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Il comune di Rimini non vuole nuove regole per i monopattini

L’assessore alla mobilità del Comune di Rimini, interviene sulla proposta di legge di Forza Italia su limitazioni per l’uso dei monopattini.

“Rimini è stata tra le prime città a scommettere sulla micromobilità elettrica, tra le apripista in Italia all’uso dei monopattini in sharing per muoversi in maniera sostenibile ed efficiente, con eccellenti risultati in termini di utilizzatori e di gradimento. Abbiamo accompagnato l’introduzione di un servizio innovativo, integrato in un quadro generale di potenziamento delle infrastrutture ciclopedonali e di ripensamento del trasporto pubblico, nella convinzione che queste forme di mobilità green siano centrali nel disegno delle città di domani. Ci crediamo tanto da rilanciare nella stagione estiva che è alle porte, incrementando la flotta di monopattini, bike e scooter elettrici a disposizione dei cittadini e dei turisti.

Un investimento verso un nuovo modo di spostarsi nelle aree urbane che potrebbe incagliarsi nelle maglie del disegno di legge presentato da un gruppo di parlamentati di Forza Italia per la disciplina organica della circolazione dei monopattini elettrici. Il testo, in discussione dalla scorsa settimana alla Camera, introduce alcune novità per l’utilizzo dei mezzi che, ricordo, dal gennaio 2020 sono stati sostanzialmente equiparati ai velocipedi: nello specifico nel testo ora in discussione si propone di consentire la guida solo ai maggiorenni, l’obbligo di indossare il casco e del giubbotto catarifrangente e il divieto di circolazione dopo il tramonto. Si parla inoltre di definire la velocità massima su strada a 20 chilometri orari (km/h) e la possibilità di circolare solo sulle strade urbane con un limite di velocità di 30 km oltre che sulle piste ciclabili.

Se trovo condivisibile limitare le velocità di questi mezzi ai 20 km/h – cosa per altro già in atto a Rimini per i sistemi di sharing ai sensi delle disposizioni inserite a livello comunale – non mi trovo d’accordo sul resto delle proposte avanzate anche perché rischierebbero di far fare al nostro paese dei passi indietro non solo sulla micromobilità elettrica ma temo anche su quella ciclabile. Alcune delle misure in discussione infatti rischiano di essere controproducenti poiché non hanno un valore aggiunto in termini di sicurezza e allo stesso tempo rischiano di disincentivarne l’utilizzo anziché regolarlo.

Il tema è tutt’altro che banale, perché in ogni caso parliamo di sicurezza stradale su cui la massima attenzione e impegno sono d’obbligo. Ma non è con l’obbligo del casco e di una pettorina o, come si sente proporre da più parti, con la possibile introduzione di una ‘targa’, la soluzione ad un tema, quello della sicurezza su strada, che deve essere affrontato nel suo complesso. Partiamo da una considerazione: il livello di incidentalità che coinvolge i monopattini a Rimini è molto basso. Se allarghiamo lo sguardo alla mobilità attiva in generale (pedoni, ciclisti, ecc), si nota che gli incidenti più gravi sono causati principalmente dallo scontro con mezzi a motore e sono legati all’eccessiva velocità di quest’ultimi, alla mancata precedenza, al non rispetto degli attraversamenti pedonali.

Credo che si debba cogliere l’opportunità data dalla sempre maggiore attenzione verso la mobilità attiva – ciclabile, pedonale e micromobilità elettrica – per lanciare una sfida più coraggiosa e sicuramente più impegnativa, ma di certo con risultati più efficaci. Serve infatti un generale ripensamento della mobilità delle aree urbane, andando magari nella direzione di un’estensione delle ‘zone 30’, dove cioè il limite massimo di velocità dei veicoli non può superare i 30 km orari, e arrivando a insediare anche ‘zone 20’ dove è ancora più necessario tutelare pedoni e ciclisti.

Affrontare la disciplina della mobilità sostenibile con uno sguardo complessivo significa anche tener conto delle esperienze degli altri paesi – Parigi, le città spagnole, ad esempio, per non parlare dei paesi nordici, stanno andando tutte nella direzione di ridurre le velocità in ambito urbano – e anche della necessità di definire un quadro quanto più omogeneo possibile a livello europeo sulla circolazione dei veicoli, siano essi automobili, biciclette o monopattini”.

 

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