilità con cui ha equiparato il dramma delle alluvioni di questi giorni in mezza Italia con la sconfitta del suo Milan in quella che io continuo a chiamare “la Coppa dei Campioni”? Questa la sua scala del dolore, «Cuore e impegno (e telefono che squilla di continuo) dedicati ai cittadini di Emilia e Romagna che lottano con acqua e fango. Un Milan senza cuore, grinta e idee non merita neanche un pensiero».

Bisogna capirlo, Salvini. Nella Lega sono oramai più i mugugni che suscita dei consensi che raccoglie, e nel governo è sempre più lo zimbello di turno, oscurato perfino da un trottapiano come Tajani. Così ha bisogno di cogliere ogni occasione per “montar su”, come si dice, e far sapere che c’è anche lui. Prendiamo ad esempio la sua ostentazione di primogenitura nell’operazione che sta portando ad una sorta di strisciante neofascistazione della Rai, che presto tornerà ad assomigliare all’Eiar di mussoliniana memoria.

Tutti gli altri, a partire dalla Meloni, la stanno portando avanti sottotraccia, perché non è facile far accettare neppure a tanti cocaloni che votano Fd’I o Lega l’immane cacciata di giornalisti, giornaliste, artiste e artisti di grande livello, per fare posto a indecorosi portaborse dei nuovi despoti.

Dice: “Ma in Rai c’è sempre stata lottizazione”. Sì, è in gran parte vero. Ma vuoi mettere “lottizzare” portando in Rai Sergio Zavoli, Umberto Eco, Monica Maggioni, Enzo Biagi, Angelo Guglielmi, Giovanna Botteri, Corrado Augias, Giorgia Cardinaletti, Milena Gabanelli e altri di simile livello, o raccattare guitti servizievoli come quel Pino Insegno, apripista di ogni comizio della Meloni? O, come si mormora, pensare di sostituire lo scacciato Fabio Fazio con Luca Barbareschi?

Ecco, anche in questa immonda vicenda Salvini ha voluto buffoneggiare da primattore, con quel “Belli Ciao” rivolto a Fazio e Luciana Littizzetto, che vengono seguiti ogni domenica da un numero di telespettatori di gran lunga superiore a quello degli elettori della Lega.

Bisogna però riconoscere che la Litizzetto ha aggiunto una recentissima malefatta a quelle di cui s’è macchiata nei tanti anni di eversiva “complicità comunista” con Fabio Fazio, già di per sé sufficienti a meritarle di essere cacciata dalla Rai.

Come oramai sanno tutti, domenica sera lei ha infatti voluto strafare, osando inserire anche Nostra Signora Mimma Spinelli in un simpatico componimento ironico, giocato sui nomi di alcuni parlamentari di ogni partito.
Alle sue colpe pregresse ha così aggiunto un intollerabile affronto ad una delle Fratelle d’Italia che ogni giorno si fanno in quattro per regalare un sorriso al Paese. Anzi alla Nazione, perché Paese è un termine che sa un po’ troppo di sinistrume; per non parlare di “Repubblica”, una parolaccia che la “Sora Lella Meloni” evita accuratamente di pronunciare nei suoi coloriti monologhi in romanesco.

Sicuramente quella tapina della Litizzetto credeva di dedicare una simpatica battuta soltanto ad una parlamentare, ignorando che invece la Spinelli si porta dietro mezzo mondo istituzionale.

Non c’è dunque da stupirsi se alle 83 sue battute s’è vista all’indomani rispondere con le 1440 della Spinelli in versione sette vite politiche. Via con l’elenco:
1) Senatrice; 2) componente della Commissione permanente Affari Costituzionali; 3) componente della Commissione permanente Affari Sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale; 4) componente della Commissione speciale per l’esame degli atti urgenti presentati dal Governo; 5) componente della Delegazione parlamentare italiana presso l’Assemblea del Consiglio d’Europa; 6) Vicesindaca (pardon, vicesindaco) del Comune di Coriano: 7) Assessore del Comune di Coriano; 8) Consigliere della Provincia di Rimini.

Pare sia inoltre in procinto di essere nominata Consigliera della Pro Loco e vice-allenatrice del Calcio Tropical Coriano.

Nando Piccari

Post scriptum
Grazie Riziero.
Con la tua brillante rielezione a Sindaco di Gemmano… è un po’ come se anche noi avessimo vinto con te.
Onore al tuo volenteroso avversario. Al quale, essendo per di più un militare, sarà forse poi venuto in mente un famoso proverbio: “Scherza coi fanti ma lascia stare i Santi”.

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