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Gnassi: “Così Rimini cambierà davvero”

Dopo il trionfo elettorale e la prima estate del suo secondo mandato, per il sindaco di Rimini Andrea Gnassi si apre la stagione amministrativa vera e propria. In questa intervista a tutto campo il primo cittadino precisa quale percorso intende seguire.

Le linee programmatiche votate ai primi di agosto delineano soprattutto il proseguimento sulla strada intrapresa durante il suo primo mandato. Tirando le somme, quale fra gli atti compiuti durante gli ultimi cinque anni non rifarebbe e di quale invece va più fiero?

“Non scarterei neanche gli errori, perché anch’essi sono stati frutto di una elaborazione integrata e complessiva, lontana dalla logica degli interventi spot che se nell’immediato forse ti portano qualcosa in termini di piccolo consenso, in prospettiva quasi sempre si rivelano inutili se non nocivi alla città. Questo conduce al secondo aspetto della questione, avere cioè cercato, o tentato, di ragionare su Rimini in termini complessivi e non per singole parti.
Il discorso sarebbe lungo, ma provo a sintetizzarlo così: la storica, tiepida appartenenza dei riminesi ai destini della comunità, si specchia e, al medesimo tempo, è conseguenza di uno sviluppo non raramente disarmonico, sia sociale che urbanistico. Utilizzare per decenni l’area di Castel Sismondo come un’anonima area di sosta o circondare l’Arco d’Augusto con due parcheggi ‘abusivi’, spiega bene questo ‘deficit funzionale’, che si riverbera poi nella precaria capacità di sentirsi parte di una storia comune. Ogni nostro intervento porta con sé l’ostinata volontà di restituire ai luoghi la loro funzione originale e potenzialmente in grado di garantire a Rimini una nuova via allo sviluppo. E questo, credo, sia un elemento percepito, in cui la comunità si riconosce con orgoglio e fierezza”.

Riguardo il centro storico, con gli interventi su Teatro, Castel Sismondo, area del Ponte di Tiberio, cinema Fulgor, oltre al miglioramento degli arredi un po’ ovunque, quasi tutte le “ferite” più dolorose sono state sanate. Per l’ultima, palazzo Lettimi, cosa è previsto?

“Non dimenticheremo Palazzo Lettimi, così come la Gambalunga, la Biblioteca Universitaria e gli spazi dentro le mura. Però è chiaro che questa sarà la legislatura in cui chiederemo alla comunità di impadronirsi di un ruolo attivo, da protagonista. In questo senso cercheremo con maggiore sistematicità di portare avanti una moral suasion nei confronti dei privati affinché lo strumento dell’Art Bonus, finalmente attivo in Italia, possa essere assunto quale strumento privilegiato per garantire la valorizzazione del patrimonio storico e artistico attraverso capitali privati, avendo questi comunque un ristoro non solo in termini di prestigio ma anche fiscale. Nelle prossime settimane incontreremo gli ordini professionali della città proprio per illustrare le opportunità insite nell’Art Bonus, stimolando l’interesse di imprese e imprenditori”.

Poi ci sono i grandi “buchi neri”: Murri, colonie Novarese e Bolognese, nuova questura, area Ghigi. Secondo lei quali potrebbero essere le soluzioni?

Situazioni diverse l’una dall’altra: ci sono operazioni finite nell’occhio del ciclone della crisi economica italiana, e mi riferisco alle colonie in particolare; ce ne sono altre pasticciate e vergognose  che chiamano in causa anche livelli istituzionali sovraordinati, e mi riferisco alla Questura. Non esiste la soluzione totale ma soluzioni differenti, in un quadro normativo e legale spesso davvero complesso, considerata la situazione, dalle banche ai fallimenti. L’idea sulle colonie è quella di riprenderci, come Comune, un ruolo attivo,  anche in considerazione della strategicità di quelle strutture nella  pianificazione che stiamo portando avanti. Credo ad esempio che entro pochi mesi il Comune di Rimini potrebbe riavere nella disponibilità il comparto Novarese per essere un interlocutore certo e istituzionale a beneficio del futuro dell’area. Ma in questo caso, come in quello della Murri, sono in corso relazioni con i curatori fallimentari degli immobili. Sulla Questura è aperto da pochi giorni un tavolo tecnico con il Ministero dell’Interno: qualunque soluzione possa scaturire non può prescindere dal superamento di quella situazione scandalosa che vede degradare velocemente un nuovo complesso edilizio nel bel mezzo della città. Sulla Ghigi, vicenda anch’essa legata al fallimento di un privato che dunque non ha rispettato i termini degli accordi con l’Ente pubblico, stiamo definendo una soluzione nei limiti del ruolo che appunto un Ente pubblico può assumere secondo leggi e norme vigenti. E questo, mi si permetta, è un lavoro molto duro”.

Il parco del mare è certamente la scommessa più grande per la Rimini
turistica. Quali opportunità si apriranno in concreto? E quali potrebberoessere gli ostacoli più complicati da superare?

“Non la faccio lunga: l’opportunità è quella di riprenderci ciò che abbiamo perso negli ultimi 30 anni in termini di presenze turistiche e di ruolo attrattivo in ambito internazionale. Ovvero un contesto innovativo, fortemente riqualificato e rigenerato, capace di mettere quotidianamente sul tavolo una serie straordinaria di nuovi servizi. Dico spesso che questa è l’ultima occasione per il sistema turistico locale di rilanciarsi, ristrutturando il futuro su basi inedite. Gli ostacoli… Più che altro non vorrei che il Parco del Mare fosse culturalmente inteso come l’occasione per protrarre un modello maturo, una semplice fotografia dell’attuale con dentro ciò che va bene insieme a quello che non va bene per nulla. Gli obiettivi per cui nasce il Parco del Mare sono chiari: spazio alla conservazione o alla restaurazione non ve ne sarà”.

Gli interventi sulla viabilità e l’ambiente, con il piano fogne, sono certamente i punti su cui lei ha riscosso più consenso. Cosa resta ancora dafare e quali tempi prevede?

“Questo mandato vedrà il completamento di tutta la pianificazione già avviata, a cominciare dal Piano di salvaguardia della Balneazione entro il 2020, e della grande e media viabilità nel giro di tre anni. Aggiungo un elemento: la viabilità sarà una parte di un programma più ampio di riequilibrio del modo di  spostarsi in città, dentro al quale ci staranno il varo del trasporto rapido costiero, il potenziamento delle ciclabili e del trasporto pubblico, la messa a regime del Piano della Mobilità SostenibileL’obiettivo in 10 anni è di passare dal 70 al 50 per cento dell’utilizzo dell’auto”.

Il terremoto del 24 agosto, come i cataclismi che lo hanno preceduto, ci ricordano la fragilità del nostro territorio di fronte a questi eventi. Incentivi statali per mettere a norma gli edifici esistenti o ricostruirne dipiù sicuri esistono, ma non sono stati utilizzati nella stessa misura di quelli energetici, evidentemente per la mole delle spese da affrontare.  Secondo lei cosa può fare e dare in più l’ente locale?

“In generale la natura ci ricorda ogni volta come l’Italia sia un Paese immaturo e fragile anche culturalmente. Ogni volta che piove si assiste a tragedie vere – frane, smottamenti, fango a coprire i paesi – o problemi complessi quali lo scarico delle acque nere a mare. Con il terremoto è lo stesso: tanti, troppi edifici in zona sismica costruiti senza gli accorgimenti che la tecnica oggi mette a disposizione. Io considero l’enorme investimento che il Comune di Rimini sta facendo sulla riqualificazione dell’impianto fognario, 154 milioni di euro,un’azione straordinariamente simbolica per l’Italia. Che intendiamo replicare attraverso i nuovi PSC e RUE che garantiscono importanti incentivi per chi mette mano alla propria abitazione per renderla più sicura. E’ chiaro ormai a tutti che in Italia è giunto il momento di attivare una versione della legge urbanistica nazionale che proprio ai Comuni virtuosi e decisi nel fare scelte anti cemento e per la rigenerazione ambientale dia la possibilità di intervenire con i propri strumenti di pianificazione verso la rigenerazione, la riqualificazione, gli interventi antisismici”.

Cultura, eventi, tipicità, sono da alcuni visti solo come “un di più”, al massimo delle vetrine di promozione. Secondo lei possono essere dei veri motorieconomici anche a Rimini? Che indotto potrebbero generare in un contesto comeil nostro?

“Noi calcoliamo che a regime, vale a dire intorno alla fine del 2018, il quadrante urbano perimetrato da Castello malatestiano/nuova piazza Malatesta, teatro Galli, invaso del Ponte di Tiberio con la nuova piazza dell’acqua e Casa del Cinema all’ex Fulgor, sia potenzialmente capace di attirare ogni anno 5-600mila presenze turistiche in aggiunta di quelle attuali. Soprattutto estere. Ed è un calcolo realistico, su cui le amministrazioni locali e regionali fanno bene a riflettere in termini di promozione, così fanno ancora meglio a riflettere le imprese. Sia quelle grandi e medie specializzate in servizi turistici ed enogastronomici; sia quelle piccole, le start up. Quante attività in centro possono nascere a seguito di questa valorizzazione dell’asse culturale e artistico?”.

“La parola che ricorre più spesso nelle sue linee programmatiche è “sicurezza”.
In quali interventi si esplicherà la volontà dell’amministrazione di dare più protezione sociale ai cittadini?

“Una città più bella e funzionale incentiva un senso di cittadinanza superiore.
È una forma di protezione e di deterrenza collettiva. Una città più giusta ein cui il welfare funziona diluisce i potenziali conflitti. Una città che abbia un quotidiano e diffuso presidio da parte delle forze dell’ordine determina una maggiore attività di relazione negli spazi urbani. Noi, come Comune di Rimini, stiamo portando avanti questa idea di città. Più nel dettaglio, saremo fermi nel ribadire la necessità di un’urbanistica qualitativa e non più speculativa; non retrocederemo di un millimetro sulla protezione sociale e sanitaria; garantiremo nuovi programmi, anche di videosorveglianza, per non trascurare alcun pezzo del nostro territorio”.

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