Riportiamo di seguito il comunicato diffuso da Gloria Lisi, vicesindaco del Comune di Rimini, con delega alla protezione sociale:
In gergo tecnico vengono chiamate “buone prassi”, nel linguaggio più concreto della quotidianità si tratta di un servizio che prima non c’era e che, funzionando bene, viene studiato per essere replicato anche da altri comuni. Come l’Emporio solidale, un supermercato speciale, destinato a persone in forte difficoltà economica dove è possibile effettuare la spesa senza l’utilizzo del denaro, attraverso una tessera a punti gratuita, con i punti assegnati sulla base della composizione del nucleo familiare. Ogni mese chi ne ha bisogno, ha a disposizione i punti assegnati e può scegliere tra i prodotti, alimentari e non, presenti all’interno del supermercato. Il progetto si sostiene con la raccolta di eccedenze del mercato alimentare e dei prodotti non commerciabili, ma ancora commestibili, conferiti gratuitamente dalle industrie alimentari del territorio di Rimini. Un vero e proprio progetto di comunità che mette in rete soggetti pubblici e privati, istituzioni ed associazioni di volontariato, con l’obiettivo di sostenere persone e famiglie in transitoria situazione di disagio economico.
Nato nel giugno del 2016 ha visto riempirsi più di 2.300 carrelli della spesa da circa 360 famiglie; sono mediamente 24 le famiglie che incontra quotidianamente, oltre 81mila i prodotti alimentari resi disponibili, circa 1.100 di cancelleria e altri 1.000 più vari (casalinghi, prodotti per l’igiene della casa e della persona). L’accesso all’Emporio per queste famiglie ha significato poter disporre di un paniere di beni ricco e completo, garantendo i pasti della giornata a tutti i componenti della famiglia e potendo scegliere i prodotti in base al proprio gusto e tradizione gastronomica culturale. I prodotti più “venduti” sono stati: passata di pomodoro, pasta, riso, legumi, tonno e carne in scatola, latte, uova, biscotti, formaggi, farina, olio extra vergine d’oliva, frutta, verdura.
Le raccolte alimentari realizzate per l’Emporio sono state 6 nel 2016 e nel 2017 è appena stata ultimata poche settimane fa l’ultima della serie. Circa l’84% dei prodotti è rimesso in circolo dalle donazioni ricevute da un variegato sistema di collaborazione a cui appartengono imprese private, associazioni di volontariato, parrocchie, cittadini privati e altre realtà del settore con le quali si è instaurato un lavoro di smistamento della eccedenze.I beneficiari sono in gran parte famiglie italiane che hanno perso il lavoro o lavorano solo saltuariamente e vivono in affitto; per il 16% composte da soli due componenti, per oltre il 50% famiglie da tre a cinque componenti e per l’8% famiglie numerose. Si tratta non sempre di persone seguite dai servizi o, comunque, di famiglie che hanno preferito accedere all’Emporio perchè ritenuto meno connotato rispetto a mense o parrocchie. Alcune di queste famiglie le ho incontrate direttamente, di altre mi hanno parlato gli operatori, si tratta perlopiù di persone che faticano forse a chiedere aiuto a parenti, vicini. Si tratta di persone che a causa della perdita di lavoro, o delle precarietà, sono scivolate nella zona grigia e che per affrontare orizzonti precari si attrezzano come possono, con dinamiche nuove e diverse rispetto a quelle del disagio sociale più estremo che sono più caratteristiche di chi è preso in carico dai servizi.
Anche per questo, chi frequenta l’Emporio sono principalmente persone che da tempo vivono in Italia; persone residenti che a Rimini hanno costruito famiglia e che situazioni contingenti spingono a chiedere, per la prima volta, aiuto. Sono tanti anche i minorenni aiutati dall’emporio tramite attività di socializzazione, un numero che varia a seconda dei periodi ma che ha toccato circa 430 bambini di cui l’11,7% sono minori sotto i 3 anni. Un dato che conferma come spesso gli adulti di riferimento hanno difficoltà nella ricerca di un lavoro che permetta la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro soprattutto in assenza di ampie reti familiari. L’Emporio si caratterizza dunque anche come luogo accogliente per tutta la famiglia, dove gli adulti possono fare la spesa scegliendo i prodotti dagli scaffali mentre i propri figli giocano o disegnano nella stanza dedicata ai bimbi. La dimensione della normalità aiuta ad alleggerire un periodo difficile dove la quotidianità viene troppo spesso caratterizzata da tensioni, fatiche e sacrifici. L’Emporio vuole anche essere una pausa da queste dinamiche, una parentesi di serenità. Emporio vuole essere però anche laboratorio educativo a servizio del territorio. Per questo è stato impostata una rete di collaborazione con le scuole superiori, l’università e il Servizio civile. Almeno 10 tra studenti universitari, delle scuole superiori, e volontari di servizio civile hanno svolto o stanno svolgendo tirocini presso i diversi servizi dell’emporio.
Nonostante solo a giugno il progetto compia il suo primo anno di vita, sono già stati tanti gli enti locali che si sono avvicinati a questa esperienza chiedendoci informazioni e venendoci a visitare. Quello che dico a loro e che tendo a sottolineare è il carattere comunitario del progetto. Senza la Caritas, senza le associazioni di volontariato, le aziende e i singoli privati, emporio, semplicemente, non esisterebbe. Per questo rappresenta nel migliore dei modi non solo un buon servizio ma, più complessivamente, una buona società che da una mano alle sue parti più in difficoltà, per aiutare a risollevarsi e a tornare autonome, senza nel frattempo farle sentire sole e isolate.
In foto: un momento dall’inaugurazione dell’Emporio