Confesso, sono un socio fondatore dl PD ma nel 2016 non mi sono iscritto. Il motivo? Provo a farne un breve elenco:
- non sono d’accordo sulla abolizione dell’IMU sulla prima casa di Marchionne. Meglio, con quei soldi, incidere sul cuneo fiscale.
- non sono d’accordo sulla “mancetta” degli 80 euro per favorire i commercianti. Poi, alla recente assemblea della Confcommercio ho scoperto che non sono d’accordo neanche loro. Meglio, con quei soldi, aprire il capitolo del reddito di cittadinanza. Bastava un segno! Dopo non possiamo lamentarci se la povera gente non vota PD.
- non sono d’accordo sull’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Per di più l’effetto sull’economia e sull’occupazione è stato irrilevante. I nostri problemi si chiamano produttività e investimenti.
- non mi piace la riforma “Boschi” della Costituzione, sia per ragioni di tecnica giuridica che per cultura democratica.
- non sono d’accordo con l’Italicum che, per i miei gusti, assomiglia troppo alla Legge Acerbo del 1923 (soglia al 25% e premio al 66% della Camera). Ho sempre sostenuto il doppio turno di collegio che trovo necessario soprattutto ora per riavvicinare i cittadini alla politica.
- non sono d’accordo con Andrea Guerra, il finanziere amico del Segretario e assiduo alla Leopolda, quando dice “…il Sindacato non ha mai creato un posto di lavoro!”.
- non condivido (e mi fa anche un po’ paura) ciò che scrive la Banca d’Affari americana J.P. Morgan, una dei responsabili della crisi, in un documento del 2013: “I sistemi politici delle periferie e le loro Costituzioni mostrano…protezione costituzionale dei diritti dei lavoratori…contemplano il diritto alla protesta contro i cambiamenti allo status quo politico. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino queste caratteristiche”. Magnifico, la crisi è colpa dei diritti dei lavoratori! L’equilibrio fra decisione e partecipazione va spostato dunque sulla decisione, con modifiche alle costituzioni nate dalla lotta ai fascismi del ‘900! Questa mi pare di averla già sentita.
- non sopporto l’indifferenza verso le diseguaglianze crescenti e un partito che non discute più delle loro cause per aggredirle.
- non mi piace un partito che non è più presente nella società, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nei quartieri. Soprattutto non mi piace un partito di sinistra che non si preoccupa di ciò, anche perché questa assenza rende impossibile il cambiamento.
Tuttavia questi sono anche i motivi per cui ho deciso di iscrivermi al PD. Sono stato abbastanza chiaro?
Domani andrò a trovare il Segretario del mio Circolo, il compagno Giulio Buccolieri, e gli chiederò la tessera 2016.
Giuseppe Chicchi