Cerca
Home > La Torre di Babele riminese > I cent’anni del PCI in Emilia Romagna, la mostra a Rimini

I cent’anni del PCI in Emilia Romagna, la mostra a Rimini

“Partecipare la democrazia. Storia del PCI in Emilia-Romagna – Catalogo della Mostra”
A cura di Carlo De Maria con la collaborazione di Eloisa Betti, Mirco Carrattieri, Tito Menzani.
Pendragon.

In questo ultimo anno sono molte decine i volumi usciti sulla storia del Partito Comunista Italiano in occasione del centenario della sua nascita nel gennaio 1921 a Livorno. Storici, intellettuali, giornalisti: ognuno ha provato a mettere un nuovo tassello alla conoscenza della sua storia, sul ruolo giocato in Italia e a livello internazionale, sulla caratura dei suoi dirigenti.

Ma oltre a questi studi “nazionali” in molte realtà territoriali sono uscite nuove pubblicazioni “locali” che, assieme a quelle note, contribuiranno a far conoscere storia e personaggi delle realtà provinciali e comunali.

In occasione di questo anniversario l’Emilia-Romagna non poteva mancare. La rete delle Fondazioni Democratiche dell’Emilia-Romagna, assieme agli Istituti Storici della Resistenza, gli archivi UDI, le Università presenti in Regione nel 2019 hanno dato vita al progetto “Partecipare la democrazia. Storia del PCI in Emilia-Romagna”. Un consistente gruppo di studiosi si è messo al lavoro per produrre una Mostra, un sito, alcuni volumi tematici su aspetti particolari dell’azione di governo dei comunisti nella nostra Regione. Il sito è aperto (www.parteciparelademocrazia.it), anche se è ancora un working in progress, la Mostra (nonostante i ritardi provocati dai lockdown causati dalla pandemia di covid) è stata allestita nelle principali città capoluogo della regione (a Rimini sarà aperta dal 14 al 23 gennaio 2022 presso la Sala delle Teche al piano terra del Museo Comunale), i volumi con l’esito degli studi effettuati sulle tematiche scelte di valore regionale usciranno entro quest’anno.

Ha scritto Mauro Roda, Presidente della Fondazione Duemila di Bologna, anima e motore dell’intero progetto, nella Presentazione al Catalogo della Mostra: “’Partecipare la Democrazia’ è un progetto ambizioso, intento a salvaguardare la memoria e a offrire spunti di riflessione sul bisogno di innovare la politica (…) Il PCI è stato, particolarmente in questo territorio, per tanti, patrocinatore di impegno sociale e civile nella costruzione della moderna società democratica”.

E’ partendo da queste considerazioni che le pagine del catalogo raccontano, non le vicende interne del Partito, ma la sua azione costante, continua nella società, alla guida degli enti locali, per lo sviluppo economico dei territori. Dal 1921, piccolo partito di rivoluzionari, passando attraverso la lotta clandestina e l’esilio antifascista, il PCI fu capace di trasformarsi, dopo la Seconda Guerra Mondiale e la Resistenza, in un grande partito di massa.

Il Partito dal 1945 si organizzò nelle diverse province. “Per il Partito comunista, il Comune non era solo il centro dell’azione politico-amministrativa, ma anche il cuore nevralgico della vita cittadina. A partire dal controllo dell’amministrazione comunale il Partito rivendicava un protagonismo a tutto campo”.

Scrive De Maria: “In buona parte della Romagna, il PCI, diversamente da ciò che avvenne nei capoluoghi emiliani, rimase per lungo tempo all’opposizione, dopo la stagione delle giunte unitarie post-belliche. A Forlì, per ben 19 anni, dal 1951 al 1970, i comunisti furono all’opposizione (…). Anche a Cesena, come nelle vicine Forlì e Ravenna, il PCI rimase lungamente escluso dal potere locale”. A Rimini no. Il PCI fu sempre al governo della Città, fatto salvo per i periodi in cui il potere centrale, attraverso i prefetti, commissionarono il governo cittadino, sospendendo il Sindaco Walter Ceccaroni.

“Lungo gli anni ’50, nel contesto dello scontro ideologico della guerra fredda, furono durissime le condizioni nelle quali gli enti locali guidati dal PCI si trovarono a operare: il centralismo amministrativo e finanziario; la mancata attuazione del dettato costituzionale per quanto riguardava le autonomie; gli abusi operati in sede di controllo dai prefetti e dal governo; una legislazione ai margini e spesso al di fuori della norma costituzionale; uno Stato ispirato dal retaggio fascista e dalla guida democristiana alla più rigida discriminazione a sinistra. Una situazione di ‘accerchiamento’ alla quale faceva riscontro un ripiegamento identitario del PCI emiliano-romagnolo in una sorta di ‘contropotere rosso’”.

In questo quadro politico, intorno alla metà degli anni ’50, Rimini fu protagonista di uno degli scontri più duri tra amministrazioni “rosse” e prefetture. Esso fu un “caso ”nazionale”. A fianco di Ceccaroni si schierò senza reticenze il Sindaco di Bologna Giuseppe Dozza, che aveva già dato alle stampe l’opuscolo “Il reato di essere Sindaco”.

E poi, Catalogo e Mostra, ripercorrono gli anni ’60 e ’70, quelli dove nasce “il modello emiliano-romagnolo”, che registrano l’impetuosa crescita economica e dove si afferma il tema della programmazione. Ed infine gli anni ’80, quelli della crisi della sinistra e del declino della partecipazione politica. Il XX Congresso del PCI a Rimini il 31 gennaio 1991 sancì la fine di una storia, e l’avvio di altre esperienze politiche e partitiche della sinistra italiana.

Nel Catalogo, dopo il racconto cronologico, sono trattati una serie di temi: le donne, il welfare territoriale, i giovani, le comunità operaie, le feste de L’Unità, le case del popolo, le cooperative, i distretti industriali, le relazioni internazionali, gli eretici e i dissidenti.

Nella Mostra e nel Catalogo numerose sono le fotografie provenienti dall’Archivio fotografico del PCI riminese raccolto e conservato presso l’Istituto Storico della Resistenza.

Paolo Zaghini

Ultimi Articoli

Scroll Up