Botte, estorsioni ad imprenditori e regolamenti di conti tra due cellule camorristiche rivali. A Rimini stava per esplodere una vera e propria guerra di camorra, scongiurata solo grazie a un’indagine lampo dei Carabinieri della Compagnia di Rimini, coordinata dalla Procura romagnola e da Procura di Bologna, direzione distrettuale antimafia. In manette, nel mattinata odierna, sono finite dieci persone al termine di una maxi operazione cha ha visto coinvolti 150 Carabinieri tra Toscana, Emilia Romagna, Toscana, Campania e Lazio. Si tratta di misure cautelari emesse dal Tribuale di Bologna. Sette degli arrestati si trovano ora in carcere con l’accusa di associazione di stampo mafioso, tre ai domiciliari con quelle di percosse e lesioni. Le indagini sono partite nell’ottobre nel 2018 e hanno permesso ai Carabinieri di sgominare due associazioni di stampo camorristico. La prima già radicata e attiva da tempo sul territorio la seconda costituita solo di recente ma intenzionata a imporsi sul territorio con la violenza.
Nei dettagli, una costola di un clan camorristico di Napoli si era costituita di recente a Rimini. Operava nel cuore della Romagna con metodi brutali dai particolari inquietanti. Botte con tanto i martellate sulle mani volte a lasciare un segno indelebile sulle vittime, estorsioni, regolamenti di conti. E poi la tipica condotta di stampo camorrista intrapresa con gli imprenditori. Prima le intimidazioni, poi l’assoggettamento e infine l’estorsione ai danni di imprenditori attivi sul territorio, in particolare il titolare campano di una ditta di autotrasporti riminesi molto attiva sul territorio. Non mancan il riciclaggio per ripulire i soldi guadagnati con l’attività estorsiva, in particolare tramite un’agenzia di autonoleggi, la Viserba Rent di Rimini intestata ad Armando Savorra, pluripregiudicato napoletano di 62 anni, ma di fatto gestita da Acampa Antonio, un conterraneo di 40 anni, ritenuto il braccio destro di Ciro Contini, nipote del boss Eduardo Contini attualmente in carcere a Napoli. Ed è proprio attorno alla figura di Ciro Contini, trentenne, che ruotano le vicende che hanno portato agli arresti odierni.
Il trentenne si era distaccato dal clan guidato dallo zio scegliendo di stabilirsi in Riviera con tanto di residenza Rimini. Quiin poco tempo era riuscito a stipulare un vero e proprio sodalizio di stampo camorristico. Per affermarsi aveva iniziato a intimidire le associazioni di stampo eguale già attive nel capoluogo romagnolo. Della prima facevano parte Massimiliano Romaniello, di 45 anni, Antonio Di Dato, di 43 anni, e Giuseppe Ripoli di 41, il secondo era un criminale considerato autonomo, Rosario Pio De Sisto, pluripregiudicato di 61 anni legato al clan dei Nuvoletta di Napoli. E’ proprio quando quest’ultimo viene malmenato dai sicari di Contini, tre napoletani “trasfertisti”, che molti riminesi giurano di aver avvistato per le strade mentre sfrecciavano a bordo dei loro scooter senza casco, che iniziano le indagini.
De Sisto subisce nell’autunno del 2018 un tentativo di estorsione da parte del sodalizio guidato da Contini che tenta di costringerlo a favorirgli ben 30.000 euro. Per far capire al rivale di essere intenzionati a imporsi con le cattive, i nuovi arrivati lo pestano brutalmente. Lui, De Sisto, nell’ottobre del 2018 corre al Pronto Soccorso, dove il referto parla chiaro: 50 giorni di prognosi. Qualche tempo dopo, sarà Ripoli, uno dei membri della cellula già attiva a Rimini a subire lo stesso trattamento nel capannone di un imprenditore cui la banda di Contini estorceva 3.000 euro al mese. In questo caso il pestaggio è stato piuttosto cruento, sotto la minaccia delle armi e con violente martellate sulle mani del malcapitato. Anche in questo caso il fine era stato quello di intimidire la banda rivale.