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I tesori di Sigismondo e Re Roberto: esposti a Cesena due preziosi codici malatestiani

Roberto d’Angiò e Sigismondo Pandolfo Malatesta: due grandi personaggi che rivivono nei preziosi cimeli malatestiani esposti al pubblico nel mese di novembre  nella Biblioteca Malatestiana di Cesena. Due codici molto diversi tra loro per  stile ed epoca di realizzazione, uno del XIV secolo in pieno gotico, l’altro di quello successivo allo sbocciare del Rinascimento. E anche come provenienza: il codice di Re Roberto “il Saggio”, Satyrica historia, fu realizzato alla sua corte di Napoli forse intorno al 1330. Il De re militari è invece la celebre opera che Roberto Valturio portò a termine per il suo signore Sigismondo Pandolfo Malatesta nel 1462. Oltre alla consuete decorazioni calligrafiche, i due codici hanno in comune l’abbondanza di splendide immagini inserite a chiaro scopo esplicativo del testo. Come durante le precedenti esposizioni di codici nell’Atrio della Malatestiana, anche questi due manoscritti sono sfogliabili online seguendo il link indicato per ciascuno.

Roberto d’Angiò (Torre di Sant’Erasmo, 1277 – Napoli, 16 gennaio 1343) fu dal 1309 Re di Napoli e (nominalmente) di Gerusalemme,  Conte d’Angiò, del Maine, di Provenza e di Forcalquier. Indiscusso leader dei Guelfi, fu Vicario del Papa in Romagna dal 1310, prendendo parte in prima persona alle lotte delle fazioni locali. Suo stretto alleato fu Malatestino “dall’Occhio”, che Dante battezzò il “Mastin Nuovo” in quanto figlio del “Mastin Vecchio” da Verucchio, assieme al quale aveva preso la signoria di Rimini facendo strage dei ghibellini Parcitade. Tino, come viene quasi sempre citato nelle cronache, fra l’altro grazie all’aiuto angioino umiliò gli ormai lontani parenti Malatesta conti di Sogliano spegnendo le loro ambizioni su Cesena, che lasciò al governo di suo nipote Uberto di Ghiaggiolo. Un codice tanto prezioso può essere giunto alla corte riminese verso la metà del secolo, quando la figlia di Roberto, la regina Giovanna, ebbe molti motivi di gratitudine verso Malatesta “l’Antico”, più conosciuto come Guastafamiglia, che le aveva ripulito il regno dalla terribile compagnia di mercenari di Fra’ Moriale.

Roberto Valturio (Rimini 1405 – Rimini 1475) giurista, diplomatico, umanista, fu uno dei principali consiglieri di Sigismondo Pandolfo Malatesta. La sua opera De re militari, concepita soprattutto come prezioso cadeau diplomatico e propagandistico, conobbe un successo straordinario e internazionale, tanto da essere fra i primissimi libri illustrati stampati in Europa, nel 1472. Ma l’esemplare esposto a Cesena è una delle copie originali del 1462 scritte e decorate dalle mani degli amanuensi.

Il due codici

S.XI.5 Paolino Veneto, Satyrica historia (circa 1330)
Codice membranaceo con testo su due colonne in scrittura gotica (littera textualis) di due mani. La legatura risale a un restauro del 1980. La lettera iniziale di ogni capitolo è riccamente miniata. Lungo i margini di numerose carte sono raffigurate scene a tema biblico, storico e numerosi personaggi illustri. In totale si contano circa 145 illustrazioni. Il manoscritto è databile agli anni trenta del XIV secolo: una nota posta al margine di una carta conferma che il codice dal 1389 era presente nel convento di San Francesco a Cesena. Le 145 illustrazioni sono suddivisibili in due cicli tematici: il primo, definito pre-cristiano, inizia con la cacciata dal paradiso di Adamo ed Eva fino alla battaglia fra Ottaviano e Antonio. Il secondo tema inizia dall’annuncio a Zaccaria della nascita del figlio Giovanni Battista, terminando con la Crocifissione di Gesù.

Il codice di Re Roberto

Paolino era un frate francescano, poi vescovo di Pozzuoli, nato nel 13° secolo e la sua Historia è un racconto diviso in capitoli sulla storia del mondo, che mescola episodi sacri e profani. L’ampio apparato iconografico, 145 scene ben dettagliate tracciate a penna nel margine inferiore delle carte, aveva scopo didattico ed esplicativo e oltre a numerose scene bibliche sono presenti molte raffigurazioni belliche, per andare incontro ai gusti dei nobili, dediti all’arte della guerra. Le immagini sono realizzate in funzione dei temi affrontati nel testo, per invitare a riflettere sul significato della storia narrata. Il codice è stato prodotto in ambiente napoletano e per un certo tempo si è creduto che lo stesso re Roberto d’Angiò ne avesse glossato le carte.

S.XXI.1 Roberto Valturio, De re militari (1462)
Codice membranaceo in scrittura umanistica per mano di Sigismondo di Nicolò Tedesco, con inchiostro bruno e inchiostro rosso per i titoli. La legatura risale a un restauro del 1931 (Dante Gozzi, Modena). Novantaquattro disegni a penna acquarellati in seppia, che raffigurano macchine da guerra e strumenti d’assedio. Il manoscritto, composto alla corte di Sigismondo Malatesta, con le sue raffigurazioni belliche riveste una funzione propagandistica del signore di Rimini, nonché committente del codice, come solo generale moderno degno di essere affiancato a quelli antichi per il suo valore e per le sue abilità militari.

Il codice di Sigismondo

Roberto Valturio, consigliere di Sigismondo Pandolfo Malatesta, scrisse nella metà del 15esimo secolo questo importante trattato su ogni aspetto della guerra, con un ampio apparato iconografico adatto ad esplicare il testo, ma anche a rafforzare l’immagine di Sigismondo come “uomo d’arme e di tecnica”. Il valore non tanto artistico quanto tecnico e descrittivo delle immagini è riscontrabile anche in altri esemplari manoscritti e a stampa di quest’opera, a dimostrazione che le immagini ne erano parte integrante e si è quindi ipotizzato che dallo scritto di Valtruvio siano state realizzate più copie, a scopo propagandistico. Sembra anche che proprio le illustrazioni del De re militari abbiano ispirato a Leonardo da Vinci la realizzazione di tanti strumenti bellici da lui proposti a Ludovico il Moro. Realizzato a Rimini, questo esemplare – destinato a Malatesta Novello come dono da parte del fratello Sigismondo – venne completato a Cesena, con le tipiche iniziali decorate a “bianchi girari”.

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